E’ da poche ore iniziato il 2023, e come ogni nuovo anno che si rispetti a questo ognuno di noi affida buoni propositi, obiettivi e progetti che possono o meno essere in linea con quanto fatto l’anno precedente. In quel countdown di 10 secondi prima dello scoccare della mezzanotte si può riassumere quanto vissuto nell’anno che sta per finire e quel che si spera di vivere nell’anno che verrà. Arrivando al brindisi con parenti, amici, colleghi e conoscenti che rappresenta la speranza riposta già a partire dalla prima pagina di questo nuovo romanzo che in tutto ne contiene 365.
Il 1 Gennaio può dunque essere considerato una sorta di prefazione del personale libro del nuovo anno, una data simbolica per antonomasia. Rappresenta ed incarna perfettamente il concetto di nuovo inizio, facendo tabula rasa delle negatività e portando con sé solo quanto di buono accaduto lo scorso anno.
La storia che stiamo per scoprire ha come data specifica proprio il 1 Gennaio, anche se l’anno non è così recente come il 2023. Infatti dobbiamo tornare indietro di ben 242 anni per l’ambientazione, fino al 1 Gennaio del 1781! In questa giornata l’ingegneria dei ponti compie uno storico passo in avanti, con l’inaugurazione dell’Iron Bridge sul fiume Severn, nel Shropshire (Inghilterra). Cos’ha di speciale quest’opera? Semplice, è il primo ponte metallico della storia delle costruzioni!
Ripensandoci, un’opera così importante non poteva che essere inaugurata il primo giorno dell’anno, no?
La storia dell’Iron Bridge è parallela a quella dello sviluppo dei materiali metallici per la realizzazione mondiale dei ponti metallici, quindi è piuttosto interessante. Siamo nella seconda metà del 1700, in piena prima Rivoluzione Industriale, e l’Inghilterra di quel periodo ne è uno dei fulcri principali. Nella valle del fiume Severn nella contea di Shropshire (non lontana dal confine col Galles) si trova nello specifico la culla dell’industria mineraria e metallurgica nazionale. Tutto ciò grazie alla famiglia dei Darby, maniscalchi da generazioni che nel villaggio di Coalbrookdale mettono a punto la produzione industriale della ghisa al coke (carbon fossile).
Il processo produttivo della ghisa così fatta è l’antesignana di quella degli odierni acciai al carbonio, per questo si può definire l’Iron Bridge il “padre” di tutti i ponti metallici. L’importanza della realizzazione di questo ponte fu tale che il villaggio e la vallata dove questo sorge hanno preso proprio il nome di Ironbridge.
La produzione di ghisa avviene per reazione chimica degli ossidi di ferro mediante combustione di carbon fossile all’interno di appositi altoforni. Si dispone il materiale a strati alternati con carbon coke a basso tenore di zolfo. Il ferro contenuto nel minerale, quando raggiunge lo stato fuso (circa 1150 °C), cola raccogliendosi in appositi contenitori. Prima che questo solidifichi, è possibile porlo in appositi stampi per realizzare i più disparati elementi strutturali.
La ghisa si comporta molto bene a compressione, molto meno dell’acciaio e del ferro battuto a trazione o flessione. Ciò a causa della sua natura fragile, derivante da una percentuale di carbonio più alta di quella dell’acciaio ordinario. Questo materiale, seppur rivoluzionario, viene di fatto soppiantato ad inizio ‘800 dal ferro battuto prima e dall’acciaio poi (col processo produttivo Bessemer della seconda Rivoluzione Industriale).
L’Iron Bridge è un ponte ad arco in ghisa che attraversa il fiume Severn nello Shropshire, UK. Inaugurato nel 1781, ha ispirato l’uso diffuso della ghisa come materiale strutturale. Oggi l’opera è celebrata come simbolo della prima Rivoluzione Industriale, al punto che a Coalbrookdale è presente l’Ironbridge Institute (con l’Università di Birmingham), in grado di offrire corsi post-laurea e formazione professionale sul patrimonio industriale inglese.
Il merito realizzativo dell’opera è attribuito agli inglesi Thomas Farnolls Pritchard (architetto), John Wilkinson (ingegnere, pioniere dell’industria siderurgica) e Abraham Darby III (appartenente alla famiglia che iniziò a produrre ghisa al coke). I primi due progettarono l’opera, l’ultimo fece produrre i componenti strutturali e diresse le fasi costruttive.
Per far fronte all’instabilità delle sponde fluviali e alla necessità di mantenere una via navigabile, Pritchard propose un ponte in ferro a campata unica. Questo è costituito da cinque nervature parallele fra loro in ghisa costituenti luce di 30 metri e altezza massima in chiave di 12.30 metri. Quasi 1700 i componenti complessivi, pesanti fino a 5 tonnellate. Questi vennero fusi individualmente in officina per adattarsi l’uno all’altro. Si trasportarono poi i semicerchi così ottenuti in officina in loco e uniti in chiave e trasversalmente fra loro.
Si è scoperto nel ‘97, da un acquerello in un museo a Stoccolma, che la costruzione avvenne grazie ad una sorta di centina lignea su pali eretta nel centro del fiume.
Originariamente veicolare, dal 1934 declassato a ponte pedonale e, in seguito, fortemente restaurato. Tuttora è leggibile, lungo le nervature esterne, la dicitura “This bridge was cast at Coalbrook = Dale and erected in the year MDCCLXXIX”. Una testimonianza storica incredibile, che ha lasciato traccia ovunque nel mondo.