L’Agenzia delle Entrate te li viene a chiedere anche dopo cinque anni | Se li butti sei fregato: perdi i soldi ricevuti e paghi una multa fantasmagorica

Illustrazione della dichiarazione dei redditi (Canva Foto) - www.buildingcue.it
L’Agenzia delle Entrate può richiederli fino a cinque anni dopo la dichiarazione, e la loro mancanza può costare caro.
Nel complesso sistema fiscale italiano, un ruolo cruciale è svolto dalla documentazione giustificativa delle spese, in particolare per quanto riguarda le detrazioni fiscali. Tra questi documenti, lo scontrino fiscale, specialmente quello relativo alle spese sanitarie, riveste un’importanza fondamentale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la sua utilità non si esaurisce al momento dell’acquisto o della presentazione della dichiarazione dei redditi.
Il titolo, con un’iperbole sulla richiesta “anche dopo cinque anni” e sulla “multa fantasmagorica”, vuole sottolineare l’importanza di non sottovalutare l’obbligo di conservazione. L’idea che “se li butti sei fregato” rende bene la potenziale perdita economica derivante dalla mancanza degli scontrini in caso di controllo fiscale.
La recente intensificazione dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate rende ancora più cruciale la conservazione degli scontrini fiscali relativi alle spese sanitarie. Questi documenti, noti anche come “scontrini parlanti” perché riportano il codice fiscale del paziente e la natura del prodotto o servizio, sono essenziali per poter usufruire delle detrazioni fiscali del 19% sulle spese mediche che superano la franchigia annuale di 129,11 euro.
È quindi fondamentale comprendere che la conservazione di questi scontrini non è una semplice formalità, ma un vero e proprio obbligo per chi intende beneficiare dei vantaggi fiscali previsti dalla legge e per evitare spiacevoli contestazioni future da parte dell’Agenzia delle Entrate.
L’importanza dello scontrino “parlante” per le detrazioni sanitarie
Lo scontrino fiscale, in particolare quello relativo alle spese sanitarie, è un documento chiave per poter beneficiare delle detrazioni fiscali. Questo documento, definito anche “scontrino parlante”, non si limita a indicare l’importo speso, ma riporta anche il codice fiscale del paziente e la natura del prodotto o servizio acquistato (ad esempio, farmaco, visita medica, esame diagnostico).
La sua importanza risiede nel fatto che costituisce la prova documentale della spesa sanitaria sostenuta, necessaria per poter usufruire della detrazione del 19% sulla parte che eccede la franchigia di 129,11 euro. Richiedere e conservare correttamente questi scontrini è quindi un obbligo per chi desidera recuperare una parte delle spese mediche sostenute durante l’anno fiscale.

Conservare per almeno cinque anni: il termine per i controlli dell’Agenzia delle Entrate
Un aspetto fondamentale da non sottovalutare è il periodo di conservazione degli scontrini e delle fatture relative alle spese sanitarie. Secondo la normativa vigente, questi documenti devono essere custoditi per almeno cinque anni, ovvero fino al 31 dicembre 2030 per le spese dichiarate nel 2025.
Questo periodo di conservazione è cruciale perché l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di effettuare controlli fiscali anche a distanza di anni dalla presentazione della dichiarazione dei redditi. In caso di verifica, il contribuente è tenuto a esibire la documentazione giustificativa delle spese detratte.