Architettura

Il MUSE di Renzo Piano, il museo dal tetto che ricorda le Dolomiti

di Valentina Guerriero

È nato solo nel 2013, naturale conseguenza della crescente ascesa dell’Università di Trento nelle classifiche universitarie italiane, in particolare per quanto riguarda il polo scientifico. Con numerose attività di ricerca, una moltitudine di pubblicazioni all’attivo, 142 collaborazioni all’Italia e all’estero e più di tre milioni di visitatori dall’apertura, il MUSE, il Museo della Scienza di Trento, si attesta come uno dei musei più visitati d’Italia e rappresenta un chiaro esempio di come si possa fare divulgazione scientifica “in grande”.

L’edificio che lo ospita, progettato da Renzo Piano, già autore a Trento del quartiere Le Albere e della biblioteca universitaria, consiste in 7 piani, di cui 2 interrati, per 130 metri fuori terra ed una larghezza massima di 35 metri, per un totale di 12600 metri quadrati, di cui 3700 dedicati a mostre permanenti, 500 a mostre temporanee, 500 ad aule e laboratori didattici, 800 a laboratori e 600 dedicati alla serra tropicale.

Un profilo che ricorda le Dolomiti

Questo nuovo Museo della Scienza (di cui MuSe è l’abbreviazione) è andato a sostituire il precedente Museo Tridentino di Scienze Naturali che si trovava nel palazzo storico Sardagna, oramai non più in grado di contenere i numerosi allestimenti che aumentavano man mano nel corso degli anni. Così l’edificio del MUSE è stato aggiunto al complesso Le Albere, sul quale si affaccia, ponendosi appena fuori le porte della città, in quest’ampia zona interamente dedicata agli studi e in particolare a quelli scientifici. Le Albere comprende infatti, tra le altre cose, un cospicuo numero di residenze universitarie ed il palazzo della biblioteca.

La struttura a faglie del MUSE di Renzo Piano. PH di Valentina Guerriero.

La caratteristica principale dell’edificio del MUSE è sicuramente il profilo del tetto a falde, costruito in modo da ricordare il profilo delle montagne del Trentino, e che offre il gioco concettuale di un palazzo costruito a somiglianza delle montagne, situato tra le montagne. La visita alla terrazza del 5° piano viene considerata parte integrante del percorso museale ed offre una visione a 360° sulla Valle dell’Adige e dunque delle montagne trentine, uno degli argomenti principali analizzati nei vari piani del museo. La terrazza all’occorrenza può ospitare mostre temporanee.

Il MUSE di Renzo Piano. PH: muse.it

Scelte green

Come frequentemente nei progetti di Renzo Piano, abbiamo anche qui scelte green, con pannelli fotovoltaici, sistema energetico ottimizzato ed un’elevata centralizzazione di tutti gli impianti, con tende automatiche abbinate a sensori di temperatura, che s’aprono e si chiudono secondo necessità, in modo da ridurre al minimo gli sprechi legati al raffreddamento estivo e il riscaldamento invernale. Una cisterna inoltre recupera le acque meteoriche che vengono riutilizzate per i servizi igienici, per alimentare gli acquari, la fontana esterna e l’irrigazione della serra. Sono tutti accorgimenti di cui il visitatore potrebbe non accorgersi, ma che sono d’esempio e vanto per la città.

Il tetto con i pannelli solari. PH di Valentina Guerriero

Non a caso Trento è in cima alle classifiche anche per quanto riguarda la qualità della vita e i parametri legati all’ecologia. Il museo ha certificazione LEED GOLD, che riconosce l’elevato livello di ecosostenibilità della struttura, valutando ed assegnando dei crediti in vari settori chiave, concernenti tutto il ciclo di vita dell’edificio, come il risparmio energetico ed idrico, la riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità ecologica degli interni, i materiali e le risorse impiegati, il progetto e la scelta del sito.

L’esterno del MUSE di Renzo Piano. PH di Valentina Guerriero

Materiale ricorrente nel MUSE è il bambù, utilizzato per i parquet. Il bambù impiega solo 4 anni per diventare delle dimensioni idonee per essere tagliato in listelli, contro i 40 anni necessari ad alberi dal legno della stessa qualità e durezza. Per il resto sono impiegati perlopiù materiali locali per ridurre i costi legati al trasporto. Inoltre i posti auto sono limitati appositamente ed il museo è stato costruito in prossimità delle piste ciclabili, in modo da favorire l’uso di biciclette e trasporti pubblici.

Molto interessante, negli esterni, l’idea di porre anche un giardino biodiverso. Un prato biodiverso va tagliato al massimo due volte all’anno, con taglio alto, non più basso di 5 cm per non danneggiare le piante e minimizzare le perdite d’acqua. Non va mai concimato, poiché l’eccesso di nutrienti favorisce le graminacee a discapito dei fiori e allontana le specie rare sia animali che vegetali. Richiede almeno due anni per insediarsi stabilmente e si tratta sicuramente di una scelta green poiché, una volta introdotto, ha costi di gestione bassissimi e presenta un’elevata varietà di piante. All’esterno troviamo inoltre giardini di tipo classico e orti con colture a rotazione, con centinaia di specie differenti e migliaia di esemplari.

Gli interni

Per quanto riguarda l’interno, l’impatto all’entrata è sicuramente tra i più sensazionali, grazie alla Lobby, una grande sala di 440 mq dai muri di vetro entro la quale si accede alla biglietteria, al bookshop e al bar. Le vetrate affacciano sul quartiere Le Albere e sul vicino parco dell’omonimo Palazzo delle Albere, una villa del XVI secolo che ha dato il nome al recente progetto abitativo. Il nome deriva dalla doppia fila di pioppi (popolus alba nome scientifico del pioppo bianco, anche detto albera) che adornava la strada che dalla città, passando per l’arco Tre Portoni, va alla villa.

Il Palazzo delle Albere. PH di Valentina Guerriero

La vista sull’antico palazzo aggiunge al MUSE il fascino di un luogo in cui passato e futuro s’intrecciano, con costruzioni moderne ed antiche perfettamente intersecate, senza disturbarsi. Il Parco delle Albere, di dimensioni ridotte rispetto all’originale, è tagliato dalla Ferrovia del Brennero ed occupato in parte dal cimitero monumentale di Trento.

Il Big Void centrale del MUSE di Renzo Piano. PH di Valentina Guerriero

Tutti i piani sono collegati da un big void, ovvero un grande vuoto centrale, entro il quale sono sospese installazioni di vario tipo: dinosauri, ricostruzioni di animali in scala 1:1, animali tassidermizzati, doni di altri musei o morti per altri motivi, mai realizzati appositamente per il museo. Controintuitivamente, si consiglia di visitare il museo dall’alto verso il basso, quindi dal piano +4 (al +5 vi è la terrazza), al -1, partendo dalle esposizioni sulle Dolomiti per finire a quelle sul DNA, sulla biologia e quindi sulla nascita della vita.

Il Big Void centrale del MUSE di Renzo Piano. PH di Valentina Guerriero

Nei vari piani si ritrovano:

  • Piano +5: terrazza con vista sulle Dolomiti
  • Piano +4: Dolomiti – uno spazio multivisione che ricrea l’ambiente glaciale dolomitico.
  • Piano +3: Natura alpina – 26 ambienti dedicati alla biodiversità alpina, con due acquari.
  • Piano +2: Geologia, miniera e rischio ambientale. L’attenzione ovviamente rivolta alla geologia delle Dolomiti, rischio sismico, idrogeologico, alluvionale. Anche qui due acquari, dedicati all’ambiente di grotta.
  • Piano +1: Preistoria alpina.
  • Piano 0: Lobby con biglietteria e bookshop, in più il Maxi Ooh!, uno spazio tecnologico per famiglie e Science Center.
  • Piano -1: Nascita della vita, DNA, acquari e serra tropicale. Un’installazione dinamica lunga 9 metri intitolata L’albero della vita.

Sul piano -1 è di particolare interesse osservare la struttura della serra tropicale di 600 metri quadri che ricostruisce l’ambiente della foresta pluviale dei Monti Udzungwa in Tanzania, Africa Orientale ed in particolare ricrea il clima caldo-umido, immediatamente percepibile, in modo alquanto pesante, anche dai visitatori, con felci arboree, banani selvatici e fagioli giganti, oltre a coltivazioni tradizionali del luogo, frutta e verdura tropicali. Presenti anche alcuni animali, come il turaco, tra i volatili, e diversi tipi di camaleonti. Gli acquari posti sullo stesso piano ospitano i pesci della Tanzania.

La serra tropicale. PH di Valentina Guerriero

In aggiunta alla Lobby, che è prenotabile per convegni e può ospitare fino a 200 persone, è presente nel MUSE anche una sala conferenze di 200 mq, adatta a circa 100 persone.

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Redazione