Spesso ci chiediamo se è possibile sapere in anticipo l’eventuale arrivo di un evento sismico o terremoti e prepararci di conseguenza. Si sa che quando il panico incombe la mente si offusca e tutto diventa più difficile, il corpo si inceppa e si viene in contatto con il panico.
Tutti vorremmo sapere in anticipo come e dove scappare durante un terremoto, tutti vorremmo portare a casa sana la pelle. Cerchiamo però di capire come mitigare i danni che potrebbe causare un terremoto e non anticipare o prevedere lo stesso gettandoci in balia degli eventi.
Le cronache recenti sono state inondate da immagini e video strazianti di interi territori, intere popolazioni martoriate e messe allo stremo da questi eventi naturali di una forza tanto enorme quanto incontrollabile, i terremoti. I più recenti di grandezza rilevante e significativa sono stati gli eventi della Turchia e della Siria, popolazioni che versavano già in uno stato precario geopolitico e che hanno quindi subito un ulteriore colpo di grazia da questi eventi improvvisi.
Purtroppo dinanzi alla maestosità della natura non ci si può nemmeno competere, bisogna essere pronti e gestire mitigando il danno. Quando si tratta di terremoti, inoltre, come eventi naturali non possiamo nascondere che anche la nostra terra, l’Italia non è al riparo o al sicuro da possibili scosse, eventi franosi e tutto quello che riguarda fenomeni sismici in generale.
Studiosi, scienziati ed esperti del settore non sanno dirci con certezza o sicurezza l’arrivo di un evento sismico. È normale. Difficile rispondere a questa domanda però di certo più rassicurante sapere che è possibile concentrarsi sulla mitigazione dei danni.
Istituzioni, enti ed associazioni negli ultimi anni hanno mostrato parecchio interesse nella promozione, sensibilizzazione ed informazione massiva sul tema prevenzione.
Informare e preparare a possibili scenari futuri con cautela, attenzione ed analisi può essere una possibile strada da percorrere.
Il governo recentemente ha promosso anche uno studio sule faglie attive e capaci; Guido Castelli, il Commissario Straordinario alla Riparazione e Ricostruzione sisma 2016, è stato incaricato per questo studio approfondito; congiuntamente hanno partecipato allo studio anche i rappresentanti di Ingv, Cnr, Ispra e delle università di Camerino, Chieti, L’Aquila e Uninsubria.
Questo studio è decisamente e profondamente importante, finalmente possiamo avere una ulteriore conoscenza approfondita del territorio italiano in materia geologica, morfologia ed in ambito che concerne i terremoti; inoltre il documento è capace di indicare chiaramente ai cittadini e ai Comuni dove possono eventualmente costruire e dove invece occorre delocalizzare per motivi di sicurezza.
Il territorio italiano suddiviso in faglie attive e capaci (FAC) secondo lo studio effettuato ne esistono 14 e sono presenti nelle seguenti città e cittadine:
Questi territori denotano una maggiore ed aggiunta pericolosità sismica, sinteticamente vuol dire che sono zone più suscettibili in cui i fenomeni sismici possono creare maggiori danni data la loro collocazione morfologica. In caso di sisma la probabilità di danneggiare ogni eventuale opera di costruzione al di sopra del territorio è molto più alta rispetto ad altri luoghi, pertanto, il loro studio consente di individuare le zone di rispetto e le distanze minime che gli edifici devono rispettare per evitarne gli effetti disastrosi. Insomma è un atto a difesa e tutela di tutti.
Durante lo studio menzionato sopra, si evincono alcuni dati significativi da estrapolare e tenere a mente. In collaborazione Scientifica il Commissario Straordinario alla Ricostruzione, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e le autorità competenti hanno prodotto parecchi dati sulle faglie attive e capaci (FAC). Essi hanno distinto studi di Fase 1 e studi di Fase 2. Cioè approfondimenti morfologici in base all’estensione della faglia.
Per la fase 1 lo studio ha permesso di distinguere (FAC) meritevoli di approfondimento e quindi di possibile interesse ed osservazione più importante e (FAC) che possono essere eliminate, cioè quelle che non destano troppo interesse e non sono coerenti nemmeno con la strumentazione impiegata, con il modello sismotettonico regionale e con tutti gli indizi di carattere geologico e geomorfologico che sono stati studiati.
Per la Fase 2 lo studio ha interessato una serie di dati ed informazioni raccolte, specificamente utilizzate per identificare ogni singola (FAC o tratto di FAC) esistente e catalogata. Le indagini specifiche e la configurazione di un quadro di sintesi per ciascuna FAC ha permesso così un tipo di catalogazione ed una più facile lettura per un miglior monitoraggio che è sempre in costante evoluzione.
Le maggiori criticità che sono uscite fuori dallo studio sono emerse nelle zone di rispetto, menzioniamo in particolare alcune località ben precise: Norcia; Pizzoli; Rieti. In questi posti gli edifici che sono stati danneggiati in precedenza dal sisma saranno delocalizzati in zone ritenute più sicure. Proprio qui alcuni edifici pur essendo agibili secondo le norme vigenti, si trovano in aree cosiddette pericolose ed a rischio alto.
La posizione dell’Italia è molto particolare. Il territorio insulare e peninsulare si colloca centralmente al bacino del Mediterraneo, non solo, inoltre presenta zone dette di convergenza e di distensione con un grado di attività variabile. Per la maggiore, la deformazione crostale si distribuisce lungo sistemi di faglie riconoscibili anche in superficie, anche se alcuni meno visibili e sepolti, questi eventi sismici ne sono la dimostrazione plastica. Gli studi con le relative dimostrazioni che si sono effettuate risultano essere molto importanti, soprattutto perché consentono di riconoscere fenomeni di diversa portata.
Non banali gli studi effettuati che grazie alla loro accuratezza e rilevanza possono essere molto utili al patrimonio edilizio italiano. Innanzitutto gli edifici e le infrastrutture presenti in maggior addensamento e anche in minore possono essere maggiormente monitorati; chiaramente le zone più densamente ricche di costruzioni rappresentano una fonte di maggiore pericolo; mentre le aree che risultano essere più scarne, non sono trascurabili, ma impiegano un minor dispendio totale. Questi studi e la conoscenza approfondita e precisa, soprattutto di intere aree con la classificazione delle faglie rappresentano un ruolo primario e fondamentale per la mitigazione del rischio.