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Oceanix City: la prima città galleggiante

Oceanix City. Ph. oceanix.org

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Una delle preoccupazioni che affligge le potenze mondiali riguarda, senza alcun dubbio, la tematica ambientale. Ogni anno si vedono peggiorare i dati che riguardano l’ambiente e sembra, ormai, un processo irreversibile. Tra i tanti effetti che provoca il riscaldamento globale, quello che desta più preoccupazione è quello dell’innalzamento del livello del mare. Uno studio recente non ha portato buone notizie ed è emerso che entro il 2050, almeno il 90% delle più grandi città del mondo dovrà affrontare l’innalzamento del mare. Adattare le città sottoforma di sistema galleggiante, potrebbe essere un’alternativa valida?

Un tema preoccupante

L’idea della città galleggiante è nata dall’imprenditore Mark Collins Chen, diventato ministro del turismo della Polinesia francese. Preoccupato dalle minacce marine che si abbattevano sulla sua terra decise di intraprendere una strada che potrebbe rivoluzionare l’intera popolazione costiera mondiale. Decise quindi, nel 2018, di fondare la società Oceanix con lo scopo di costruire un centro urbano off – shore. Per affrontare tale progetto utopistico decise di affidare l’incarico a Bjarke Ingels, noto architetto danese.

Il progetto è stato inserito nel programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani e lo sviluppo urbano sostenibile, la New Urban Agenda del Un – Habitat. La forte partecipazione dell’ONU, a tale idea, è dovuta alla vicinanza del team di progettazione, formata da una collaborazione tra la Oceanix, il MIT Center for Ocean Engineering, BIG e altri partner, con l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

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La città galleggiante

Lo schema è facilmente descrivibile. Si tratta di un sistema che è composto da tre distinte aree: il quartiere, un insieme di quartieri forma un villaggio, un insieme di villaggi forma la città. Le città galleggianti andrebbero a sostituire le principali città esistenti sulla terra ferma, ma al largo dalle loro coste. Ovviamente, saranno capaci di resistere alle più critiche condizioni climatiche come le inondazioni, maremoti, uragani.

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Il materiale principalmente usato sarà il biorock, un materiale rivestito da calcare realizzato mettendo a contatto dei minerali sottomarini con la corrente elettrica. Questo materiale è tre volte più duro rispetto al calcestruzzo con la differenza che è capace di galleggiare. Bjarke Ingels Group ha già portato a termine i progetti dei moduli galleggianti, che hanno forma esagonale con superficie di 10.000 metri quadrati. Ogni modulo è in grado di ospitare 300 persone. Ogni modulo, o quartiere, conterrà tutti i servizi essenziali come assistenza sanitaria, una scuola, edificio sportivo, e spazi dedicati allo shopping e alla cultura.

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Un insieme di 6 di questi moduli esagonali, opportunamente distanziati, formerà un villaggio per un totale di circa 60.000 metri quadrati disponibili. Ogni villaggio sarà costruito intorno ad un porto centrale che fungerà da sistema di comunicazione tra i quartieri e tra i villaggi esterni. L’insieme di 6 villaggi si può già considerare come città, con un’estensione che va dai 300.000 metri quadrati, capace di ospitare una popolazione di più di 10.000 persone.

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Nuovo modo di pensare alle città

Questo sistema sconvolgerebbe completamente l’idea di vivere la città concedendosi, finalmente, alla sostenibilità. Per via delle condizioni del territorio, infatti, il materiale più utilizzato per le costruzioni sopra platea sarebbe il legno e il bambù, per le capacità di flessibilità e al contempo di resistenza. Grazie ai sistemi di autoalimentazione, fotovoltaici ed eolici, e al divieto di transito di auto e camion, i consumi di CO2 saranno ridotti ai minimi termini.

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All’interno della città, infatti, sarà possibile muoversi solo attraverso imbarcazioni e forse esclusivamente non a motore. Inoltre, ai confini della città galleggiante saranno istituiti degli atolli disabitati che fungeranno da base per i sistemi di alimentazione sostenibile per la città ed eventualmente come riparo in caso di mareggiate eccezionali. Una visione utopistica di urbanizzazione resiliente alle intemperie del mare, degna dell’Isola delle Rose di Giorgio Rosa.