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Il nuovo ponte egiziano a Giza, un’infrastruttura incivile

Il nuovo ponte egiziano a Giza, un'infrastruttura incivile

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L’immagine del nuovo ponte egiziano a Giza ha improvvisamente girato il mondo, un bizzarro cavalcavia che blocca la visuale dei condomini e mortifica la vita negli appartamenti. Il ponte è realizzato con lo scopo di collegare due punti della tangenziale che connette la città con il Cairo e il suo costo ammonta a 5 miliardi di sterline egiziane, circa 290 milioni di euro; si prevede venga terminato entro la fine dell’anno. Le immagini hanno suscitato scalpore, denunciando le condizioni sociali della città e i metodi della politica egiziana.

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Se aspetto la demolizione di tutti questi condomini e il trasferimento dei residenti, mi occorrerebbero circa 20 anni per completare il progetto. Nel caso qualcuno sia parte lesa, una commissione deciderà il risarcimento adeguato per gli appartamenti, pagherà e potranno trasferirsi. Se scelgono di rimanere lì, non saranno indennizzati perché è una loro scelta. Alcune strutture sono prive di licenza edilizia e per queste non saranno versati compensi. Non so perché le immagini circolano ora, abbiamo lavorato su questo ponte dallo scorso anno”; commenta così le notizie il capo dell’autorità per la ricostruzione in Egitto, il maggiore generale Mahmoud Nasser.

Il nuovo ponte egiziano, le critiche e la crisi abitativa

Con le parole del capo dell’autorità per la ricostruzione si evince l’interpretazione che ne dà il governo locale. L’approccio è diametralmente opposto a quello attuato nei paesi del cosiddetto “primo mondo”. Costruire il nuovo ponte egiziano prima di sgomberare l’area, non solo espone a gravi rischi la popolazione ma anche gli operai che lavorano al cantiere. Le autorità usano come “scusa” il fatto che gli edifici condominiali presenti sono tutti abusivi, ma la cittadinanza ha mostrato i documenti firmati che attestano la presenza di licenza edilizia datata 2008. Come confronto è importante valutare la realtà italiana e la costruzione del ponte di Genova.

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Il governo ha annunciato 250 milioni di sterline egiziane per i risarcimenti, ovvero 15 milioni di euro; sembrano pochi rispetto alla popolazione colpita da questo scellerato intervento. L’obiettivo è quello di diminuire il traffico congestionante cittadino, così facendo però aggravano la crisi abitativa dell’Egitto. Le megalopoli dello stato mediorientale soffrono della carenza di alloggi per una popolazione che aumenta velocemente. Ufficialmente la Città di Giza conta poco più di 2 milioni di abitanti, ma, considerando anche la periferia, le stime sulla popolazione ufficiale contano 9 milioni di persone; analoga è la condizione della città del Cairo.

In un report del 2017, Abu Bakr El-Gendy, capo dell’ufficio statistico statale egiziano, ha descritto il tasso di crescita della popolazione nel paese come una “catastrofe”, stimando che la popolazione egiziana raggiungerà i 119 milioni nel 2030. Essendo il territorio costituito per il 95% da deserto, la  popolazione è concentrata attorno alla stretta valle del Nilo e al delta del Nilo, con un numero minore di abitanti lungo le coste del Mediterraneo e del Mar Rosso. I piani per il “Nuovo Cairo” sono stati annunciati per la prima volta nel marzo 2015 e sono stati pubblicizzati come soluzione per il sovraffollamento, l’inquinamento e l’aumento dei prezzi delle case nella capitale.

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