Continua senza sosta la ricerca di una nuova casa per l’A.S. Roma. I nuovi proprietari, la famiglia Friedkin stanno sondando luoghi e progettisti per il nuovo impianto. Il progetto inizialmente doveva sorgere a Tor di Valle. Il progetto iniziato dal ex presidente, James Pallotta è stato però accantonato. I terreni su cui doveva sorgere lo stadio sono infatti pignorati da tempo. Oltre ad un luogo, la Roma cerca anche un demiurgo. La proposta di Dan Friedkin è stata Renzo Piano, il quale ha però declinato l’invito.
Attualmente la società capitolina sta vagliando tre ipotesi per il nuovo stadio. La più probabile sembra trasferire la casa giallorossa al Flaminio. Lo stesso stadio che ospitò i giallorossi nella stagione 1989/90, visti i lavori all’Olimpico in vista del Mondiale di Italia ’90. Tale idea sarebbe la più suggestiva in termini di visibilità, ma soprattutto economici. Il progetto sarebbe quello di aumentare la capienza a 45.000 posti a sedere, per un costo complessivo dell’opera di circa 350 milioni.
Circa un terzo rispetto allo sforzo previsto per Tor di Valle. L’idea, basata sul modello già utilizzato dalla Juventus, sarebbe quella di ottenere una concessione a 99 anni del diritto di superficie dei terreni su cui sorge l’impianto da parte del Comune. Proprio in virtù della rivalutazione dell’ex impianto olimpico, Flaminio, la dirigenza romana ha pensato ad un progettista di spessore. Dan Friedkin ha infatti contattato Renzo Piano per il nuovo stadio della Roma.
In virtù di queste premesse, i proprietari della società giallorossa hanno intrapreso contatti con il più noto architetto italiano, Renzo Piano. Il progettista del nuovo ponte di Genova, pur dicendosi lusingato da questa proposta, ha dovuto declinare. Nessuna motivazione di disaccordo o questioni recondite. Semplicemente l’architetto italiano ha molti impegni in questo periodo e molti progetti già in essere. Proprio in questi giorni l’ufficio comunicazione dello studio Piano ha comunicato la decisione di Renzo Piano di rifiutare. Non sarà dunque Renzo Piano a progettare il nuovo stadio della Roma.
Lo Stadio Flaminio, è stato progettato da Pierluigi Nervi ed il figlio, l’architetto Antonio Nervi, tra il 1957 e il 1958. L’impianto fu realizzato in occasione della XVII Olimpiade di Roma (1960) e inaugurato nel 1959. L’area alla fine degli anni cinquanta fu destinata ad ospitare il nucleo principale delle nuove attrezzature progettate per la XVII Olimpiade di Roma. Si tratta del Villaggio Olimpico, il viadotto di corso Francia (semore ad opera di Nervi), il Palazzetto dello Sport, il Palazzo delle Federazioni Sportive. Lo stadio, destinato a manifestazioni calcistiche, poteva ospitare circa 50.000 spettatori e comprendeva anche quattro palestre, una piscina, bar, spogliatoi, pronto soccorso, completati da impianti all’avanguardia.
La struttura è composta prevalentemente in calcestruzzo, impiegato in diverse modalità e forme originali: in getti in opera per i grandi telai strutturali, in elementi prefabbricati per le gradinate, in lastre ondulate di ferrocemento realizzate a pie’ d’opera su apposite controforme per la pensilina. Dopo diversi anni di abbandono, lo stadio versa oggi in uno stato di grave degrado. I processi di alterazione sono riconducibili principalmente a tre cause: interventi impropri che non hanno rispettato il carattere dell’organismo, diffuso degrado dovuto al lungo periodo di abbandono, invecchiamento fisiologico dei materiali e degli impianti.
Nonostante la scia di entusiasmo portata dalla nuova proprietà americana, il percorso verso il nuovo stadio è complesso. Il progetto di Tor di Valle è quasi abbandonato. Seppure il Governo abbia espresso di voler approfondire la questione, la Roma sembra interessata a guardare altrove. Il Flaminio è la risposta. Sono già stati analizzati però, i possibili ostacoli sulla strada che portano alla ristrutturazione del vecchio impianto progettato da Pier Luigi e Antonio Nervi per le Olimpiadi del 1960.
Il più importante è la necropoli romana che corre sotto lo stadio. Una delle tante meraviglie nascoste nel sottosuolo della capitale, ma pure un intoppo se la Roma dovesse decidere di puntare sul Flaminio e realizzare un sistema di parcheggi interrati sotto lo stadio. Immediatamente sotto all’impianto ci sono già 6 metri di strutture in disuso: una piscina e palestre utilizzate per la boxe e la scherma. Quegli spazi potrebbero essere riconvertiti in parcheggi, con la possibilità di poterne realizzare altri con la necropoli a vista. Per gli altri vincoli, invece, una mano arriva dal decreto Semplificazione. L’articolo 55 bis, per cui ha spinto Italia Viva, è tutto dedicato agli «interventi sugli impianti sportivi» e alla loro ristrutturazione.
Nel caso le difficoltà per il nuovo impianto siano insormontabili, la società capitolina ha già delle aternative. Allo stesso modo per il prgettista. Le alternative sono quelle riconducibili al gruppo Caltagirone. Per quanto riguarda il terreno su cui edificare, vi sono altre ipotesi. Da una parte Tor Vergata, area in cui la Regione vuole portare la metro A e per la quale il governo ha appena stanziato 25 milioni. Sull’altro lato c’è Fiumicino. La Roma di Pallotta l’aveva sondata come piano B a fronte degli anni di ritardo accumulati per il progetto Tor di Valle.