La prima intenzione, alla stipula del Superbonus, era quella di tutelare l’edilizia e tutti i settori ad essa connessi dall’emergenza economica dovuta dal Coronavirus. Oltre a questo la volontà era incetivare gli utenti ad adeguare le proprie abitazioni. Un’adeguamento di natura sismica, ma sopratutto energetica. Dopo un primo periodo di difficoltà dovuto alla sospensione di alcuni cantieri, l’edilizia, grazie al Superbonus, è in ripresa. Secondo i dati di Unioncamere-InfoCamere nel trimestre luglio-settembre sono nate 5mila nuove imprese edili.
L’edilizia sta pian piano muovendo i passi verso una difficile rinascita. Lo testimoniano i dati della Unioncamere-InfoCamere sulla dinamica delle imprese italiane. Secondo questi, infatti, tra luglio e settembre scorsi sono nate 4.971 nuove imprese edili, in aumento di 24mila unità rispetto al trimestre precedente. Tali dati sono riferiti al trimestre appena trascorso, ovvero quello in cui i contagi erano in calo e le restirizioni molto allentate. I nuovi numeri potrebbero modificare al ribasso quelli attuali. Nella loro globalità, però, tali numeri danno segnali profondamente incoraggianti. La qualità di questi dati è certamente inerente agli interventi di efficientamento energetico ed alla messa in sicurezza del patrimonio immobiliare dovuti al Superbonus. Tale specifico ambito, infatti, registra un incremento dello 0,6% su base trimestrale, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019.
Rispetto alla fine del mese di Giugno, il bilancio far le imprese nate e quelle che hanno invece chiuso è positivo. Infatti si parla di ben 66.355 (soprattutto piccole realtà) nuove imprese a fronte di 42.849 che hanno chiuso i battenti durante il terzo trimestre dell’anno 2020. La differenza è di ben 23.506 imprese attive, che portano, nella generalità del sistema imprenditoriale italiano, a quota 6.082.297 le attività attualmente in atto.
Ciò non toglie che il numero di attività cessate è preoccupante, considerando che ogni realtà è fatta di storie, di persone, che hanno visto il loro lavoro, la loro vita, interrotti a causa della crisi globale in atto. Ma analizzando i freddi numeri, c’è da dire che nello stesso periodo, nel 2019, sono state chiuse ben 52.975 attività. Un’ipotesi sulle minori chiusure del 2020 potrebbe risiedere nel fatto che molti imprenditori stiano temporeggiando in attesa di maggiori delucidaioni sull’impiego di risorse del Recovery Found.
Poco prima della crisi globale, le previsioni per il settore edile erano più che floride. Il periodo 2020-2024 per il mondo dell’edilizia sarebbe dovuto esser caratterizzato da un andamento positivo: a dirlo è il XXVII Rapporto congiunturale e previsionale del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia) che come ogni anno fotografa lo scenario del settore delle costruzioni. Tali previsioni coinvolgevano tutti gli interventi edilizi, dalla riqualificazione alla nuova edilizia residenziale, dalla nuova edilizia non residenziale alle opere pubbliche. Il mercato complessivo attualmente riguarda le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria (il 70% del complessivo). La previsione valutava un incremento annuo dell’1,5%. Ma tali tassi di crescita avrebbero interessato anche i settori con meno mercato, come nuove costruzioni ed opere di interesse pubblico, che negli ultimi anni vivono un periodo di alti e bassi.