Negli ultimi tempi sta prendendo sempre più piede nel mondo dell’edilizia il concetto di facciata dinamica. La semantica della parola non lascia possibilità di errore nell’interpretazione: la facciata dinamica è una facciata in movimento, in netta contrapposizione con l’idea di immobilità che è alla base di ogni costruzione e che possiamo verificare quotidianamente. La facciata svolge un ruolo fondamentale per l’intero sistema edilizio sia dal punto di vista estetico ma soprattutto dal punto di vista energetico e del suo risparmio.
Proprio per l’abbattimento del costo energetico questa tecnologia si pone come un’ottima alternativa sia ad alcune tipologie di facciata, sia a un’altra ottima tecnologia, quella dei Phase Change Material (PCM), che analizzeremo in un altro articolo. Le facciate dinamiche sono quindi una soluzione per generare edifici a basso impatto, mirando a creare zone di luce e ombra normalmente non esistenti ed eliminando l’installazione di impianti di condizionamento. Esistono diverse tipologie di facciate dinamiche; attraverso alcuni esempi pratici cerchiamo di capirne di più su questo nuovo e affascinante modo di costruire, che potrebbe cambiare l’aspetto delle città e il rapporto tra edifici e chi vi abita, ma soprattutto tra tra edifici e ambiente.
In questa prima tipologia la facciata può essere controllata direttamente dall’utente attraverso controlli elettronici posti all’interno. Si tratta di una semplice tecnologia che non include alcun tipo di sistema sensibile e risponde solo all’utilizzo da parte degli occupanti dell’edificio. L’esempio più calzante è il Kiefer Technic, un edificio per uffici e uno spazio espositivo realizzato da Ernst Giselbrecht in Austria, con una facciata dinamica controllata che ottimizza il clima interno e consente agli utenti di personalizzare i propri spazi per realizzare un perfetto ambiente lavorativo. La facciata è costituita da 112 pannelli retrattili in alluminio, che fungono da filtro solare durante il giorno, mossi da 56 motori nascosti nei montanti anch’essi in alluminio. La struttura portante è in cemento armato, con i pannelli che lasciano intravedere ampie vetrate.
Sulla scia del Kiefer Techinc, un altro esempio che permette la regolazione della luce esterna in maniera innovativa è il Kinetic Louvres. Lo studente di architettura dell’Università dell’Oregon Tyler Short ha sviluppato un’alternativa al tradizionale modo di fare ombra delle classiche finestre, realizzando delle lamelle meccaniche che si muovono nelle tre dimensioni per adattarsi alla luce del sole in momenti diversi del giorno. Con questo concetto le lamelle non solo sono in grado di ruotare a destra e a sinistra ma anche di piegarsi a 90° gradi verso l’alto per creare un’ombra orizzontale contro il sole del pomeriggio. Questo progetto è stato realizzato per offrire una soluzione dinamica e meccanica a un problema che sarebbe altrimenti quasi impossibile da risolvere con componenti architettonici statici.
In questa categoria rientrano le facciate che non sono dinamiche per il movimento, ma perché generano effetti diversi a seconda dell’angolazione della luce che la irradia. L’esempio più famoso è il Galleria Centercity realizzato da UNSudio nel 2010. La strategia per realizzare un edificio del genere è quella di creare un’illusione ottica. La facciata è composta da due strati disposti su una griglia verticale in alluminio; i profili verticali dello strato esterno sono diritti, ma quelli dello strato interno sono angolati. Questo genera interferenza, che cambia a seconda del punto di vista dello spettatore e della luce che colpisce la superficie, creando zone di luce e ombra dinamiche.
Fanno parte di questa categoria le facciate dotate di sensori che rilevano la luce solare e quindi sono completamente automatiche, non controllate dall’utente. L’esempio più interessante è sicuramente la Al Bahar Tower realizzata da Aedas a Abu Dhabi.
La facciata è costituita da pannelli triangolari per i quali è stata utilizzata una descrizione parametrica per la loro geometria. Essa opera come un sipario, appoggiato su un telaio indipendente distante due metri. Ogni triangolo è rivestito in fibra di vetro e programmato per rispondere al movimento del sole per ridurre l’intenso calore e il bagliore, date anche le estreme condizioni che vive la città in determinati periodi, con temperature sopra i 50° C e 0% di probabilità di pioggia. Alla sera, tutti gli schermi si chiudono. Questa protezione riduce il calore solare di oltre il 50%, rendendo meno indispensabile la necessità dell’edificio di possedere potenti sistemi di condizionamento.
Altri esempi di facciate controllate da sorgenti centralizzate si trovano in Corea e in Danimarca. Per l’Expo del 2012 svoltosi in Corea del Sud lo studio di architettura Soma ha realizzato un padiglione con una facciata dinamica che riproduce il movimento delle onde del mare. La facciata è realizzata con 180 lamelle costituite da polimeri rinforzati in fibra di vetro, che si aprono e si chiudono individualmente per creare un effetto ondulato. I movimenti sono comandati da un computer centrale che permette il sincronismo tra i vari componenti, aiutando anche a controllare lo scambio di luce e la dissipazione del calore.
In Danimarca invece la facciata dinamica è stata utilizzata per un edificio dell’Università di Kolding, realizzata dallo studio di Henning Larsen nell’ambito dei nuovi e rigorosi obiettivi energetici introdotti nei codici di costruzione del Paese. La facciata comprende 1600 pannelli di forma triangolare dotati di sensori ad alta sensibilità che controllano i livelli di luce e di calore intorno all’edificio, consentendo ai pannelli di aprirsi e chiudersi. Anche quando completamente chiusi, una quantità controllata di luce naturale è in grado di attraversare i pannelli grazie a fori rotondi.
Forse non saranno più solo le facciate a muoversi, ma l’intero edificio. Su queste pagine abbiamo già parlato di un esempio di architettura in movimento: la Rotating Tower è un grattacielo in grado di ruotare su se stesso a 360 gradi in un periodo di soli 90 minuti, realizzato a Dubai dall’architetto David Fisher.
In Inghilterra invece i progettisti David Ben Grünberg e Daniel Woolfson hanno in progetto The Dynamic D*Haus, una casa che cambia forma al cambiare dell’ora del giorno, delle stagioni e delle condizioni meteorologiche. L’intero edificio può ruotare su se stesso per seguire la direzione del sole durante il giorno ed è formato da quattro moduli che si possono separare tra loro per unirsi in otto combinazioni diverse.
Ma le facciate dinamiche potrebbero anche segnare il primo passo verso l’Internet of Things: la tecnologia applicata alla casa per il benessere dell’uomo.