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Ponte Morandi, cosa dice l’ultima perizia

Sono ormai passati quasi due anni e mezzo dal crollo del Ponte Morandi. Dal 14 Agosto 2018 ci sono stati molti strascichi giudiziari per comprendere le cause e le colpe di tale tragedia. L’ultimo atto si chiuso pochi giorni fa, col deposito dell’ultima perizia intenta a stabilire le cause del crollo.

Il ponte con la campata mancata, da repubblica,it

La perizia è il documento più importante sul ponte Morandi

Il documento è stato redatto da quattro periti: Gianpaolo Rosati, Stefano Tubaro, Massimo Losa, Renzo Valentini (tutti e quattro ingegneri e docenti universitari, due a Milano e due a Pisa). Esso è lungo 476 pagine, divise in 14 capitoli, e risponde a 40 quesiti. Lo analizzerà dal giudice per le indagini preliminari, Angela Nutini.

Lo stato di degrado, da repubblica.it

Il documento è ad oggi il più importante prodotto per chiarire le cause della tragedia. Nel suo tentativo di determinare quanto successo al ponte prima del 14 agosto 2018 e nei momenti del crollo, la relazione parla infatti di un processo di corrosione che era in corso da anni. Secondo i periti si sarebbe dovuto e potuto individuare tale processo. Così non è stato a causa di una scarsa manutenzione e attenzione ai segnali in merito.

Maggiori dettagli sullo stato del ponte

Sono molti gli estratti resi pubblici della perizia. Secondo i periti:

La causa scatenante il crollo è la corrosione della parte sommitale del tirante della pila 9, che ha mostrato un’evidente e gravissima forma di corrosione nella zona di attacco con l’antenna.

Tale corrosione sembra abbia avuto luogo in zone di cavità e mancata iniezione formatesi nella costruzione del ponte. Hanno stimato che tale porcesso sia cominciato sin dai primi anni di vita del ponte e sia progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo. Ciò ha determinato un’inaccettabile riduzione dell’area della sezione resistente dei trefoli che costituivano l’anima dei tiranti, elementi essenziali per la stabilità dell’opera.

Il crollo, da larepubblica.it

La perizia sul crollo del ponte Morandi ha poi portato alla luce altre criticità. Risulta infatti che dal 1993, all’atto dell’ultimo concreto intervento di manutenzione del ponte, non siano stati eseguiti interventi che potessero arrestare il processo di degrado in atto. In più non sono stati nemmeno eseguiti interventi di riparazione dei difetti presenti nelle estremità dei tiranti che, sulla sommità del tirante Sud-lato Genova della pila 9 erano particolarmente gravi. La gravità della situazione è che, secodno i periti, se tali operazioni fossero state svolte, si sarebbe, molto porbabilmente, potuta evitare la tragedia.

Subito dopo il crollo, da adnkronos.it

I problemi alla base

I veri problemi però, non risedono solo nella manutenzione. Sono stati infatti, riscontrate gravi carenze progettuali, di costruzione e di collaudo. Dalla perizia risulta infatti, che cause profonde del crollo possono individuarsi in:

  • carenze progettuali, che non avevano tenuto conto in modo adeguato dei particolari costruttivi, con riferimento alla difficoltà di eseguire i getti in presenza di interferri molto ridotti;
  • mancanza di specifiche tecniche adeguate sulle guaine dei cavi e sulle modalità di iniezione;
  • difetti costruttivi in fase di realizzazione;
  • carenze dei controlli in fase di costruzione da parte della direzione dei lavori e della commissione di collaudo in corso d’opera;
  • mancata esecuzione di indagini specifiche (demolizioni localizzate in corrispondenza delle estremità dei tiranti) necessarie per verificare lo stato dei trefoli dei gruppi primari, così come era stato raccomandato sin dal 1985;
  • assenza di interventi di restauro o di riparazione, che avrebbero dovuto essere eseguiti nel tempo per riparare il tirante difettoso.

La posizione dell’ingegner Morandi nella perizia sul ponte Morandi

Nonostante le accuse mosse verso la porgettazione, l’ingegner Morandi è esente da colpe. Il documento infatti spiega che sono state trascurate negli anni le indicazioni dello stesso ingegner Morandi. In particolare ci si riferisce al degrado degli acciai che Morandi (il progettista da cui il ponte aveva preso il nome) aveva posto attenzione al rischio di corrosione dei cavi.

Il ponte oggi, da openonline.it

Non molto dopo l’inaugurazione del ponte, avvenuta nel 1967, sia tecnici del gestore sia lo stesso Morandi avevano evidenziato un già diffuso stato di ammaloramento e proposto modifiche di intervento.

La colpa di chi è?

La colpa ricade, con ogni probabilità, su chi doveva occuparsi della manutenzione del ponte. Infatti tali soggetti avrebbero dovuto conoscere adeguatamente come l’opera fosse costruita. Dovevano valutare la rispondenza con i documenti progettuali. Ciò avrebbe permesso di individuare il grave difetto costruttivo nell’ultimo tratto del tirante, in corrispondenza della sommità dell’antenna, consentendo di prevedere e tenere sotto controllo il processo di degrado.

I robot, da adnkronos.it

Cosa accadrà a fronte della redazione della perizia sul ponte Morandi

Tale perizia non è stata la prima ad evidenziare tale porblematiche. La prima è stata deratta nel’agosto 2019. Essa già aveva evidenziato difetti strutturali e assenza di manutenzione. La perizia, in altre parole, è una prova a tutti gli effetti, anche se il processo vero e proprio non è ancora iniziato e si è solo alla fase delle indagini preliminari. La discussione in aula è fissata per il primo febbraio 2021.

Published by
Mariano Iengo