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A Pomigliano D’Arco Museo dell’Industria e del Motore

L’Amministrazione Comunale di Pomigliano D’Arco lancia un bando interessante e legato alla terra famosa per la sua storica industria meccanica; il Museo dell’Industria e del Motore.

“Una struttura museale negli Spazi ex Arveco per accogliere le collezioni, e un allestimento di percorsi divulgativi volti a valorizzare la tradizione e la produzione di motori, veicoli e relativi componenti per il trasporto aereo, su gomma e su ferro”.

I vincitori del concorso

Gli architetti che hanno vinto il concorso sono: Sossio De Vita, Giuseppe Parisi e Giuseppe Chiariello. L’intervento proposto dagli architetti riguarda un’idea di rigenerazione urbana totale in grado di restituire quella patina storico/identitaria legata a Pomigliano; l’industria ha avuto un grosso peso sia antropico che urbano che indubbiamente ha segnato le sorti del paese.

L’impostazione planimetrica è a forma di anello e rimanda alla vecchia scuola tecnica; infatti l’edificio storico è inglobato con il nuovo costruito formato da volumi semplici, essenziali ma iconici; la nuova architettura rimanda a quella del novecento, un carattere industriale e geometrico che richiama proprio quella cultura operaia ed industriale.

Gli architetti hanno voluto ricreare un nuovo ambiente museale, non il solito ambiente statico e classico contenitore da esposizioni. Lo hanno definito “dinamico” cioè in grado di interagire con i fruitori attraverso laboratori ed ambienti espositivi ibridi dove conoscenza e curiosità possono prolifere. Il Museo dell’Industria e del Motore donerà all’intero paese una nuova veste di carattere socio-culturale in cui ognuno può entrare e scoprirne i contenuti. Anche l’impostazione architettonica porta ad invogliare il visitatore, la forma della facciata accentua l’ingresso e lo evidenzia rispetto alla struttura complessiva.

museo dell’industria e del motore
Crediti: professionearchitetto.it

Un mix tra passato e presente 

L’edificio preesistente in cemento armato è posto al centro come richiamo ai vecchi valori del luogo; una copertura a volta sovrasta gli ambienti che ne richiamano il passato di architettura industriale del novecento. D’altro canto i nuovi volumi rappresentano una contrapposizione con il nuovo mantenendo la giusta relazione. Lungo i quattro lati si dispongono le nuove costruzioni caratterizzate da una struttura metallica, anche qui esiste un gioco di contrapposizione con i materiali.

La planimetria concentrica permette di aprire degli spazi eclettici e polifunzionali; uno specchio d’acqua, essenze vegetali, aree espositive en plain air e al centro il nucleo storico che funge da contenitore di laboratori, auditorium e spazi misti  per l’apprendimento. Presente anche una corte interna che funge da spazio multidisciplinare adibito ad eventi all’aperto.

Il piano terra è adibito agli spazi per l’accoglienza, al bookshop e alla caffetteria, nonchè ai servizi per i visitatori, gli uffici del personale, il corpo scala e l’ascensore. Proprio qui si colloca anche il posto per depositi destinati ad accogliere oggetti e reperti legati all’industria dei motori. Protagonisti assoluti del museo hanno una loro centralità progettuale proprio come se fosse un’estensione del museo, patrimonio condiviso e attivo.

Aspetto sostenibilità

L’aspetto industriale e consumistico non deve però trascurare l’aspetto sostenibilità; ulteriore attenzione vi è anche dal punto di vista della eco-compatibilità, che vede l’adozione dei principi di architettura NZEB (nearly zero energy building) attraverso strategie bioclimatiche e anche grazie alla piantumazione di essenze vegetali per sensibilizzare l’utenza sul tema del rispetto dell’ambiente. Un aspetto che i progettisti non hanno potuto farne a meno di considerarlo anch’esso centrale all’intera realizzazione.

Inoltre anche lo spazio di mezzo tra i volumi contribuirà a definire un comportamento passivo dell’edificio, attraverso una ventilazione naturale dell’intera struttura “a piastra”. Ci saranno anche i cosiddetti tetti-giardino, copriranno i nuovi volumi ed aiuteranno la regolazione della temperatura riducendo le isole di calore che si creano in piena estate. Un tetto-giardino è in grado, grazie alla sua composizione strutturale-morfologica ben studiata, di trattenere l’acqua piovana; grazie alla naturale funzione di assorbimento da parte delle piante che naturalmente hanno questo compito “fitodrenante” e alla ritenzione idrica del substrato annesso alla stratigrafia e al successivo strato drenante formato da ciottoli con granulometrie differenti e ben congeniate.

Grazie a questo meccanismo emulato dai naturali comportamenti dei fenomeni che accadono in natura, il flusso dell’acqua piovana che varia di portata ed intensità in base alle stagioni ed ai fattori climatici esterni; arriva verso l’impianto di fognatura e in questo modo risulta di conseguenza ritardato e rallentato per poi risultare l’acqua più pulita.

museo dell’industria e del motore
Crediti: professionearchitetto.it

La storia narrata dall’architettura

L’anima e lo spirito del Museo del motore e della macchina di Pomigliano D’Arco sono da scoprire insieme al percorso espositivo. Gli spazi non sono rigidi e categorizzati, il percorso non è definito ed obbligato; gli spazi espositivi sono delle “isole”, cioè aree espositive senza una conseguenzialità ma non senza un senso logico . Alcune sale ospiteranno i reperti esposti su piedistalli o basamenti, così da consentire al visitatore di girare intorno all’opera per poter avere una visione completa a 360° e quindi avere una piena percezione di ciò che si sta visitando, sotto ogni aspetto. Ogni esposizione temporanea può usufruire di spazi cangianti, mutevoli ed adattabili alle più esigenza. Gli architetti hanno ben pensato di non costringere spazi e non gerarchizzare nessuna area, l’idea è proprio quella di rendere gli ambienti “democratici” e sicuramente meno “impostati” rigidamente.

L’ideologia degli spazi interni

Le ampie vetrate che filtrano la luce naturale fungono da proiettori sul museo che ha tanto da raccontare e mostrare attraverso ogni singolo oggetto che trasuda storia, tempo e personalità. Gli interni ricchi di storia della città di Pomigliano d’Arco sono disposti in modo tale da ricreare quel carattere narrativo di un luogo che vuole aprirsi al visitatore e accompagnarlo durante un’ esperienza totalizzante. Il carattere industriale con cimeli, reperti e fotografie storiche, tra un mix di pannelli e teche che custodiscono un ricordo di un’epoca non tanto lontana cronologicamente ma che sembra davvero un periodo remoto da ogni cognizione spazio-temporale.

Di fianco alla galleria espositiva ci sono i famosi ambienti flessibili che si rendono eclittici a loro modo per ogni tipo di esposizione. All’interno delle sezioni gli ambienti sono scanditi da forme geometriche regolari che come dei moduli si adattano e si vestono di ogni esigenza.

Anche l’aspetto innovativo non è trascurato; proprio per quel principio di contrapposizione che dicevamo all’inizio, non manca l’aspetto innovativo e tecnologico; proprio come i nuovi musei all’interno sono previsti spazi adibiti alla funzione di realtà aumentata, con dispositivi di ultima generazione in grado di coinvolgere completamente il pubblico.

Crediti: professionearchitetto.it