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Karl Lagerfeld & Zaha Hadid, il Mobile Art Pavilion

Karl Lagerfeld & Zaha Hadid: Mobile Art Pavilion

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Il 19 Febbraio 2019, ha lasciato orfano il mondo della moda Karl Lagerfeld, stilista e fotografo. Un uomo di grande fama che ha vestito star mondiali ed ha lavorato per Fendi e Chanel. Grazie alla sua notorietà ha conosciuto anche grandi firme dell’architettura mondiale come Tadao Andō, progettista architettonico della sua casa-studio, e Zaha Hadid. A quest’ultima è stato commissionato, nel 2006, il progetto di un padiglione d’arte per celebrare i 50 anni della casa di moda Chanel.

Karl Lagerfeld & Zaha Hadid: Mobile Art Pavilion
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Il progetto del MAP

Karl Lagerfeld sostenne che nessun altro avrebbe potuto rappresentare meglio di Zaha Hadid la sua visione. Il MAP (Mobile Art Pavilion) è un padiglione mobile costituito da una struttura in acciaio. L’idea di Karl Lagerfeld era quella di realizzare un’opera che potesse essere spostata come una borsa Chanel. L’architetto naturalizzato londinese infatti ha ricreato una padiglione sinuoso, facilmente smontabile, che, grazie al rivestimento esterno in pannelli di materiale plastico, assomiglia ad una borsa della casa di moda francese.

Il padiglione non ha finestre, ma, grazie alle superfici traslucide, la luce riesce ad oltrepassare i rivestimenti. Karl Lagerfeld e Zaha Hadid progettano un unico percorso museale, una serpentina, la cui altezza interna ed esterna non è costante e le stesse pareti laterali sono curve. Queste caratteristiche ricordano molto altri progetti dell’architetto iracheno: sinuosità, fluidità e dinamicità (Stazione marittima di SalernoForest Green Rovers stadium)

Karl Lagerfeld & Zaha Hadid: Mobile Art Pavilion
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Il progetto di Zaha Hadid non può essere studiato come di consueto in due dimensioni, ma e necessario comprendere l’idea spaziale del progettista. Un toroide deformato il cui rivestimento esterno ad un primo sguardo rimanda all’aspetto di una borsa di Chanel, ma in realtà i disegni dei pannelli non sono altro che le superfici mesh rimarcate, frutto della progettazione digitale più volte applicata dal suo studio. Molto suggestivi sono gli interni in cui lo scheletro d’acciaio a volte si assottiglia, a volte si inspessisce, generando intrecci di elementi strutturali rappresentando rami di un albero.

La superficie coperta è di 700 mq e sono stati utilizzati ben 700 pannelli per il rivestimento. La sfida più interessante è stata sicuramente quella di rispettare le richieste ambientali dettate dai diversi luoghi in cui il padiglione sarebbe poi stato collocato. Infatti sia per una questione spaziale, sia per garantire un’ottima areazione e illuminazione naturale degli ambienti, Karl Lagerfeld e Zaha Hadid decisero di porre il padiglione sempre in piazze e ampi slarghi urbani.

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Il MAP era previsto andasse a New York (Central Park), Tokyo (National Yoyogi Stadium), Hong Kong (Star Ferry Car Park), Mosca e Londra. In queste ultime due città non è stato mai esposto ma si è aggiunta Parigi, in quanto per un lungo periodo è stato collocato nel grande spazio dinanzi all’Istituto del mondo Arabo, a cui per altro è stato donato il padiglione. Infatti per questo lungo periodo, fin quando non è stato definitivamente smontato, il MAP ha perso l’originale funzione voluta da Karl Lagerfeld.

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