Architettura

I portici di Bologna candidati Patrimonio dell’Unesco

Il 20 Gennaio scorso, il Consiglio direttivo della Commmissione nazionale italiana per l’Unesco ha ufficialmente candidato i portici di Bologna alla lista del Patrimonio Mondiale. Quest’evento giunge al culmine di un’incredibile opera di coesione (ve ne abbiamo parlato qui) fra le istituzioni più rappresentative della città, come Università, Biblioteche e i Musei, fonte di documentazione e conoscenza sulla storia della città, che è sfociata in questa candidatura. Il responso sarà comunicato a Parigi nel 2021, nel frattempo il capoluogo emiliano festeggia un grande risultato per degli elementi architettonici diventati simbolo della città.

I portici di Bologna: simbolo della città

Ad oggi, coprono una lunghezza di 62 km, di cui 42 nel solo centro storico. Risalenti all’alto Medioevo, i portici di Bologna nacquero in maniera pressoché spontanea, come una proiezione (all’inizio abusiva) di edifici privati su suolo pubblico al fine di aumentare gli spazi abitativi, in virtù di un sempre più pressante sovraffollamento della città. I primi interventi di ampliamento delle abitazioni, inficiarono sulla loro volumetria complessiva, aumentata ampliando i piani superiori con la creazione di sporti in legno sorretti dal prolungamento delle travi portanti del solaio e, in caso di forte sporgenza, da mensole, dette “beccadelli”.

I portici di giorno, da ilrestodelcarlino.it
I portici di sera, da visitbologna.it

Con il tempo gli sporti aumentarono in grandezza e fu necessario costruire colonne di sostegno dal basso affinché non crollassero, realizzando, così, i portici. Sin da subito, si percepì che questi portici fossero più di semplici opere di abusivismo edilizio, infatti, offrivano riparo dalle intemperie e dal sole, permettendo di percorrere le strade con qualsiasi condizione atmosferica. Inoltre, costituivano anche mezzo per l’espansione di attività commerciali e artigiane, e rendevano meglio abitabili i pianterreni, isolandoli dalla sporcizia e dai liquami delle strade, passando così, da mero “espediente architettonico” ad essere i portici di Bologna candidati a patrimonio dell’Unesco.

Prospettive, da travelfear.it

Il dossier della candidatura

Nel dossier della candidatura sono contenuti: il portico di San Luca, quello di Santa Caterina, via e piazza Santo Stefano, il Baraccano, via Galliera e via Manzoni, Via Zamboni, i portici del Pavaglione e di Piazza Maggiore, il portico della Certosa, via Farini e Piazza Cavour, il quartiere Barca, l’edificio del Mambo-Museo di arte moderna e Strada Maggiore. Si contano 12 elementi, o meglio tratti, selezionati nell’ambito dei 62 chilometri di portici della città, localizzati sia al centro che nelle aree più periferiche.

Da considerare, come già detto, che 42 chilometri si trovano solo nel centro storico. Il ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, ha dichiarato: “Veramente una bella notizia per Bologna e per l’Italia. I portici sono straordinari e unici e sono sicuro che con la loro bellezza conquisteranno il mondo. Questa candidatura è motivo di orgoglio anche perché nata grazie a una forte sinergia tra le istituzioni e la società civile ed è sentita e sostenuta da tutta la comunità bolognese”

Al di là del singolo evento, è importante sottolineare il messaggio che esso porta con sé: nell’epoca delle innovazioni tecnologiche, il portico si estrinseca nel suo valore universale di elemento architettonico, ma al contempo identitario della cultura italiana custode di un patrimonio architettonico immenso.

Uno scorcio di porticato, da Unibomagazine
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Mariano Iengo