Ponte sullo Stretto: sicuri che i benefici siano maggiori dei rischi? | Il nuovo studio è a dir poco allarmante
Un nuovo studio sulla fattibilità del Ponte sullo Stretto di Messina fa venire i dubbi agli esperti. Ecco di cosa stiamo parlando.
La costruzione di un ponte che colleghi la Sicilia alla Calabria è un progetto che ha radici lontane e ha sempre suscitato interesse, dibattiti e controversie. Si tratta di un’idea che ha attraversato diverse epoche e governi, con l’obiettivo ambizioso di creare un collegamento fisico tra l’isola e il continente, rendendo più agevoli gli spostamenti e contribuendo allo sviluppo economico della regione.
Fin dall’antichità, l’idea di un ponte sullo Stretto di Messina ha affascinato ingegneri, architetti e politici. Nel corso dei secoli, si è passati da proposte fantasiose a veri e propri piani di fattibilità, con un’alternanza di entusiasmi e battute d’arresto. Durante il periodo moderno, la tecnologia ha reso possibile immaginare strutture sempre più complesse e imponenti, ma le difficoltà tecniche, economiche e geologiche hanno spesso rallentato il processo.
A partire dagli anni ’80, il progetto ha preso forma in modo più concreto, con studi approfonditi, concorsi internazionali e la creazione di società appositamente incaricate di gestire la pianificazione e la costruzione del ponte. Tuttavia, l’instabilità politica e le preoccupazioni legate all’impatto ambientale e sismico dell’opera hanno fatto sì che la realizzazione venisse costantemente rinviata.
Negli ultimi decenni, il tema è tornato più volte all’attenzione pubblica, con alcuni governi che hanno rilanciato la realizzazione del ponte come priorità, mentre altri hanno preferito concentrarsi su interventi più circoscritti e mirati. Tuttavia, nonostante i vari studi di fattibilità e i progetti ingegneristici presentati, il ponte rimane ancora un’opera incompiuta.
Gli ultimi sviluppi e gli studi geologici
Uno degli aspetti più dibattuti riguarda la sicurezza sismica dell’area dello Stretto di Messina. Recenti studi condotti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) hanno infatti evidenziato l’importanza di approfondire la geologia dei fondali marini e delle zone circostanti.
Questa necessità deriva dall’attività eruttiva e tettonica registrata nella zona, in particolare verso sud, al largo dell’Etna, dove i movimenti della crosta terrestre stanno progressivamente separando la Calabria dalla Sicilia.
Nuove scoperte sul fondale marino
L’ultimo studio del Cnr ha acceso un ulteriore campanello d’allarme. Le ricerche condotte nell’ambito della campagna oceanografica “Sirene” hanno rivelato l’esistenza di numerose faglie attive e un’intensa attività vulcanica sotto i fondali dello Ionio meridionale.
Gli scienziati hanno osservato movimenti di allontanamento tra le coste e fenomeni vulcanici, che sollevano preoccupazioni sulla stabilità dell’area in cui dovrebbe sorgere la Grande Opera.