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L’Istitituto buddista di Larung Gar, un caso internazionale sconosciuto

L'Istitituto buddista di Larung Gar, un caso internazionale sconosciuto

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Larung Gar è un comune della contea di Sêrtar del Tibet ed ospita il più grande istituto buddista del mondo. Il centro religioso è stato fondato negli anni ’80 da Khenpo Jigme Phuntsok, un’importante Lama tibetano, ovvero un monaco insegnante, nato in quella stessa contea. Da anni l’istituto soffre di ingerenze politiche cinesi, una repressione religiosa in cui si violano i diritti essenziali di ogni essere umano. Allo stesso tempo Pechino sta intervenendo anche sull’edilizia locale, demolendo grandi settori dell’agglomerato formatosi negli anni.

Nell’anno 2015 un’articolo del Daily Mail ha verificato la presenza di 40.000 persone addensati in un’area limitata del Larung Gar. Il panorama realizzato è sicuramente molto suggestivo, con piccole casette di eguale dimensione e colore, sovrastate dalla natura, disposte in cerchio attorno al tempio buddista. Le cellule abitative non hanno alcun confort e sono state costruite dagli stessi monaci tibetani.

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Le demolizioni e le deportazioni

Nel 2014 scoppia un incendio che porta alla distruzione di 150 cellule senza alcuna vittima. Questo avvenimento da l’opportunità al governo cinese di iniziare una serie di interventi di messa in sicurezza dei luoghi demolendo molte cellule abitative e allontanando la gente da Larung Gar, tal volta pagandoli, altre volte deportandoli verso altri monasteri o nelle carceri statali. Le demolizioni avvengono in maniera sporadica e ogni volta si raggiungono circa le 100 case demolite. Ma questo fenomeno non appartiene solo all’istituto di Larung Gar, ma anche ad altri istituti sparsi in tibet.

La motivazione principale è quella di intervenire sull’insalubrità dell’area e di prevenire la morte di un ingente numero di persone qualora ci siano incendi, alluvioni o terremoti. Infatti nel 2017 il Columbia Daily Tribune parla della volontà da parte del governo cinese di iniziare interventi di messa in sicurezza sismica. La realtà dei fatti però dice altro. La Cina, che dal ’49 occupa il Tibet, ha paura di ribellioni di carattere politico e quei posti, come l’istituto di Larung Gar, dove non è possibile un reale controllo, sono il luogo ideale per la nascita di movimenti insurrezionali. Per questo abbatte abitazioni e deporta civili.

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Già nel 2001 ci furono molte repressioni religiose a Larung Gar e nessuno si aspettava che ci sarebbe stata una tale espansione urbana. Molte testimonianze attuali sostengono che i prigionieri sono costretti a vestire abiti militari, a vedere video patriottici e a recitare ogni giorno inni. Nell’istituto sono stati istallate telecamere di sorveglianza e insediati civili fedeli al governo per il controllo. Nonostante l’intervento cinese i fedeli affollano ancora la contea e costruiscono imperterriti le abitazioni. Nel 2019 il National Geographic ha premiato una foto dell’istituto come immagine dell’anno (quella in copertina).