Le Tiny Houses ormai rappresentano un vero e proprio movimento architettonico e sociale di persone, che sostengono il vivere con lo stretto indispensabile. Le mini abitazioni consentono un maggior contatto con se stessi, con la comunità circostante e con la natura. Permettono poi un notevole risparmio di denaro per i materiali di costruzione e la manodopera, altro motivo fondamentale per cui sono nate. Il pioniere delle Tiny Houses è Jay Shafer, il quale 20 anni fa fondò la Tumbleweed Tiny Houses Company. Da allora ha creato per altre persone piccole abitazioni belle, funzionali, in cui vivere. Dopo la crisi immobiliare del 2008, i salvataggi bancari e la successiva recessione economica, c’è stata una crescente domanda di case ben progettate e convenienti negli USA. E da lì, il fenomeno si è esteso su scala mondiale.
Si tratta di minuscoli spazi abitativi di quadratura variabile, tra gli 8 e i 40 metri quadri. In questi ambienti si riunisce il necessario per il vivere: cucina, camera da letto e bagno. Le tiny houses possono essere costituite da diversi materiali, assumere differenti forme, ma una cosa le accomuna: sono tutte prefabbricate. Per di più, la struttura può essere fissata al suolo, oppure diventare trasportabile su ruote, come se fosse una sorta di camper.
I vantaggi di una mini casa sono molteplici:
Un esempio di tiny houses italiana è Diogene del famoso architetto Renzo Piano. Il nome non è stato scelto a caso, perché l’antico filosofo greco soleva vivere in una botte, lontano dal lusso e dal superfluo. Si trova in Germania, a Weil am Rhein, nel Campus Vitra, ed è una piccola dimora mobile in legno che in 7,5 metri quadrati comprende tutto l’indispensabile dell’abitare.
L’intento di Renzo Piano è stato immaginare più un punto di ritrovo, ricordando un po’ gli anni in cui era universitario e sognava un simile progetto. Si sa, gli universitari hanno uno stile di vita minimalista. Diogene, dunque, è ispirata a una capanna primitiva, e garantisce efficienza energetica e stabilità, sia nel meccanismo che nella creazione e smaltimento. La piccola mini casa è facilmente trasportabile per essere collocata dove più volete. Per questo motivo, l’archistar ha analizzato la bioclimatica, cioè come le dotazioni impiantistiche possano sfruttare con un sistema offgrid le risorse naturali presenti, vale a dire sole, aria, acqua e vento.
Secondo oppositori vari del movimento delle piccole case, ci sarebbero alcuni punti spinosi. Per gli psicologi, gli esseri umani non sarebbero adatti per vivere in ambienti sovraffollati, specialmente se si tratta di bambini. Potrebbero esserci problemi legati all’igiene, allo scarso apprendimento, ma anche alla depressione e a problematiche respiratorie. Per quanto concerne architetti e designer, invece, le tiny houses sarebbero molto scomode. Sono poco adatte per la vita di tutti i giorni, bisogna calcolare i movimenti in uno spazio ridotto, e non sarebbero idonee per climi freddi, perché si sfrutterebbe poco il contatto con l’esterno. Inoltre, non sono adatte per viverci a lungo, cosa confermata dal fatto che i possessori di tiny houses le sfruttino di più come seconde case.