L’arma dell’uomo contro il surriscaldamento sono loro | Non si può fare a meno di queste foreste per continuare a vivere
Per combattere il surriscaldamento globale ci servono queste foreste e il motivo è più ovvio di quello che immaginiamo.
Il surriscaldamento globale sta mettendo a dura prova gli ecosistemi di tutto il mondo, e le foreste non fanno eccezione. Considerate il “polmone verde” del pianeta, le foreste giocano un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio climatico e nel garantire la biodiversità. Tuttavia, gli effetti devastanti del cambiamento climatico stanno progressivamente minacciando la loro sopravvivenza. L’aumento delle temperature e i cambiamenti nei modelli di precipitazione stanno alterando l’habitat di molte specie, portando a una progressiva perdita di biodiversità.
Le foreste tropicali, come quelle del bacino del Rio delle Amazzoni e del Congo, sono tra le più colpite da questi cambiamenti. Questi polmoni verdi sono essenziali per l’assorbimento di anidride carbonica e per la regolazione del clima globale, ma il loro declino mette in pericolo anche le popolazioni che dipendono da esse per le risorse vitali. Allo stesso modo, le foreste boreali nel Canada e in Russia soffrono l’impatto del riscaldamento globale, con incendi sempre più frequenti che devastano vaste aree.
Lo scenario che si profila davanti a noi ricorda un passato molto lontano, quando, circa 300 milioni di anni fa, la Terra era priva di foreste. Le condizioni climatiche di quel periodo, con temperature più elevate rispetto a oggi, non consentivano la presenza di ampi spazi boschivi, che sarebbero comparsi solo successivamente. Ora, con il cambiamento climatico che avanza, ci si interroga su un possibile ritorno a quel passato senza foreste, e su come evitare una tale catastrofe ambientale.
Un recente studio, dal titolo “The soil-conscious forestry and the forbidden apple”, getta luce sui futuri scenari legati alla gestione delle foreste in un contesto di riscaldamento globale. La metafora della “mela proibita”, ispirata alla Bibbia, sottolinea l’importanza di non interferire con le foreste vergini, le cosiddette “Intact Forest Landscapes”. Queste foreste incontaminate, presenti soprattutto in Brasile, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Canada e Russia, rappresentano un tesoro di biodiversità che potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro del pianeta.
Le foreste vergini come risorsa per il futuro
Le foreste vergini sono tra gli ultimi ecosistemi intatti del nostro pianeta. Queste aree, non sfruttate dall’uomo e influenzate solo indirettamente dalle attività umane, svolgono un ruolo fondamentale nel contrastare il cambiamento climatico. I ricercatori sottolineano la necessità di lasciarle evolvere indisturbate, permettendo loro di continuare a fungere da “scrigni” di biodiversità. La loro estensione, che copre principalmente le aree del bacino amazzonico e congolese, oltre alle foreste boreali, deve essere mantenuta per garantire la loro sopravvivenza.
Questo concetto della gestione sostenibile delle foreste prevede che la foresta sia considerata un’entità indipendente, capace di autoregolarsi e di co-evolvere con l’ambiente circostante. Quando una foresta è giovane, gli alberi assorbono nutrimenti dal suolo per crescere, mentre quando è matura, restituisce tali nutrimenti, arricchendo il terreno. Questo ciclo naturale è essenziale per garantire la salute a lungo termine delle foreste.
Il ruolo cruciale degli alberi secolari
Gli alberi secolari e millenari giocano un ruolo vitale nel mantenimento della salute del suolo e nello sviluppo delle nuove generazioni di piante. Studi dimostrano che rimuovere alberi giovani riduce il naturale processo di restituzione dei nutrienti al suolo, impoverendo l’intero ecosistema. Alberi come le querce, che possono vivere fino a 700 anni, o le sequoie, che superano i 2000 anni, sono cruciali per la stabilità a lungo termine delle foreste. La gestione forestale dovrebbe dunque prolungare i cicli di vita degli alberi, favorendo lo sviluppo di nuove generazioni e preservando il patrimonio naturale.
Secondo gli esperti, prolungare i cicli forestali non solo aiuta a mantenere l’integrità ecologica delle foreste, ma ha anche importanti benefici in termini di sequestro del carbonio. Gli alberi secolari, infatti, accumulano enormi quantità di CO2 nel corso dei secoli, contribuendo in modo significativo alla riduzione dei gas serra nell’atmosfera. Rimuoverli prematuramente potrebbe accelerare il rilascio di carbonio immagazzinato e ridurre la capacità delle foreste di svolgere il loro ruolo cruciale nella mitigazione del cambiamento climatico. Per questo motivo, la protezione e la gestione sostenibile degli alberi più antichi sono fondamentali per preservare non solo la biodiversità, ma anche l’equilibrio climatico del pianeta, garantendo un futuro più sostenibile per le generazioni a venire.