Il 18 settembre 2018 ci ha lasciati, a 93 anni, Robert Venturi, l’archistar che ha cambiato il concetto di modernità. La caratteristica più importante delle sue opere è l’ironia, mezzo con il quale ha stravolto completamente non solo i canoni classici ma anche le regole formali del movimento moderno. Da giovane studia l’architettura classica italiana e quella medievale europea, da cui prenderà molto spunto. Dopo la formazione in America e in Italia, Robert Venturi lavora presso gli studi di Eero Saarinen e Luis Khan, per lui amici oltre che maestri.
Dopo anni in cui è fortemente influenzato dall’International Style, ormai dilagante, decide di cambiare completamente la sua poetica virando verso la Pop Art, o meglio la Pop Architecture. Con il suo libro “Complexity and contradiction in Architecture”, pubblicato nel 1966, nasce il Post Modern. Tale libro è ancora oggi considerato uno dei capi saldi della storia dell’architettura, al pari di “Vers une Architecture” di Le Corbusier.
In questo libro Robert Venturi sostiene che la storia dell’architettura è fatta di contraddizioni, ad ogni periodo artistico in cui si definiscono nuove forme e concetti è abbinato uno stile che estremizza le idee banalizzandole o usandole in chiave differente. Basti pensare alle coppie Rinascimento-Manierismo, Barocco-Rococò, Neoclassicismo-Eclettismo, Movimento moderno-International Style. La critica più aspra però è mossa contro questi due ultimi stili, in cui il concetto fondamentale è “Less is more”(L.M. Van der Rohe). Per Robert Venturi l’architettura non può essere una sottrazione di elementi ma è data da sovrapposizione e somma (come sosteneva anche Aldo Rossi), arrivando anche a pronunciare la famosa frase provocatoria “Less is a bore!“.
Nasce così la “Teoria dell’inclusività” in cui il concetto moderno dell’”o-o” è sostituito da “e-e”. Da quel momento elementi che prima d’ora nessuno mai osava accostare avrebbero trovato nuova collocazione reciproca: colonne tozze di ordine gigante, pilastri messi dinanzi ad ingressi ed archi su architravi. Ovviamente dietro tutto questo c’è una forte ironia.
Con la moglie, Denis Scott Brown, scrive “Learning from Las Vegas”. Per Robert Venturi Las Vegas rappresenta non solo una sintesi del mondo capitalista, ma è espressione di libertà stilistica. Monumenti copiati, luci ed insegne abbelliscono enormi complessi di edifici costruiti senza uno stile predominante, fanno da padrone il gusto e lo sfarzo.
Il suo capolavoro è sicuramente Casa Vanna Venturi in cui riprende il concetto archetipo di casa e lo stravolge utilizzando elementi classici e moderni, accostandoli e talvolta sovrapponendoli.