La nuova legge sugli appalti ha ricevuto l’approvazione definitiva del governo in Consiglio dei ministri il 28 marzo 2023. Le varie associazioni di categoria ed il mondo dell’edilizia in particolare, hanno avuto reazioni diverse in merito all’entrata in vigore del dispositivo il 1° aprile 2023, che sarà invece efficace dal 1° luglio 2023.
Le parole della presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, sono state espresse a conclusione del Consiglio Generale e dell’Assemblea Generale Straordinaria dell’Associazione Costruttori edili, tenutasi oggi a Roma, che ha deliberato l’elezione di Marco Dettori a Vicepresidente nazionale per la transizione ecologica. Molto fiduciosa Brancaccio commenta:
“Sul Codice appalti, con il poco tempo a disposizione vista la scadenza improrogabile del 31 marzo, sono stati fatti grandi passi avanti”. “Registriamo con favore le modifiche su illecito professionale e revisione prezzi anche se va ancora affinato il meccanismo di revisione per renderlo veramente automatico ed efficace”.
“Restano però perplessità sulla concorrenza, in particolare nei settori speciali che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici”. “Siamo certi che, attraverso un confronto continuo, queste criticità saranno affrontate e risolte entro la data di piena attuazione del Codice”.
UNIONSOA(Associazione Nazionale Società di Attestazione) sotto la guida di Tiziana Carpinello ha espresso le proprie posizioni in merito al nuovo codice degli appalti:
“Quanto fatto da Governo e Parlamento in questi mesi è stato un lavoro importante che apprezziamo soprattutto per lo sforzo di accelerare su temi importanti come semplificazione e digitalizzazione. Però avevamo segnalato sin da subito la necessità di prevedere lo slittamento dell’entrata in vigore per dare tempo alle imprese di adeguarsi al nuovo codice ed evitare quello che oggi rappresenta un grosso rischio; ovvero quello shock normativo che potrebbe paralizzare tutto il settore”.
Il giudizio complessivo dell’associazione sul testo diffuso ieri sera è ampiamente positivo, in quanto coerente in linea di principio lo spirito che guida il decreto legislativo; la semplificazione delle procedure amministrative per ridurre i tempi di gara e successiva esecuzione dei lavori, nonché Applicabile ai contratti di fornitura e di servizio; uniformando così i sistemi di ingegneria. Purtroppo, però, gli unici passi concreti che entreranno in vigore il prossimo anno sono proprio quelli legati alla digitalizzazione.
“La banca dati nazionale dei contratti pubblici è uno strumento importantissimo e che condividiamo pure; viste le difficoltà tecniche di Anac negli ultimi mesi, speriamo possa divenire operativo. Vedere che il fascicolo virtuale dell’operatore economico; le piattaforme di approvvigionamento digitale; l‘utilizzo di procedure automatizzate nel ciclo di vita dei contratti pubblici sono pilastri di questo nuovo documento ci fa ben sperare. Solo il reale raggiungimento del principio del once-only ci permetterà di essere davvero efficaci e trasparenti; è necessario tuttavia evitare di obbligare gli O.E. ad inserire dati che sono già detenuti nella banca dati delle SOA”.
Queste le parole conclusive della presidente Carpinello.
Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Urbanisti, Paesaggisti e Conservatori Francesco Miceli interviene in modo molto deciso e diretto per commentare la definitiva ratifica del nuovo Codice degli Appalti Pubblici.
“Il nuovo Codice dei contratti non è in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Sottovalutando il concorso di progettazione e compiendo, in questo modo un passo indietro rispetto alla normativa precedente, si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità. Le criticità, sollevate dal mondo delle professioni tecniche, riguardo a pianificazione, programmazione e progettazione ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi posti dall’Europa. Rispetto, poi, al suo impianto generale stride la mancata coerenza tra i principi espressi nella prima parte del Codice ed i contenuti degli articoli successivi”.
“Forte elemento di criticità è rappresentato poi dalla possibilità di un utilizzo estensivo dell’appalto integrato. Il cui ricorso è indicato esclusivamente per progetti in cui sia prevalente l’aspetto tecnologico dove, sul fronte dell’innovazione, il contributo dell’impresa può essere utile; in caso contrario sacrificando la progettazione, si sacrifica la qualità dell’opera. Eppure bastava far riferimento alle passate esperienze per verificare come l’appalto integrato abbia prodotto, nella gran parte dei casi, enormi conteziosi tra imprese e stazioni appaltanti, opere incompiute e risultati del tutto deludenti”.
“E’ chiaro che questo nuovo Codice risente del mancato recepimento di proposte avanzate dai professionisti che quotidianamente operano sul campo. Ascoltarli avrebbe sicuramente suggerito, tra l’altro, che i risultati non si misurano solo sulla quantità, ma sulla qualità delle Opere pubbliche: purtroppo, non sarà così.”