Sacra Sindone, nuovi studi rivelano qualcosa di inaudito | Nel 1500 un pittore l’ha stravolta completamente – FOTO
Nuove scoperte sulla Sacra Sindone hanno lasciato tutti senza parole. Trovata una cosa mai vista prima d’ora.
La Sindone di Torino, uno dei reperti più misteriosi e venerati della cristianità, è un antico lenzuolo di lino che porta impressa l’immagine di un uomo. Conservata nel Duomo di Torino, la Sindone ha suscitato un profondo interesse non solo tra i fedeli, ma anche nella comunità scientifica, che cerca di svelarne l’origine e il significato. L’immagine dell’uomo che appare sulla tela sembra mostrare segni di tortura compatibili con la crocifissione, avvicinando questa reliquia al racconto della Passione di Cristo.
Fin dal Medioevo, la storia documentata della Sindone è stata avvolta da mistero e controversie. Donata nel 1353 da Goffredo di Charny alla chiesa collegiata di Lirey in Francia, non si conoscono esattamente le circostanze del suo ritrovamento. Questa mancanza di informazioni ha portato fin da subito a dubbi sulla sua autenticità, dibattiti che si sono intensificati nei secoli successivi, coinvolgendo papi, vescovi e ricercatori.
Tra le numerose teorie, alcuni studiosi hanno ipotizzato che la Sindone possa essere un’opera artistica medievale. Il vescovo di Troyes, Pietro d’Arcis, nel 1389, sostenne che il lenzuolo fosse un’opera creata da un pittore anonimo, e che i segni visibili non fossero altro che il risultato di un intervento artistico. Tuttavia, questa accusa non fu mai verificata e l’oggetto continuò a essere venerato come una reliquia sacra, con successive ostensioni pubbliche che ne rafforzarono l’importanza religiosa.
A partire dal XV secolo, la Sindone divenne proprietà della Casa Savoia, che la trasferì a Torino nel 1578, rendendo la città il fulcro delle ostensioni. I Savoia la custodirono con grande devozione, ottenendo dal papa il riconoscimento ufficiale del culto legato alla reliquia. Nonostante i numerosi interventi di restauro, il lenzuolo conservò il suo fascino e la sua aura di mistero, attirando l’attenzione di artisti, scienziati e studiosi.
La Sindone di Torino sotto l’esame della scienza
Nel 1898, l’avvocato torinese Secondo Pia riuscì a fotografare la Sindone per la prima volta, rivelando un dettaglio sorprendente: il negativo fotografico mostrava chiaramente i lineamenti di un uomo, suggerendo che l’immagine impressa sul telo fosse in realtà un negativo naturale. Questa scoperta destò un enorme interesse e portò a una serie di studi scientifici sul lenzuolo.
Dagli esami chimici agli studi sulla datazione al carbonio-14, la Sindone è stata analizzata in numerosi modi. Il test del carbonio-14 condotto nel 1988 indicò una datazione medievale, suggerendo che il lenzuolo fosse stato prodotto tra il 1260 e il 1390. Tuttavia, questa conclusione fu accolta con scetticismo da alcuni esperti, che sostennero la possibilità di contaminazioni che avrebbero falsato il risultato.
Nuove ipotesi sull’origine dell’immagine
Nel tempo, si sono sviluppate nuove teorie sul processo che ha portato alla formazione dell’immagine sulla Sindone. Un recente studio del Centro di ricerca di Stile Arte ha avanzato l’ipotesi di un restauro interpretativo eseguito tra il Quattrocento e il Cinquecento. Secondo questa ipotesi, l’immagine sarebbe stata potenziata con l’aggiunta di segni grafici da parte di un artista, forse influenzato dalle conoscenze ottiche rinascimentali.
Questi interventi artistici avrebbero avuto lo scopo di rendere l’immagine più leggibile e suggestiva, permettendo un’esposizione retroilluminata che avrebbe accentuato l’effetto tridimensionale delle figure.