Come abbiamo spiegato nel precedente articolo (Mose, cos’è e come funziona), il Modulo Sperimentale Elettromeccanico è tuttora in fase di realizzazione per proteggere la Laguna di Venezia ed i suoi abitanti. Le critiche al MOSE sono aumentate esponenzialmente dopo la mareggiata del 12 novembre. Un’opera di ingegneria straordinaria che però è stata pensata negli anni ’80 e tra ritardi, problemi finanziari e scandali tangenti, entrerà in funzione dal 2021. Nel mondo ci sono molti esempi di dighe e paratoie mobili già in funzione ma vogliamo far luce sul perché è stato scelto il sistema delle paratoie mobili e cosa manca ancora per completare l’opera.
Il Mose è un sistema di paratoie mobili distribuite sulle tre bocche di porto della Laguna di Venezia, ovvero i tre varchi del cordone litoraneo che si affacciano sull’Adriatico. La Laguna è un luogo umido, di transizione tra terra e acqua ed è in perenne stato di instabilità. La morfologia che la caratterizza dipende molto dal materiale che viene trasportato e depositato dai fiumi e dall’azione delle maree. La presenza delle bocche di porto, che permettono di far comunicare la laguna con il mare, crea un ambiente salmastro che ospita una ricca biodiversità. Il 78% della superficie della laguna è caratterizzato da estesi specchi d’acqua con una fitta rete di canali di profondità variabile. All’interno dell’area lagunare sono compresi fondali, velme e barene, isole, valli da pesca, casse di colmata e litorali. Le variazioni dei livelli massimi e minimi di marea sono determinate da fattori astronomici e meteorologici. Le barene, le velme e i bassifondali, sono dunque gli ambienti più caratteristici ma anche quelli più fragili dell’ecosistema lagunare. Questi sono soggetti a variazioni di superficie a seconda delle quantità di materiale che perdono o acquistano. Se viene a mancare questo equilibrio tra consolidamento ed erosione si rischia di danneggiare irreparabilmente questo paesaggio.
È stato ritenuto necessario difendere il territorio laguna dalle acque alte sempre più frequenti e intense. Da ciò si è deciso di rispondere all’obbiettivo posto dalla legge n. 798 pubblicata nel 1984 per la difesa di tutti gli abitati lagunari. Pertanto, è stato sviluppato il sistema Mose per una valorizzazione complessiva del territorio. L’Istituto Universitario di Architettura di Venezia venne incaricato dal Magistrato alle Acque di Venezia, su prescrizione del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali espressa in Commissione di Salvaguardia, ad eseguire il progetto preliminare per individuare la soluzione più idonea di difesa dalle acque alte. Vennero dunque sviluppate tre proposte d’intervento da adattare alle tre bocche di porto con lo scopo principale di mantenere immutati il carattere e la percezione dei luoghi, nella valorizzazione della complessità ambientale, paesaggistica e storica del litorale e nel miglioramento della loro percorribilità e funzionalità. La scelta ricadde dunque sulle paratoie mobili ad immersione che rispettano l’esigenza di essere “invisibili” e dunque, di non turbare il panorama che offre la Laguna. Il modulo sperimentale elettromeccanico nacque come prototipo con il progetto preliminare del 1992 sottoposto a procedura di valutazione di impatto ambientale e ulteriori approfondimenti e test.
Oggi il Mose non è ancora funzionante e non è in grado di proteggere Venezia dall’acqua alta. Il commissario tecnico del Mose, l’Ing. Francesco Ossola ribadisce che sarà consegnato dopo il collaudo entro il 31 dicembre 2021. Allo stato attuale si ha l’opera realizzata al 93% e le paratoie sono in fase di test. Le parti meccaniche sono in fase di taratura e deve essere messo appunto il software che manovra l’impianto. Questo permetterebbe di gestire il sollevamento delle paratoie associata alla previsione della marea ed avere la piena efficienza del sistema. Oggi ancora non è possibile utilizzare l’opera idraulica nella Laguna e forzarne un utilizzo prima della conclusione di tutti i test produrrebbe benefici quasi nulli e il rischio di danneggiare le paratoie.
Nel mondo sono già in funzione numerose barriere mobili per la difesa dalle maree come le dighe mobili sul Tamigi a Londra, le dighe sulla Schelda a Rotterdam e quelle installate a San Pietroburgo e a New Orleans. Dal 2006 esiste un ente che si riunisce per lo scambio di conoscenze e di competenze nella gestione degli impianti, l’International Network for Storm Surge Barrier Managers. Lo scambio di dati ed informazioni tra gli specialisti del Mose di Venezia con quelli degli altri paesi ha permesso di adottare significative decisioni sulla sua realizzazione e pianificazione del suo funzionamento. Si tratta dunque di un esempio di dialogo tra Paesi accomunati dal problema della difesa del territorio dalle acque.
Come sostiene l’Ing. Alberto Scotti, ideatore del Mose, si tratta di una grande opera idraulica, impianto unico al mondo che va testato in ogni sua singola componente e successivamente per gruppi di componenti. Il Modulo è un sistema complesso ancora in fase di costruzione e di test per la raccolta di informazioni. Attendiamo dunque la sua messa in funzione per proteggere finalmente la Laguna di Venezia, il suo patrimonio e la biodiversità che la caratterizza.