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Il motivo della chiusura degli ospedali in passato

Il motivo della chiusura degli ospedali in passato

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La chiusura degli ospedali è un tema molto dibattuto in questi giorni di emergenza sanitaria. Spesso si imputa alle amministrazioni regionali la colpa, talvolta al governo centrale; il motivo di tutto ciò è la sovrapposizione di crisi economiche con l’obsolescenza delle strutture. La chiusura però, in molti casi, non è mai stata definitiva; è prevista la loro riconversione in ospedali territoriali in futuro in un ottica di rimodulazione del Servizio Sanitario Nazionale.

Attualmente la sanità italiana si trova in un momento di forte cambiamento, che ha causato la chiusura degli ospedali. Fino ai primi anni 2000 si vide un processo accentratore delle cure nei grandi complessi ospedalieri, generando strutture polifunzionali, chiamate “Hub”, che da un lato riducono la complessità amministrativa e garantiscono l’assistenza dei migliori medici, dall’altro però allontanano il cittadino dalle cure e aumentano considerevolmente la spesa pubblica. Oggi invece si sta rendendo, con un processo lento, il sistema sanitario una rete, costituita dagli Hub e da ospedali territoriali.

Il motivo della chiusura degli ospedali in passato
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Dalla chiusura degli ospedali alla loro trasformazione

Per la crisi economica del 2008 e dalla legge spending review del luglio 2012, le Regioni ridussero la spesa pubblica, tra cui quella sanitaria, per ottenere il tanto ricercato pareggio di bilancio (obbiettivo mai raggiunto). Sempre nel 2012, con il Decreto Balduzzi, nacque una nuova tipologia di struttura sanitaria in Italia, ovvero i cosiddetti Ospedali Territoriali per le cure primarie e intermedie. E’ stata la prima declinazione dei concetti britannici di Intermediate Care. La concomitanza di questi due processi portò alla chiusura di taluni ospedali per questioni economiche e tecnologiche e la loro lenta trasformazione in ospedali territoriali.

Per cure primarie e intermedie si intende l’assistenza al degente che non ha bisogno di un prolungato ricovero, ad esempio: operazioni in “day surgery”, riabilitazioni motorie e cure palliative per le cronicità; il tutto offerto dai medici di medicina generale. Questi servizi, per mancanza della sanità pubblica, per anni sono stati offerti da quella privata gravando tutto sulla cittadinanza. Le Aziende Sanitarie locali oggi hanno il compito di fornire queste cure tramite gli ospedali territoriali che prenderanno il posto di quasi tutti gli ospedali chiusi nei territori. Sono strutture molto flessibili, in quanto hanno reparti facilmente trasformabili in terapie intensive, utili per l’emergenza attuale di Covid-19, avrebbero infatti scongiurato tutte le riconversioni effettuate.

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La risposta possono darla gli ingegneri

La causa della chiusura degli ospedali è prevalentemente tecnica. Le enormi richieste impiantistiche e strutturali dettate dal progresso tecnologico e dalle maggiori esigenze dei malati, ha imposto la chiusura di moltissimi ospedali causando la perdita di importanti presidi. Spesso era troppo costoso o impossibile modernizzare le vecchie strutture che nel passare degli anni diventavano sempre più obsolete. La nuova funzione di ospedale territoriale, però, ha dato nuova linfa vitale a questi complessi rendendo possibile la loro riapertura.

Gli ospedali territoriali sono edifici che non richiedono grandi impianti come gli Hub, ma quelli di entità minore. L’affluenza minore permette anche di utilizzare le vecchie strutture monumentali in muratura portante di cui il nostro territorio è pieno. Questa è una delle occasioni che il nostro settore non può farsi sfuggire; la ricostruzione della sanità pubblica passa attraverso le nostre competenze.