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Museo Corones, la firma di Zaha Hadid a strapiombo sulle Alpi

Museo Corones, la firma di Zaha Hadid tra le cime del Sudtirolo

di Gemma Delle Cave

Situato a 2275 m, il Museo Corones fa parte del Messner Mountain Museum, un circuito di 6 musei dedicati al mondo della montagna e al suo rapporto con l’uomo. Il MMM Corones, che svetta a Plan de Corones, è l’ultimo dei 6 costruito e vanta la firma dell’architetta e designer contemporanea Zaha Hadid.

L’ideatore del progetto è Reinhold Messner, un alpinista pioniere e scrittore italiano, famoso per aver scalato per primo tutti gli “ottomila”, le 14 cime del pianeta da oltre 8000 metri. Ha ironicamente definito i 6 musei come il suo 15° ottomila, somma di tutte le sue esperienze in giro per le vette del globo.

L’idea di Messner

A ognuno dei 6 musei (Corones, Firmian, Dolomites, Juval, Ripa e Ortles), Messner ha voluto affidare dei concetti fondamentali per racchiudere al meglio tutte le sfumature della montagna, e far vivere ai visitatori un’avventura completa a 360°. Ritroviamo approfondito, infatti, il tema dell’alpinismo, così come il rapporto con le popolazioni tipiche delle montagne, il mondo dei ghiacci e anche la sacralità dei rilievi montuosi, ai quali da sempre l’uomo ha affidato significati religiosi.

Museo Corones, la firma di Zaha Hadid tra le cime del Sudtirolo
zaha-hadid.com

Il MMM Corones è quello più caro a Messner, perché è dedicato proprio alla disciplina che lo ha formato sin da quando era piccolo, l’alpinismo tradizionale, un vero e proprio maestro di vita per lui, come per tanti altri dediti a questo sport.

Il progetto di Zaha Hadid

Per portare a termine la sua idea, Messner ha scelto l’architetta di fama mondiale Zaha Hadid, che ha saputo accorpare egregiamente la fluidità tipica delle sue strutture al paesaggio montano. Non vi è andata in contrasto, anzi ha sfruttato a pieno  l’ecocompatibilità dei materiali, come il cemento che ricorda la roccia delle dolomiti, e ha garantito altresì in termini di efficienza energetica con una temperatura interna, mantenuta costante tutto l’anno.

Museo Corones, la firma di Zaha Hadid tra le cime del Sudtirolo
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Il museo si sviluppa su tre livelli, collegati da delle rampe in successione, che accompagnano gli ospiti nel cuore della montagna in un percorso espositivo unico e insolito nel suo genere, che illustra come si sia evoluta l’esplorazione degli alpinisti negli ultimi 250 anni. Uno degli aspetti dell’alpinismo che più vengono affrontati in questo luogo, rispetto agli altri 5 del circuito, è l’arrampicata: un piccolo cinema mostra un documentario, messo su dallo stesso Messner.

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Gli amanti della montagna e i più curiosi poi possono ammirare trofei, foto, opere d’arte, attrezzature, oggetti utilizzati da Messner, ma anche testimonianze di tragedie avvenute ad alta quota e diverse scritte e citazioni che abbelliscono le pareti.

La struttura

La costruzione – fra Valdaora, Val Pusteria e val Badia – si sviluppa per la quasi totalità sottoterra, e sembra effettivamente una prosecuzione della montagna stessa. All’esterno emergono, oltre all’ingresso, soltanto le tre enormi vetrate, punti di osservazione verso le spettacolari pareti delle Alpi da sempre care a Reinhold Messner, dallo Zillertal all’Ortles fino alle Dolomiti.

Museo Corones, la firma di Zaha Hadid tra le cime del Sudtirolo
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Una delle tre aperture panoramiche offre un vero e proprio balcone di 40 m2 a strapiombo sulle valli. Le forme delle strutture che contornano queste vetrate sembrano quasi voler ricordare i becchi delle aquile, le stesse che sorvolano le cime delle zone circostanti.

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Rapporto uomo-montagna

Questo capolavoro dell’architettura si può raggiungere tramite funivia o anche a piedi. L’aspetto più sensazionale è che da fuori appare di dimensioni ridotte, e invece, una volta varcata la soglia, si comprende come sono stati nascosti sapientemente nella roccia gli spazi, in un’area che si estende per ben 1000 m2.

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L’archistar Hadid, in tal modo, è riuscita perfettamente nel trasmettere al pubblico l’intento di Messner di mostrare la montagna in tutto il suo rude fascino, e soprattutto come si deve affrontare e rispettare per una pacifica convivenza. L’uomo ha cercato e cerca ancora troppo spesso di plasmare l’ambiente alle sue necessità, ma siamo sicuri che non debba essere il contrario?