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Lavoro, la Cassazione ha emesso una sentenza raccapricciante | Il datore ti può licenziare anche quando non sei al tuo posto

Lavoratore licenziato (Depositphotos foto)

Lavoratore licenziato (Depositphotos foto) - www.buildingcue.it

La Cassazione conferma: il lavoratore può essere licenziato anche per attività svolte fuori dall’orario di lavoro.

Quando si firma un contratto di lavoro, ci si impegna a rispettare non solo le regole scritte, ma anche una serie di principi fondamentali. Oltre agli accordi ufficiali e ai contratti collettivi, ci sono valori come la correttezza, la lealtà e la diligenza, che ogni dipendente dovrebbe seguire. Insomma, non basta fare bene il proprio lavoro: bisogna anche evitare comportamenti che possano danneggiare l’azienda.

E non si tratta solo di quello che succede sul posto di lavoro. Alcune situazioni possono avere ripercussioni anche se si verificano fuori dall’orario di servizio. La giurisprudenza ha chiarito più volte che il dovere di fedeltà non si limita a vietare la concorrenza diretta.

Anzi, il lavoratore deve evitare qualsiasi azione che possa creare problemi alla propria azienda, anche se non ci sono danni economici immediati. Questo vale per tutti, indipendentemente dal settore o dal ruolo ricoperto.

Di recente, la Cassazione ha emesso una sentenza che ribadisce con forza questo concetto. Il caso esaminato dimostra come un comportamento ritenuto scorretto possa portare al licenziamento immediato, anche se il dipendente non è materialmente sul luogo di lavoro.

La sentenza della Cassazione

Con l’ordinanza n. 3405 del 10 febbraio, la Cassazione ha stabilito che un’azienda può licenziare per giusta causa un dipendente che svolge attività in contrasto con gli interessi aziendali, anche se queste avvengono al di fuori dell’orario di lavoro.

Il caso riguarda un lavoratore di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che si è visto recapitare una lettera di licenziamento dopo un’indagine che ha fatto emergere il suo coinvolgimento in attività economiche parallele nel settore della cantieristica navale. Il problema? Non aveva informato l’azienda, violando il codice etico interno, che impone di dichiarare ogni collaborazione esterna.

Stazione ferroviaria (Depositphotos foto)
Stazione ferroviaria (Depositphotos foto) – www.buildingcue.it

Il dovere di fedeltà e il licenziamento per giusta causa

Secondo la Cassazione, l’articolo 2105 del Codice Civile, che regola il dovere di fedeltà del lavoratore, non si limita a impedire la concorrenza sleale. I giudici hanno sottolineato che questo principio va letto insieme a quelli di correttezza e buona fede, previsti da altre norme del codice civile.

Nel caso specifico, il dipendente ricopriva ruoli di gestione e operativi in altre società senza informare RFI. Questo, secondo i giudici, ha compromesso il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, giustificando il licenziamento immediato, anche senza la prova di un danno economico diretto.