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Una muraglia verde per l’Africa, The Great Green Wall

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Proposta 13 anni fa da due degli statisti più anziani del continente, l’allora presidente della Nigeria Obasanjo e l’ex presidente del Senegal Wade, la Grande Muraglia Verde è diventata ora molto importante. L’incalzante minaccia del cambiamento climatico, infatti, mina principalmente territori come l’Africa. Non solo è tra le zone più povere del mondo, ma il 40% della sua superficie è colpito da problematiche come desertificazione, disboscamento e siccità.

Una muraglia verde per l’Africa, The Great Green Wall
Desertificazione in Africa. PH: lifegate.it

Le conseguenze di tutto ciò stanno danneggiando gravemente le popolazioni locali, che vivono di agricoltura come sostentamento. La muraglia, quindi, è stata pensata proprio per ridare dignità a una parte di territorio africano degradata e provata a fondo da eventi atmosferici estremi, che stiamo vivendo sempre più abitualmente negli ultimi decenni.

Grande Muraglia Verde, il progetto ambizioso

Il progetto ha lo scopo di essere portato a termine entro il 2030, per poter contribuire ai Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030. Prevede la riforestazione di una parte dell’area sahel-africana, che copre quasi 8000 km di lunghezza e 15 km di larghezza per un totale di 20 paesi. L’idea originariamente venne a Richard St. Barbe Baker, pioniere ambientalista, il quale ipotizzò la necessità di una muraglia verde, che andasse da una costa all’altra dell’Africa. Solo nel 2007 l’idea ha visto approvazione dalla Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara. 11 paesi lungo la muraglia verde, per ora, hanno già riabilitato quasi 4 milioni di ettari di terra e creato 350.000 posti di lavoro nel processo.

Una muraglia verde per l’Africa, The Great Green Wall
Linea della Grande Muraglia Verde in Africa. PH: lettoquotidiano.it

Principali iniziative ambientali per la muraglia verde

  • Vengono favorite specie vegetali, che si possano adattare al clima
  • Istituzione di giardini polivalenti, in cui crescere alberi e frutti utili sia alla vendita che al sostentamento
  • Aumento di processi di irrigazione e rivitalizzazione dei terreni

Comunicazione e sensibilizzazione delle comunità locali sono state necessarie per l’implementazione di tali buone e semplici pratiche. Gli effetti apportati sono stati molteplici. Dell’incremento della sicurezza alimentare, al progresso delle condizioni sociali, a una maggiore scolarizzazione dei bambini. In particolar modo, si è assistito ad un notevole miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie.

A che punto è?

“La Grande Muraglia Verde promette di essere un vero punto di svolta. Fornirà un futuro più luminoso per i giovani rurali in Africa e la possibilità di rivitalizzare intere comunità. Può unire i giovani attorno a un’ambizione comune: creare una meraviglia del mondo del XXI secolo”  

Monique Barbut della Convenzione dell’ONU per la lotta alla desertificazione

Per i numeri posseduti e i milioni di alberi già piantati, dovrebbe diventare l’ottava meraviglia del mondo. Purtroppo, il record tarderà sicuramente ad arrivare. Il progetto, non solo è ancora in corso, ma risulta essere un po’ abbandonato a sé e completo solo per il 15% al momento. Come si legge su Nature, i principali responsabili delle decisioni dell’Unione Africana non vedono il muro verde come una priorità, e i donatori internazionali sembrano riluttanti a impegnare ulteriori finanziamenti.

Una muraglia verde per l’Africa, The Great Green Wall
Alberi piantati per la Great Green Wall. PH: ecoinformazioni.com

L’obiettivo del progetto si è allargato rispetto alla visione dei suoi fondatori. Questo perché ci sono più modi per ripristinare la terra degradata, come la creazione di giardini comuni o riserve naturali. L’aggiunta di queste misure però ha reso il muro verde più complesso, e richiesto che diversi ministeri nei singoli paesi collaborassero insieme. Si prevede che il cambiamento climatico aumenterà le temperature medie di 3-6 °C entro la fine del secolo con l’inasprirsi di fenomeni estremi. Ricercatori, governi e agenzie internazionali dovrebbero, in definitiva, collaborare meglio per riabilitare questo schema cruciale. La necessità di ripristinare e riqualificare la terra, non soltanto quella africana, è improrogabile.

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