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Il Forest Green Rovers è la squadra cittadina di Nailsworth, un paesino di quasi 5.000 abitanti nell’Inghilterra sud-occidentale. Essendo un club modesto non è di certo famoso per i suoi risultati sportivi, ma anni fa è balzato alle cronache per essere diventato il primo club vegano, promuovendo allo stadio un menù esclusivamente vegan che rimuoveva completamente carne, pesce e anche il latte di mucca. Adesso però il suo presidente Dale Vince vuole rendere ancora di più il Forest Green Rovers il club più eco-friendly del mondo, attraverso la realizzazione di un piccolo stadio realizzato quasi esclusivamente in legno. È stato quindi indetto un concorso al quale un po’ a sorpresa, data la stranezza del progetto e la piccola realtà di Nailsworth, hanno partecipato più di 50 studi tecnici da tutto il mondo. Pochi giorni fa è stato rivelato il vincitore, e si tratta men che meno dello studio Zaha Hadid Architects, di cui abbiamo già parlato su queste pagine (La stazione marittima di Salerno di Zaha Hadid).

Lo stadio sarà realizzato vicino alla città mercato di Stroud e sarà il vero e proprio fulcro del cosiddetto Eco Park, un progetto da 100 milioni di sterline che comprenderà 100 acri di campi di allenamento, strutture sportive multidisciplinari, un centro di ricerca scientifica per lo sport e un parco tecnologico, il tutto rigorosamente green.

Il primo stadio completamente in legno
zaha-hadid.com

La più grande particolarità di questo stadio però è che sarà realizzato quasi interamente in legno, dando vita ad un design unico al mondo nel suo genere. Il motivo della scelta di questo materiale è semplice ma allo stesso tempo rappresenta una novità assoluta in questo campo. Prima di tutto è un materiale che troviamo in natura, non ha bisogno di processi di produzione per essere realizzato come i materiali artificiali, e inoltre c’è una netta riduzione delle emissioni di carbonio nell’atmosfera durante la costruzione: basti pensare che tre quarti dell’impatto di un comune stadio in fatto di emissione di carbonio deriva proprio dalla sua costruzione. Ma soprattutto è un ottimo materiale strutturale: è molto più leggero del cemento e dell’acciaio e ha un’efficienza prestazione molto simile a quella dell’acciaio. È un ottimo isolante termico, acustico ed elettrico e ha importanti proprietà in caso di sisma.

Il primo stadio completamente in legno
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Inoltre bisogna sfatare la pericolosità del legno in caso di incendio. È un materiale che invece, al contrario dell’opinione pubblica, ben resiste al fuoco, con una Classe di Resistenza al Fuoco (REI) pari o a volte maggiore ai materiali normalmente adoperati per le costruzioni, come muratura e calcestruzzo. Questo è dovuto al processo di carbonatazione del legno che si innesta sopra i 240° C, un fenomeno che colpisce solo lo strato esterno dell’elemento, che protegge come uno scudo il fulcro interno e impedisce quindi alla sezione resistente di ridursi.

Lo stadio sorgerà direttamente dal terreno, quasi a voler dare l’impressione di un elemento che ha lì le sue radici da sempre non andando a turbare l’equilibrio naturale, attraverso incastri tra massicci pilastri e travi in legno. Il tetto sarà formato da travi a sbalzo ricoperte da una membrana trasparente che permetterà al manto erboso di crescere naturalmente, ridurrà le ombre forti per i giocatori e gli spettatori e ridurrà l’impatto volumetrico dello stadio da viste lontane del paesaggio circostante. La vicinanza degli elementi strutturali dello stadio gli uni agli altri è stata determinata anche per consentire la realizzazione di terrazze a sedere a partire da questi elementi in legno.

Il primo stadio completamente in legno
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Il design dello stadio incorpora la crescita futura del club. Infatti esso è stato progettato per 5.000 posti a sedere, ma la sua capienza può essere raddoppiata senza costi aggiuntivi sui lavori in caso di successo del club.

Il primo stadio completamente in legno
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Il nuovo stadio del Forest Green Rovers e l’Eco Park si propongono quindi un obiettivo importante, quello di essere “carbon neutral”, dimostrando che l’architettura sostenibile può essere contemporaneamente dinamica e bella. Ci riusciranno?