Truffe, d’ora in poi la Banca deve restituirti i soldi che hai perso | Sentenza epocale in favore dei cittadini
Fai attenzione a queste truffe. D’ora in poi la banca dovrà fare di tutto per restituire i soldi persi: la sentenza a favore dei cittadini.
Una donna di Monza, vittima di una truffa bancaria online che le è costata 18mila euro, riavrà il denaro perso. Nel 2022 aveva ricevuto un SMS che la invitava a cambiare le credenziali di sicurezza per il suo conto. Nonostante le precauzioni adottate, è caduta in un raggiro noto come “sms spoofing”.
Il Tribunale civile di Monza ha stabilito che la banca, tramite il suo intermediario, non ha fornito prove sufficienti di una colpa da parte della cliente, condannandola a restituire la somma insieme agli interessi e alle spese processuali.
La truffa ha coinvolto cinque bonifici, eseguiti a insaputa della vittima. Dopo aver scoperto gli ammanchi, la donna aveva tentato inutilmente di recuperare il denaro, portando infine il caso davanti ai giudici. La sentenza rappresenta un precedente importante per i consumatori, rafforzando la necessità di maggiori garanzie nei sistemi di sicurezza bancaria.
Il caso è stato classificato come un esempio di sms spoofing, una variante del phishing che combina tecniche avanzate come il “caller ID spoofing”. Questa metodologia si basa sulla falsificazione del numero del mittente, facendo apparire il messaggio come proveniente da fonti ufficiali, come la banca stessa. Il Tribunale ha evidenziato che, in presenza di una truffa così sofisticata, si presume l’assenza di colpa da parte del cliente, a meno che non emergano evidenti segnali di anomalia nel messaggio ricevuto.
Truffa banca, cosa dice la sentenza: ottima notizia per i cittadini
La sentenza sottolinea una differenza importante tra sms spoofing e phishing tradizionale: il primo richiede una maggiore attenzione da parte delle banche nel garantire la sicurezza dei propri sistemi, mentre il secondo può spesso essere evitato con una diligenza minima da parte dell’utente. Nel caso di Monza, la complessità dell’inganno ha escluso qualsiasi responsabilità della cliente, attribuendo all’intermediario l’onere di provare la conformità delle misure di sicurezza adottate.
La donna aveva verificato attentamente l’autenticità del messaggio ricevuto, controllando che il numero di telefono corrispondesse a quello della sua banca. Inoltre, il truffatore, spacciandosi per un operatore bancario, non ha mai chiesto di comunicare direttamente le credenziali, ma ha indotto la vittima a inserirle in una piattaforma apparentemente legittima. Questa accortezza tecnica ha reso la truffa particolarmente credibile e difficile da riconoscere.
Truffa bancaria, che responsabilità ha l’istituto e come difendersi: fai attenzione
Secondo il giudice, l’intermediario non è stato in grado di dimostrare di aver adottato misure adeguate per prevenire il raggiro. In particolare, non ha fornito prove di un efficace sistema di alert o di una supervisione scrupolosa sui dispositivi di sicurezza. La sentenza evidenzia come il mancato rispetto di tali standard possa aggravare il rischio di truffe sofisticate come lo spoofing.
Sebbene questa sentenza stabilisca un precedente, è fondamentale che i consumatori adottino pratiche prudenti. Controllare sempre l’autenticità delle comunicazioni, evitare di cliccare su link sospetti e segnalare qualsiasi anomalia sono passi cruciali per proteggersi. Tuttavia, la responsabilità principale rimane degli istituti bancari, che devono garantire la sicurezza delle transazioni online.