Quando Bologna era ricca di corsi d’acqua: il ruolo storico del Canale di Reno

La storia del Canale di Reno (Canali di Bologna foto) - www.buildingcue.it
Il cuore pulsante della Bologna medioevale: il Canale di Reno ha da sempre ricoperto una funzione strategica fondamentale
La Chiusa di Casalecchio e il Canale di Reno rappresentano alcuni degli elementi dal valore storico più importanti dell’intera città di Bologna e dintorni, in quanto tra i principali esempi dell’architettura urbanistica già a partire dall’epoca medioevale. Le origini della costruzione della chiusa risultano risalire addirittura all’XI secolo, quando pare che il fiume Reno possedesse già un’interruzione all’altezza di Casalecchio.
Le prime fonti storiche documentate che ne accertano la presenza sono datate 1191; all’interno della documentazione rivenuta viene fatto riferimento alla costruzione di una pescaia proprio lungo il corso renano, ad opera dei Ramisani, il cui nome deriva direttamente dal fiume Reno. Nel 1250 fu direttamente il Comune ad ordinare la costruzione della prima chiusa in muratura, che dovesse sostituire quella precedentemente realizzata in legno.
La sua ultimazione avvenne soltanto nel 1278, anche se le continue piene del fiume Reno e la sua azione erosiva, ne minacciarono immediatamente la stabile tenuta, provocando danneggiamenti decisamente frequenti. Opere di manifestazioni che si susseguivano rapidamente, fino ad un importante intervento di restauro nel corso degli anni ’90 del 1200, che portò ad una vera e propria ridefinizione del progetto.
Una storia secolare che, nonostante i manufatti non siano più chiamati a svolgere i ruoli per cui erano stati progettati, prosegue ancora oggi. La chiusa di Casalecchio e il canale di Reno restano in attività e la loro preservazione e manutenzione è affidata all’omonimo consorzio, istituito addirittura nel XVI secolo.
Gli interventi durante l’età contemporanea
Sul finire del 1800, l’alta valle del Reno fu coinvolta in un terribile nubifragio, che causò danni significativi direttamente alla chiusa, distruggendo, di fatto, la spalla sinistra dello sbarramento. Gli interventi che ne seguirono riuscirono ad articolarsi nel corso di un periodo di tempo estremamente contratto, rendendo nuovamente disponibile la chiusa nel corso di appena cinque mesi. La ricostruzione riguardò anche un prolungamento del manufatto, che arriverà proprio a seguito di quest’opera, a misurare complessivamente 264,60 metri nella sua traversa principale, esattamente come appare odiernamente.
Il XX secolo, rappresentò un fondamentale punto di svolta, con la progettazione di numerosi interventi da parte dell’architetto Giordani. L’area rimaneggiata è contraddistinta da due paraporti o scaricatori di fondo, la cui funzione è la regolazione idraulica, oltre che l’eliminazione dei materiali esterni che si inseriscono nell’alveo. Gli sfioratori, invece, consentono di scaricare le acque fluviali in eccesso direttamente nell’alveo. Nel corso del ‘900, a seguito del secondo conflitto mondiale, una parte della struttura risultava compromessa a causa di bombardamenti aerei; la procedura di ricostruzione si completò attorno al 1946, con il rivestimento in lastre di trachite dell’area coinvolta.

Il percorso del canale e gli sviluppi odierni
Tra gli scorci più significativi che il canale di Reno attraversa c’è la Croce di Casalecchio, fino a giungere direttamente nel territorio del Comune di Bologna, dove si articola prevalentemente nelle aree sotterranee del centro città, ritrovando la luce del cielo per un breve tratto nello spicchio di città compreso tra via della Certosa e via delle Tofane. A partire da via Riva di Reno, il canale presenta una complessa diramazione sotterranea, rimasta praticamente invariata sin dall’epoca medioevale; i differenti condotti servivano per permettere una distribuzione dell’acqua in modo equo ai lavoratori che ne necessitavano per svolgere le proprie attività produttive. Sono numerosi i manufatti architettonici che si incontrano lungo il corso del canale, come lo scivolo sito nel punto che corrisponde all’attuale via Righi, compresa tra via Irnerio e il centro della città; lo stesso, serviva per permettere agli animali, equini e bovini nello specifico, di potersi abbeverare, nonché di essere lavati. Un altro esempio in merito sono le paratoie trasversali, che servivano per indirizzare l’acqua verso i mulini.
Comprendiamo, dunque, come la presenza del canale di Reno fosse fondamentale per lo svolgimento delle mansioni della Bologna medioevale e non solo. L’acqua fluviale permetteva il proseguimento di attività lavorative quali cartiere, peschiere, concerie, mulini, filande e segherie, soltanto per citarne alcuni. Il tutto sino a raggiungere il sostegno della Bova, che durante il Medioevo rappresentava la sede del porto fluviale del Maccagnano. Il lavoro svolto odiernamente dal Consorzio Canali di Bologna ha permesso la ‘riemersione’ del canale di Reno, che dopo oltre 70 anni è tornato a scorrere alla luce del sole. Nonostante l’obiettivo del Consorzio stesso fosse stato messo a dura prova dall’alluvione che ha riguardato l’intera Emilia-Romagna durante lo scorso ottobre 2024, con impegno e costanza è stato possibile raggiungerlo. Inoltre, a partire dal 6 febbraio, anche il tratto che attraversa il cuore pulsante della città, sotto via Piella, ammirabile dall’iconica finestrella, è tornato nel pieno della sua attività, pronto per essere contemplato dai visitatori della ‘Dotta’.