Lo stadio San Paolo di Napoli verrà rinominato a Diego Armando Maradona, recentemente scomparso a causa di un arresto cardio-respiratorio. Il suo legame con la città di Napoli è qualcosa di unico, tanto da esserci stato lutto cittadino il giorno dopo la sua morte, essendo anche cittadino onorario. Maradona è stato un simbolo non solo calcistico ma anche sociale. Mezzo di rivalsa in un periodo di grave crisi umanitaria ed economica a seguito del terremoto dell’Irpinia dell’80. Tutto ciò ha portato il sindaco Luigi De Magistris, ha proporre di intotolare il vecchio stadio all’idolo dei tifosi Partenopei.
Non tutti sanno però che la storia dello stadio di Napoli è tra le più antiche d’Italia. Infatti i lavori iniziarono nel 1952, poco dopo la seconda guerra mondiale, a seguito del crollo dello Stadio Partenopeo a causa dei Bombardamenti bellici. Lo stadio è contemporaneo al famoso Olimpico di Roma e quando fu inaugurato, nel 1959, vantava 90.000 posti a sedere. Il complesso ha un forte legame anche con il santo protettore di Pozzuoli San Paolo. Ciò potrebbe complicare la sostituzione del nome con Diego Armando Maradona.
Lo stadio fu Progettato dal famoso Carlo Cocchia, professore di progettazione al Politecnico di Milano. Fu autore di tantissime opere in Campania negli anni del dopo guerra, come alcuni edifici nella Mostra d’Oltremare e il Policlinico universitario. Il progetto prevedeva due grandi anelli ellittici concentrici, con struttura in calcestruzzo armato, il cui primo era collocato al disotto della quota stradale. Aveva gli spalti rivestiti in travertino, quasi a ricordare il razionalismo fascista che aveva costruito tanto in città. Il San Paolo di Napoli inizialmente si chiamava Stadio del Sole, poiché voleva simboleggiare la rinascita di una città dopo la guerra.
Fu fortemente voluto dall’allora presidente Achille Lauro, nonché sindaco della città, poiché lo stadio Collana, che prima ospitava la squadra, risultava inadatto per le nuove ambizioni calcistiche. La partita inaugurale fu un Napoli-Juventus vinta per 2-1 dai partenopei. Il primo responsabile dell’impianto fu Attila Sallustro, altro simbolo del calcio Napoli essendo stato un grande attaccante nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale. Infatti il suo nome stava per sostituire quello dello stadio San Paolo di Napoli negli anni ’80. Ma è un processo che fu bloccato del vescovo di Pozzuoli poiché ritenne fondamentale per l’area la devozione al santo patrono.
Negli anni ’90 lo stadio subì un importante intervento di adeguamento consentire lo svolgersi delle gare dei Mondiali di Calcio tenuti in Italia il medesimo anno. Lo stadio San Paolo di Napoli, come altri in tutto il paese, è risultato completamente stravolto rispetto al passato. Grandi pilatri reticolari in acciaio, eccessivamente sovradimensionati, sostengono il nuovo “terzo anello” che risulta però scomodo e ad oggi poto utilizzato. Da allora lo stadio non ha avuto grandi interventi ed è arrivato al 2019 in uno stato pessimo. Grazie alle Universiadi la Regione Campania ha investito ingenti somme per ristrutturarlo. Nuovi spogliatoi e bagni, pista di atletica sostituita con una più moderna e spalti moderni con nuovi sediolini, parapetti e maxischermi. L’aspetto interno dello stadio è sicuramente migliorato, ma è ancora lontano dai migliori d’Europa e del Mondo, come lo sarà il nuovo complesso sportivo di Milano.
I tifosi sentono un forte legame con lo Stadio San Paolo di Napoli, tanto da ritenerlo una vero e proprio luogo simbolo della città. Infatti sono giorni che centinaia di persone si radunano per salutare il loro idolo scomparso Maradona proprio lì. Il sindaco Luigi De Magistris ha proposto di rinominarlo proprio a Diego Armando Maradona, ma la vicenda potrebbe svolgersi in modo analogo a quella di Attila Sallustro. Riusciranno i tifosi ad avere il proprio stadio con il nome del proprio idolo?