Un importante passo avanti nella comprensione delle origini dell’agricoltura in Africa e delle sue influenze sullo sviluppo delle civiltà.
I primi insediamenti agricoli rappresentano una delle tappe fondamentali nella storia dell’umanità, segnando il passaggio da una vita nomade di caccia e raccolta a una società sedentaria e strutturata. Questa transizione ha avuto luogo in diverse regioni del mondo, circa 10.000 anni fa, e ha trasformato profondamente le dinamiche sociali, economiche e culturali delle comunità umane.
L’agricoltura ha permesso lo sviluppo di tecniche di coltivazione e di allevamento che hanno aumentato la disponibilità di cibo, contribuendo a sostenere popolazioni più grandi e a favorire la crescita delle prime città e delle civiltà. Le tecniche agricole, come la rotazione delle colture e l’irrigazione, si sono evolute nel tempo, dando origine a pratiche che oggi consideriamo essenziali.
L’emergere di insediamenti stabili ha anche influenzato la struttura sociale, portando alla specializzazione del lavoro, allo sviluppo di gerarchie sociali e alla nascita di nuove forme di organizzazione politica. Questi cambiamenti hanno gettato le basi per l’innovazione culturale e tecnologica, dando vita a società complesse che hanno avuto un impatto duraturo sul corso della storia.
Recenti scavi archeologici nella regione di Oued Beht, vicino alla cittadina di Khémisset in Marocco, hanno portato alla luce un insediamento neolitico che potrebbe rappresentare il più antico esempio di agricoltura in Africa nord-occidentale. Questo progetto di ricerca, frutto della collaborazione tra l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISPC), l’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (ISMEO), l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine (INSAP) di Rabat e il McDonald Institute for Archaeological Research dell’Università di Cambridge, segna un passo significativo nella comprensione delle origini dell’agricoltura in questa parte del continente.
Situato all’estremo nord-ovest dell’Africa, il Marocco è parte integrante del Maghreb, un’area che ha storicamente servito come crocevia culturale e commerciale. Le indagini recenti hanno evidenziato come, già durante l’Olocene antico, i gruppi di cacciatori-raccoglitori e le comunità pastorali si muovessero in questa regione. I dati raccolti dimostrano che, tra il VI e il V millennio a.C., gruppi neolitici dalla Penisola Iberica si spostarono verso l’Africa nord-occidentale, dando vita a scambi e interazioni culturali che hanno influenzato profondamente il corso della storia.
Le ricerche condotte dall’Oued Beht Archaeological Project (OBAP), guidato da un team di esperti tra cui Giulio Lucarini del CNR-ISPC e Youssef Bokbot dell’INSAP, sono iniziate nel 2021. Tuttavia, i primi ritrovamenti risalgono agli anni ’30, quando furono scoperte oltre mille accette in pietra levigata, alcune delle quali sono oggi esposte al Museo di Storia e Civiltà di Rabat. Il sito neolitico si estende su circa 10 ettari, una dimensione comparabile a quella della storica città di Troia, e offre una visione unica delle attività umane in questa fase cronologica.
Le indagini hanno rivelato numerose fosse per l’immagazzinamento di alimenti, confermate dai resti carbonizzati di orzo, frumento e legumi. I resti faunistici suggeriscono una pratica di allevamento locale di capre, pecore, bovini e suini, con evidenze di macellazione. Inoltre, il sito ha restituito un ricco assortimento di strumenti litici e ceramici, tra cui accette, vasi dipinti e macine, che attestano la produzione e la lavorazione di cibi. La varietà e la quantità dei reperti, che superano le 20.000 unità, forniscono dati senza precedenti per l’Africa al di fuori della Valle del Nilo.
Le scoperte a Oued Beht offrono uno spaccato significativo della vita e delle pratiche agricole nel tardo Neolitico. Tuttavia, resta da esplorare il contesto sociale e culturale del Maghreb in questo periodo, per comprendere meglio il ruolo di Oued Beht all’interno della più ampia storia della preistoria del Mediterraneo occidentale. Il progetto è supportato da varie istituzioni, tra cui il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).