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Renzo Piano: quanto costano le sue opere?

Spesso ci chiediamo quanto siano onerose le grandi opere progettate da un’Archistar, probabilmente non sappiamo che le cifre sono da capogiro, per intenderci a sei zeri. Non immaginiamo però che oltre la firma del grande architetto si celano menti che disegnano e progettano ad altissimi livelli. Renzo Piano ha fondato lo studio “Renzo Piano Building Workshop” a Genova nel 1985, successivamente ha aperto sedi a Parigi e Osaka; l’architetto si circonda di altissime figure che riunite si occupano dell’intero iter gestionale e progettuale di un’opera architettonica. Architetti, ingegneri e progettisti, ma non solo; l’idea nasce per coniugare un approccio metodologico e progettuale condiviso e variegato, questa probabilmente è una delle chiavi del successo.

L’inizio della notorietà

Renzo Piano inizia la sua scalata verso il successo nel 1971. Con Rogers e Franchini vince il concorso per il Centre Pompidou a Parigi. Non solo vince il concorso ma lancia con il suo progetto il Manifesto del cosiddetto High-Tech in architettura. Si stima che nell’intero ciclo di vita il Centro abbia raggiunto il totale di circa 180 milioni di visitatori.

Quanto costa un progetto a firma Renzo Piano?

Quando c’è molto denaro a disposizione per gli investimenti allora ci si rivolge all’azienda di Piano. Un’istituzione o un individuo decidono di investire una grande somma per una costruzione che gli garantirà quanto meno un pezzo unico di architettura; non solo ma grazie anche ad opere di rigenerazione di edifici o meglio ancora interi quartieri si riesce a dare un impulso generale all’intero sistema in cui sorge l’opera. Ad esempio lo Shard di Londra, detto in italiano “La scheggia” è una delle opere più famose dell’architetto e uno dei grattacieli più visitati al mondo. La costruzione è iniziata nel 2009 ed è stata completata nel 2012 per un costo di 435 milioni di sterline nel Regno Unito. Ad oggi è un grande simbolo nel tessuto urbano Londinese.

Parlando di numeri e cifre, possiamo solo sognare attorno alle opere di Renzo Piano. Ha dichiarato un fatturato di 1,86 milioni di euro nel 2021 e il suo studio è al terzo posto in Italia. Dietro lo studio Lombardini22 da 18 milioni di fatturato e il progetto CMR da 12,8 milioni di fatturato, vediamo la figura di Renzo Piano con un fatturato che raggiunge i 12,5 milioni di euro.

Un altro progetto molto importante è il Ponte Morandi. Impregilo (attuale webuild), Fincantieri e Italferr hanno lavorato per dare nuova vita a questo viadotto strategico e storico. Il progetto costato 230 milioni di euro, sbaragliando rivali come Calatrava, altro architetto Archistar di fama mondiale. Il ponte crollato nel 2018, aveva bisogno di essere rilanciato per risollevare il morale della città di Genova ma anche dell’intera nazione. Il progetto è custodito in una cassaforte, proprio come un tesoro, nelle mani di Renzo Piano.

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Renzo Piano architetto

Renzo Piano nasce a Genova nel 1937 da una famiglia di costruttori edili, da cui erediterà sicuramente la passione per le costruzioni in generale. Considerato uno degli architetti più famosi del nostro tempo ha fatto esperienza, durante gli studi universitari di Architettura, a Filadelfia e Londra; soprattutto l’esperienza londinese sarà decisiva per la sua formazione. Laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1964, pochi anni dopo Jean Prouvé lo nomina presidente del comitato di programma del Centre Georges Pompidou, da qui inizia una poliedrica campagna lavorativa internazionale che durerà più di mezzo secolo. Considerato uno degli architetti di maggior successo e “una testimonianza dell’italianità nel mondo dopo la morte di Aldo Rossi”, secondo alcuni critici.

Il momento catartico per la sua carriera è la vittoria del concorso per costruire il Centro Georges Pompidou, a Parigi. Da qui inizia la sua carriera. Renzo Piano insieme a Richard Rogers e Gianfranco Franchini, vincono e sbaragliano la concorrenza. Il progetto rimane ancora oggi nei libri di storia come un esempio rivoluzionario e manifesto rappresentativo del movimento high-tech.

La collaborazione con Rogers (architetto italo-londinese) dura dal 1971 al 1977; successivamente Piano ha collaborato con molti altri architetti e ingegneri illustri (Rice, Fitzgerald, Makowsky). La sua architettura è poliedrica: dai padiglioni fieristici agli interventi di recupero di strutture storiche, dagli studi di materiali e processi alla progettazione di imbarcazioni e arredi. Ad oggi l’architettura di Piano non è riconducibile ad alcuna “scuola”, corrente o stile, non sposa o appoggia nessuna teoria o maniera di porsi rispetto al progettato.

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Opere internazionali e nostrane

Dal Padiglione italiano dell’Expo ‘70 ad Osaka, al già citato Centre Pompidou di Parigi (1977), molte delle opere realizzate con lo studio Renzo Piano Building Workshop (formato a Genova nel 1985, con successive sedi a Parigi e Osaka), in cui sono riuniti architetti, ingegneri e progettisti, per un approccio metodologico e progettuale condiviso e variegato.

L’importante progetto UNESCO con laboratorio a Otranto nel1978; la Collezione Menil a Houston nel 1983; la Cité Internationale a Lione nel 1995; il Museo della Scienza e della Tecnica ad Amsterdam nel 1997; il Museo Paul Klee a Berna nel 2005; l’ampliamento del Kimbell Art Museum in Texas nel 2013; il Whitney Museum of American Art nella Lower Manhattan a New York nel 2015; il campus della Colombia University a West Harlem nel 2016; il centro Botín a Santander nel 2017.

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Molti dei suoi lavori più noti sono in Italia: lo Stadio di Bari nel 1989; il Lingotto di Torino nel 1994; le stazioni della metro di Genova “Principe”, “Darsena”, “Brin” e “Dinegro” dal 1983 al 2003; l’Auditorium Parco della Musica a Roma nel 2002; la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo nel 2004; il centro Multiservizi “Vulcano buono” di Nola nel 2007. Piano interpreta l’architettura come:

“l’arte di dare rifugio alle attività dell’uomo; l’arte di costruire la città e i suoi spazi, come le strade, le piazze, i ponti, i giardini. E, dentro la città, i luoghi di incontro. Quei luoghi di incontro che danno alla città la sua funzione sociale e culturale. Ma naturalmente non è tutto. Perché l’architettura è anche una visione del mondo. L’architettura non può che essere umanista, perché la città con i suoi edifici è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo”.

Infine ha ricevuto molteplici riconoscimenti; da segnalare la Legion d’Onore nel 1985; la medaglia d’oro dal Royal Institute of British Architects di Londra nel 1989 e il Premio Pritzker nel 1998.