Quartieri dei 20 minuti, i progetti urbani nell’era del covid-19
Il covid-19 ha cambiato profondamente il nostro modo di vivere la quotidianità e specialmente il modo di considerare gli spazi circostanti e le distanze. Durante il lockdown, l’esigenza di avere tutto nelle vicinanze, nel raggio di poche centinaia di metri, era indispensabile. Da questo concetto è nata (molto prima dell’avvento della pandemia) l’idea dei quartieri dei 20 minuti, dove tutto è accessibile in pochi passi o pedalate.
Non riguarda solo ciò che è necessario, ma anche il lavoro e il divertimento. Si nota, dunque, come il progetto sia anche green e in pieno rispetto dell’ambiente, favorendo passeggiate a piedi o in bicicletta, piuttosto che l’utilizzo di mezzi di trasporto. Ogni comunità è valorizzata, anche i luoghi di periferia. E in questo modo si decongestionano le grandi città e si riduce l’inquinamento.
I principi base dei quartieri dei 20 minuti
Secondo alcune ricerche, le persone sono disposte a camminare al massimo per 20 minuti per soddisfare le loro esigenze localmente, che possono includere anche scuole, servizi medici o centri commerciali. I quartieri dei 20 minuti precisamente si riferiscono ad una distanza massima di 800 metri percorsa all’andata e 800 metri al ritorno, oppure 10 minuti più altri 10 minuti ancora.
Vediamo i must alla base dei quartieri dei 20 minuti:
- Essere sicuri, accessibili e ben collegati per pedoni e ciclisti per ottimizzare il trasporto
- Offrire spazi pubblici e aperti di alta qualità
- Fornire servizi e destinazioni che supportano l’economia locale
- Facilitare l’accesso a trasporti pubblici di qualità, che colleghino le persone a posti di lavoro e servizi di ordine superiore
- Avere densità abitative tali da rendere sostenibili i servizi e i trasporti
Com’è nata l’idea dei 20 minuti?
L’idea è originaria di Portland, in Oregon (USA), dove il Portland Plan vuole che entro il 2030 il 90% dei cittadini possa avere tutto ciò di cui ha bisogno a 20 minuti. Successivamente il progetto si è esteso anche altrove, come con il Plan Melbourne 2017-2050 in Australia sotto il nomedi 20-minute neighbourhoods. Ciò che li accomuna è la strategia di pianificazione metropolitana per gestire la crescita e il cambiamento delle città nei prossimi decenni, con un’attenzione particolare ad incorporare il concetto dei quartieri dei 20 minuti nei principali progetti infrastrutturali.
Altri esempi
In Europa, in passato, sono state avanzate delle proposte simili, accantonate e poi tornate all’attenzione proprio grazie alla situazione di emergenza sanitaria. Un esempio è La Ville du quart d’heure (città del quarto d’ora) a Parigi, descritta da un diagramma simile al cerchio dell’Uomo Vitruviano di Leonardo. In questo caso, molta importanza viene data all’aspetto tecnologico e al coworking di quartiere. Infatti, l’esigenza dello smart working ha portato alla luce le problematiche relative ai disagi tipici del pendolarismo per lavoro, e non solo.
Attraverso la decentralizzazione della città, ogni zona riacquista la sua dignità e torna ad essere più a misura d’uomo. Infatti, nei quartieri dei 20 minuti le abitazioni sono tutte diverse e a buon prezzo e c’è molto verde. Ci sono campi da gioco, scuole, ospedali, strutture sportive e negozi. È la persona al centro dell’attenzione, non la città. Questo non vuol dire che non bisogna spostarsi più al di fuori della propria zona di residenza. Bisogna puntare a migliorare ogni singola realtà, che specialmente dopo quello che abbiamo vissuto è di vitale importanza.