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Palazzo dei Diamanti a Ferrara restaurato ed accessibile a tutti

I lavori per Palazzo dei Diamanti, di restauro, valorizzazione del complesso cinquecentesco ed adeguamento degli spazi espositivi, sono iniziati nel 2020. Finalmente il palazzo riapre anche al pubblico grazie alla cura e alla minuzia effettuati dallo studio di architettura Labics, guidato da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori. Lo studio vince il concorso internazionale di progettazione e si aggiudica il progetto dell’ampliamento e il miglioramento degli spazi e dei servizi del Palazzo; meraviglioso capolavoro dell’architetto estense Biagio Rossetti fa parte della cosiddetta “Addizione Erculea”, un visionario ed ambizioso progetto urbanistico concepito per il duca Ercole I d’Este.

Il concorso internazionale

Il concorso vinto a febbraio 2018 dal raggruppamento formato da Labics e 3TI progetti italia. Le fasi concorsuali erano suddivise in due parti. Inizialmente, nel 2019, fu interrotto il procedimento da parte del ministero dei Beni culturali, successivamente il progetto è stato rivisto, perfezionato e poi approvato.E’ stato effettuato un evidente ridimensionamento nel giardino retrostante, dove il progetto vincitore aveva originariamente previsto un padiglione espositivo che non è poi più stato realizzato. Diverse figure professionali hanno contribuito al progetto finale. Per le opere di restauro, per l’allestimento, per le opere paesaggistiche ed in fine per il lighting design.

Gli interventi effettuati

Il Palazzo dei Diamanti ha come interventi azioni mirate sia alla conservazione dell’edificio storico, della sua complessa spazialità, delle sue caratteristiche intrinseche. Non da meno l’adeguamento dei suoi ambienti per ritrovare un rinvigorito e più attuale spazio espositivo.

Alcune dichiarazioni dello studio Labics che afferma:

«Il progetto è mosso dalla convinzione che l’architettura, a differenza della pittura, della scultura o di altre forme d’arte, sia un’arte viva che non può solamente essere contemplata nella sua bellezza; un’arte che per continuare ad esistere debba essere fruita e, se necessario, reinterpretata. Così è sempre stato nella storia dell’architettura, fatta eccezione per la tendenza che, in tempi recenti, ha visto spesso il prevalere della logica della pura conservazione sulla possibilità di riscrittura e arricchimento dei monumenti tramandati dal passato».

Ancora aggiungono i progettisti:

«Lo stesso Palazzo dei diamanti ha avuto una storia complessa nel corso dei secoli che lo rende un meraviglioso palinsesto, fatto di ripensamenti, aggiunte successive e parti mai completate».

Crediti: Professione architteto.it

Un triplice intervento applicato

Oggetto di un primo intervento gli ambienti espositivi preesistenti: l’Ala Rossetti e l’Ala Tisi. All’interno dell’Ala Rossetti sono realizzate nuove pavimentazioni ed un terrazzo alla veneziana. Sono stati inseriti nuovi portali in ottone brunito per sottolineare una sequenza spaziale e sequenziale del Palazzo rinascimentale. Nelle sale sono inserite superfici altamente tecnologiche che nascondono tutte le dotazioni impiantistiche.  All’interno dell’Ala Tisi sono inseriti anche qui nuovi portali in ottone brunito; inoltre vi è stata una installazione di superfici altamente tecnologiche, dove sul retro sono nascoste le dotazioni impiantistiche. 

Per quanto riguarda il secondo intervento l’interesse è ricaduto sugli spazi precedentemente occupati dal Museo del Risorgimento. Gli ambienti completamente rinnovati e destinati a nuove funzioni che fungono da supporto all’attività espositiva. Inseriti per il pubblico una caffetteria, una libreria, una sala didattica ed anche uno spazio polifunzionale. I cortili interni sono diventate “stanze all’aperto”, così denominate dai progettisti; questi spazi sono stati rinnovati e integrati nel percorso che segue la linea del museo. 

Il terzo intervento riguarda la continuità dei percorsi sia all’interno sia all’esterno. I percorsi interni riguardano dei vecchi collegamenti poi interrotti in passato tra l’ex Museo del Risorgimento e il cortile principale; oggi già ripristinati. Non solo, arricchendo il percorso museale di visita si è valorizzato l’accesso attraverso la loggetta che affaccia sul cortile principale, risultando così anche un tutt’uno con l’intero complesso.

Crediti: Professione architteto.it

Un ruolo importante che svolge il giardino

Il giardino è un tipico elemento che non poteva mancare all’epoca nei palazzi italiani. Anche qui l’intervento effettuato è di grande impatto. Un collegamento tra le due ali del Palazzo attraverso una struttura lignea leggera, che attraversa il giardino, avendo come trama  le geometrie principali. Si recupera l’assetto dell’antico brolo in riquadri quadrati e rettangolari e rielabora in chiave contemporanea, l’assetto che fu nella seconda metà del Settecento. Il progetto concepito dal paesaggista Stefano Olivari.

I progettisti affermano: il nuovo collegamento tra le due ali, «la cui previsione appare già nelle stampe settecentesche di Andrea Bolzoni (1782)». L’assetto architettonico è impostato come una struttura leggera, trilitica, essenziale, realizzata in legno, parzialmente chiusa da vetrate ed arriva fino al giardino.

Il materiale della struttura è in legno carbonizzato. I tamponamenti vetrati scorrevoli proteggono il percorso nelle stagioni fredde e piovose, le stesse hanno la funzionalità che permette l’apertura completa cosicché si ripeta la continuità fisica tra il cortile rinascimentale e il giardino retrostante. Anche il giardino ha subito una riqualificazione; la configurazione “all’inglese” con gli alberi disposto senza linearità si interseca con il tracciato ortogonale dell’antico brolo. Spiegano ancora i progettisti:

«Questa coesistenza estetica di due opposte nature, regolare e irregolare, rivela la stratigrafia delle diverse epoche storiche. Due nuovi elementi completano il giardino: la quinconce (prescrizione agricola tramandataci dai trattati romani per garantire una coltivazione razionale a filari sfalsati) di lecci che crea un filtro tra il giardino e il palazzo, e lo specchio d’acqua, semplice bacino circolare, che riflette il cielo e invita il visitatore al fondo del giardino».

Alcune dichiarazioni sul restauro

Raccontano i progettisti in una nota:

«Dopo l’analisi e lo studio dei documenti antichi per distinguere le parti originali dalle superfetazioni, il primo lavoro è consistito nel verificare lo stato di conservazione dell’involucro esistente. Il progetto prevedeva infatti la rimozione delle vecchie fodere in cartongesso, poste in opera nel passato a protezione delle murature originarie». Il restauro progettato da Elisabetta Fabbri.

«Una volta operata la rimozione è emerso un quadro conservativo in alcuni casi molto fragile: alcune murature presentavano numerose e ampie lacune derivanti dalla presenza di vecchi impianti di condizionamento; altre presentavano diffuse lesioni derivanti in parte dalla vetustà del manufatto ed in parte dalla presenza di vecchie tracce non risarcite. È stato pertanto necessario procedere inizialmente con un’opera di ricostruzione delle lacune e consolidamento delle lesioni prima di procedere alle restanti lavorazioni. Lo stato di conservazione del manufatto ha richiesto numerosi interventi di “cuci e scuci”, iniezioni di malte e risarciture al fine di ripristinare la continuità muraria e garantirne un più generale risanamento».

«Insieme a questi interventi di restauro e consolidamento delle murature si è operata la demolizione di un solaio moderno (nella porzione di edificio coincidente in passato con il Museo del Risorgimento) in corrispondenza del nuovo bookshop, con l’obiettivo di recuperare la spazialità originaria a doppia altezza della sala. A tal fine è stato effettuato un importante lavoro di consolidamento della originale trave in legno. Infine durante i lavori, costantemente seguiti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, è stata ritrovata, restaurata e messa in luce una “sauna estense” risalente al Quattrocento».

Published by
Giuseppe Manzo