Le Piramidi di Giza, icone indiscusse della civiltà egizia, hanno da sempre suscitato grande fascino e numerosi interrogativi riguardo alla loro costruzione. Una recente scoperta potrebbe finalmente gettare luce su uno degli aspetti più misteriosi: come gli antichi Egizi siano riusciti a trasportare i giganteschi blocchi di pietra necessari per erigere questi monumenti.
L’ipotesi che le piramidi siano state costruite utilizzando reti fluviali era stata avanzata in passato. Tra il 2011 e il 2013, una missione archeologica franco-egiziana guidata dall’egittologo Pierre Tallet ha scoperto uno dei papiri egizi più antichi presso il sito portuale di Wadi el-Jarf, sulla riva del Mar Rosso. Tra i documenti rinvenuti, spiccava il diario di Merer, un funzionario coinvolto nella costruzione della Grande Piramide di Giza.
Merer descriveva dettagliatamente il trasporto di blocchi di calcare dalle cave di Tura fino al cantiere della piramide, utilizzando un ramo del Nilo. Questi blocchi, dal peso medio di circa 2.5 tonnellate, venivano trasportati su chiatte attraverso un sistema di canali fluviali.
Sebbene la teoria fosse ampiamente accettata, la posizione precisa del corso d’acqua utilizzato dagli antichi Egizi rimaneva incerta. Un recente studio di un team di ricercatori dell’Università di Wilmington, nella Carolina del Nord, potrebbe aver fatto luce su questo mistero.
Pubblicato su Communications, Earth & Environment, lo studio descrive come i ricercatori abbiano impiegato tecniche geofisiche avanzate, tra cui immagini radar satellitari, mappe storiche e carotaggi dei sedimenti, per mappare il ramo scomparso del Nilo, chiamato “Ahramat”. Questo ramo, lungo circa 64 chilometri e largo tra i 200 e i 700 metri, collegava le piramidi al fiume.
Le piramidi erano situate lungo il ramo Ahramat e collegate al fiume tramite strade rialzate e viali cerimoniali. Questi viali conducevano ai templi funerari, che fungevano anche da porti fluviali. Nonostante solo cinque di questi templi, risalenti all’Antico Regno, siano sopravvissuti, molti altri potrebbero essere ancora nascosti sotto i campi agricoli lungo le antiche rive del fiume Ahramat.
La professoressa Eman Ghoneim, autrice principale dello studio, ha sottolineato l’importanza del fiume Ahramat nella costruzione delle piramidi. La dimensione e la vicinanza del ramo fluviale alle 31 piramidi dell’area indicano che si trattava di un corso d’acqua di grande rilevanza per il trasporto dei materiali da costruzione.
Restano ancora da chiarire i motivi del prosciugamento del ramo Ahramat. Gli studiosi ipotizzano una combinazione di fattori, tra cui il movimento delle placche tettoniche, l’insabbiamento causato dal vento e un periodo di grave siccità nel tardo Olocene.
Questa scoperta non solo aiuta a comprendere meglio le tecniche di costruzione degli antichi Egizi, ma apre anche nuove prospettive per la ricerca archeologica. La mappatura del ramo Ahramat potrebbe guidare gli archeologi verso nuovi siti ancora inesplorati, sepolti sotto le sabbie del deserto egiziano.