Il “Miglio d’oro” è l’appellativo conferito all’asse rettilineo che collega Napoli al comune vesuviano di Torre Annunziata. Tale asse, un tempo lungo davvero un miglio, ovvero 1,61km, collegava, nel XVIII secolo, la storica città di Ercolano con Torre del Greco. L’allora Re di Napoli, Carlo di Borbone, appena salito al trono nel 1738, decise di regolamentare gli scavi archeologici di Ercolano. Così, durante le numerose visite all’area vesuviana, a quei tempi per nulla atropizzata, si innamorò dei paesaggi e commissionò una reggia a Portici all’architetto di corte Antonio Canevari, contemporaneamente a quella di Capodimonte.
Tale decisione diede impulso alla costruzione di numerose ville commissionate da ogni famiglia nobiliare di Napoli e Sicilia, per il solo desiderio di vivere accanto al Re. Tutte le opere furono erette sullo stesso asse viario che, col passare del tempo, è divenuto lungo ben 4 miglia, quasi 6,5km. Lungo il “Miglio d’Oro” sono state edificate circa 200 ville in stile barocco e neoclassico, un patrimonio immenso. Nel 1971 è stato istituito “l’Ente per le ville vesuviane” allo scopo di provvedere alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio delle ville Vesuviane. Ad oggi sotto tutela ci sono 122 ville, di cui solo 4 sono in buono stato e visitabili. Cliccare qui per visitare il sito della “Fondazione ente ville vesuviane” e accedere all’elenco completo delle ville.
Prima delle quattro di cui si vuole parlare è villa Campolieto il cui progetto, in pieno stile tardo Barocco, è stato iniziato da Gioffredo, continuato da Luigi Vanvitelli e completato dal figlio Carlo. All’ingresso è presente una scala monumentale a doppia rampa ellittica, elemento scenografico realizzato anche alla regia di Caserta, che porta il visitatore all’elemento fondamentale della villa, il portico ellittico. Quasi a richiamare quello di Bernini per la Basilica di San Pietro, è in questo caso usato come cornice del panorama visibile dal patio. All’interno il vestibolo di ingresso, a pianta ellittica, molto luminoso è aperto verso il mare e ,grazie ad un asse trasversale, ai giardini retrostanti.
Villa Favorita è una delle più grandi ville del Miglio d’Oro ed è opera di Ferdinando Fuga. Una scalinata circolare introduce al portale di ingresso in piperno del principale corpo di fabbrica, al quale aderiscono altri due laterali. Subito si entra nella stanza principale della villa, il salone. A pianta ellittica è situato al centro dell’edificio ad una quota inferiore rispetto all’intero complesso, così da permettere la realizzazione di due scale simmetriche poste sull’asse minore dell’ellisse e di balconcini che affacciano sulla sala. La villa ha due corti interne mentre posteriormente un patio, delimitato da una cancellata e due torrini, conduce alla tenuta.
Villa delle Ginestre, tra le quattro restaurate del Miglio d’Oro, è sicuramente quella di minor valore architettonico ma è stata la dimora di Giacomo Leopardi negli ultimi anni della sua vita. Il piano terra è circondato da un portico con colonne in stile dorico rivisitato in chiave Rococò. Tale portico diventa poi terrazzo per il piano superiore da cui ci si affaccia sui giardini. Qui il Leopardi ha composto “La Ginestra“, da cui proviene il nome della villa; oggi è un museo dedicato al poeta marchigiano.
Tale villa è l’unica del Miglio d’Oro ad essere sede di un comune. Un grande giardino all’edificio caratterizzato da una pianta ad U. L’arco trionfale di ingresso è l’inizio del percorso carrabile da cui si accede agli ambienti interni. L’edificio a tre piani ha le facciate segnate da finestrature simmetriche timpanate. Dall’esterno l’edificio da l’idea di essere una sovrapposizione di volumi, ma tale scelta architettonica ha dato la possibilità di realizzare le tante terrazze della villa.
Gran parte delle 122 purtroppo oggi è in completo stato di abbandono. “Villa Lauro Lancillotti” è una delle ville segnate da crolli e dal tempo. Una parte è stata ricoperta, per salvaguardare gli affreschi e gli stucchi interni, da una pensilina temporanea in lamiera grecata.
Molte ville hanno giardini di pertinenza molto grandi, purtroppo dimenticati, come: villa Nasti con parco Letizia di 4,6ha, villa Salvetti con 15ha di giardino, villa Spinelli di Scalea con parco di 12ha, villa Bruno 25ha, villa Sinicorpi 6,4ha, villa Bonocore e villa Vannucchi. Poi ci sono esempi di ville che sono completamente inglobate in edifici residenziali popolari, come villa Pignatelli di Monteleone di cui rimane qualche traccia. Non tutto però è perduto, poiché villa Bisignano, villa Borrelli, villa Aprile, villa Durante, villa Granito di Belmonte, villa Signorini e villa Vannucchi sono state restaurate e la loro destinazione d’uso cambiata in biblioteca o ufficio comunale.
E’ oggi in fase di restauro conservativo Villa Pignatelli in Montecalvo, opera del celeberrimo Ferdinando Sanfelice, famoso per le scale dei palazzi napoletani nel quartiere Sanità. Ha un portale di ingresso in bugnato a punta di diamante come Palazzo Serra di Cassano, segno distintivo che ha permesso di attribuire l’opera a Sanfelice. In passato sono stati già operati consolidamenti dell’apparato murario, con iniezioni, a seguito del terremoto dell’Irpinia dell”80. Purtroppo però il restauro è sospeso e le impalcature esterne, posizionate per evitare il ribaltamento della facciata, risultano essere un segno di ciò che potrebbe essere ma non è.