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Se un genitore intesta la casa ad uno dei figli riservandosi l’usufrutto cosa accade? Gli eredi possono impugnare l’atto ed iniziano i guai

genitori e figli

Famiglia (Pixabay FOTO) - www.buildingcue.it

Cosa succede se un genitore decide di intestare la casa a uno solo dei figli riservandosi l’usufrutto? Gli altri eredi potrebbero contestare l’atto, aprendo la porta a complicazioni legali e possibili controversie familiari.

La proprietà immobiliare è sempre stata al centro di molte discussioni familiari, in particolare quando si tratta di gestire il passaggio di beni da una generazione all’altra. La casa di famiglia rappresenta spesso non solo un valore economico, ma anche un simbolo di continuità e appartenenza. Tuttavia, quando si decide di trasferire un immobile ai propri figli, le questioni legali e i possibili conflitti tra gli eredi possono complicare un processo che si vorrebbe semplice e sereno.

Uno dei metodi più comuni per trasferire una casa ai figli è la donazione con riserva di usufrutto. Questo strumento consente ai genitori di trasferire la nuda proprietà dell’immobile, mantenendo il diritto di vivere nella casa o di utilizzarla fino alla loro morte. In questo modo, il genitore conserva il pieno controllo dell’immobile per tutta la sua vita, ma ne anticipa il passaggio di proprietà ai figli.

Questa scelta offre diversi vantaggi, sia fiscali che pratici, ma non è priva di potenziali problematiche. Infatti, la donazione con usufrutto può essere vista dagli altri eredi come un’anticipazione della quota ereditaria spettante al figlio donatario, il che potrebbe generare conflitti futuri. Il rischio di contestazioni da parte degli altri figli o del coniuge è reale, soprattutto se la donazione viene percepita come uno squilibrio nell’eredità.

In molti casi, i genitori scelgono di utilizzare la donazione con riserva di usufrutto per evitare di lasciare questioni irrisolte o per facilitare il ricambio generazionale nella gestione di beni importanti, come case o terreni agricoli. Tuttavia, è essenziale affrontare il tema con chiarezza e con il supporto di un professionista, per prevenire futuri litigi familiari.

Cos’è la donazione con riserva di usufrutto

La donazione con riserva di usufrutto è una forma di trasferimento immobiliare in cui il donante (spesso un genitore) cede la nuda proprietà dell’immobile a un figlio, mantenendo per sé l’usufrutto, ossia il diritto di utilizzare e godere dell’immobile per il resto della sua vita. Alla morte del donante, l’usufrutto si estingue automaticamente e il figlio diventa il pieno proprietario senza ulteriori atti legali.

Questo strumento permette al donante di continuare a vivere nell’immobile o di trarne beneficio economico, ad esempio affittandolo, mentre il figlio acquisisce un diritto futuro sulla piena proprietà. Tuttavia, come ogni donazione, può essere soggetto a contestazioni da parte degli altri eredi, che potrebbero ritenere lesi i propri diritti.

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Donazione con usufrutto (Depositphotos FOTO) – www.buildingcue.it

Rischi e contestazioni degli altri eredi

Quando un genitore trasferisce la nuda proprietà di un immobile a uno solo dei figli, gli altri eredi possono considerare l’atto una violazione della loro quota di legittima, ossia la parte dell’eredità che spetta per legge ai figli e al coniuge. In questi casi, gli eredi possono intentare un’azione di riduzione, cercando di recuperare la parte di eredità a cui hanno diritto.

L’azione di riduzione può essere avviata entro 10 anni dalla morte del donante, e mira a riequilibrare la distribuzione del patrimonio familiare. Per evitare questo tipo di controversie, è importante che il donante pianifichi con attenzione la suddivisione dei beni, riservando le giuste quote di legittima agli altri eredi e coinvolgendoli nel processo decisionale.