Strutture

Una copertura per i parchi minerali dell’Ilva di Taranto

L’Ilva di Taranto, il maggior complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio in Europa, è da sempre al centro di grandi polemiche e di attenzione da parte dell’interesse pubblico, soprattutto da quando nel 2012 furono depositate presso la Procura della Repubblica due perizie, una chimica e una epidemiologica, nell’ambito dell’incidente probatorio che ha visto indagati i vertici dello stabilimento. In queste perizie si dichiarava nero su bianco la quantità di sostanze emesse dallo stabilimento nell’ambiente e il numero di morti negli anni considerati dall’inchiesta. Secondo gli esiti sanitari esiste una “forte evidenza scientifica” di un possibile danno che potrebbe essere attribuito alle emissioni del siderurgico, ovvero mortalità per cause naturali, patologie cardiovascolari e respiratorie, queste ultime in particolare per i bambini, tumori maligni e leucemie.

Dopo l’inizio dei lavori di ambientalizzazione, l’obiettivo di riduzione delle emissioni di diossina e anche dopo un referendum cittadino, dal 2015 l’Ilva è in amministrazione straordinaria in attesa del subentro del gruppo ad Am Investco Italy S.r.l, il quale propone un importante piano che varrà 3 miliardi di Pil all’anno dal 2023. Il futuro dell’Ilva di Taranto è sul tavolo del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio già dai tempi della drammatica campagna elettorale (Nuovo Governo: cosa accadrà per le infrastrutture, i trasporti e l’edilizia), e nel futuro ogni momento sarà decisivo per sbloccare una delle situazioni più complicate del nostro paese.

La copertura dell’Ilva

Proprio Am Investco si è fatta carico di un investimento di 300 milioni di euro per la costruzione di una gigantesca copertura che andrà a coprire i due parchi minerali dell’Ilva, enormi distese di minerali di ferro e carboni che servono per produrre l’acciaio e che rappresentano una delle zone più inquinanti dell’intera area. I lavori sono stati affidati alla Cimolai di Pordenone, azienda italiana specializzata nella progettazione, costruzione e posa in opera di strutture metalliche che tra i tanti progetti ha realizzato anche le paratoie per il raddoppio del Canale di Panama e due stadi dei mondiali in Russia (Mondiali di Russia, la particolarità dello stadio di Ekaterinburg).

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La copertura avrà il compito essenziale di bloccare la dispersione delle polveri di carbone utilizzate per alimentare gli altoforni. Avrà una lunghezza complessiva di 700 metri e una larghezza di 254 metri, con un’altezza esterna di 77 metri, equivalente a un grattacielo di 25 piani, per un’estensione complessiva dei due Parchi pari a quella di 56 campi di calcio. La copertura sarà una struttura modulare il cui assemblaggio può essere meglio compreso dal video rendering proposto dalla Cimolai. Per la costruzione saranno impiegati 60.000 tonnellate di acciaio prodotto a Taranto ma lavorato in Friuli per esigenze logistiche.

Un cantiere più pericoloso di Chernobyl

E’ così che Luigi Cimolai, presidente dell’omonimo gruppo, si riferisce al lavori per la copertura dell’Ilva di Taranto. E se lo dice lui, che la sua azienda ha già realizzato la copertura a protezione della centrale nucleare di Chernobyl, c’è sicuramente da fidarsi. Il lavoro per Taranto sarà decisamente più complesso, non tanto ingegneristicamente ma soprattutto perché durante le operazioni l’Ilva non potrà fermarsi, e questo diventa un aspetto cruciale quando si ha a che fare con lavori che occuperanno circa 70 ettari di stabilimento.

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La copertura dell’Ilva è un intervento necessario che giocherà un aspetto cruciale soprattutto nei cosidetti windy days, i giorni di forte vento ormai famosi in città che causano la chiusura delle scuole nel rione Tamburi, il quartiere di Taranto più vicino allo stabilimento.

I tempi e i lavori

Lo scorso 1° febbraio è partita la copertura del parco minerale, dal 1° giugno è partita quella del parco fossile. I lavori saranno completati in 24 mesi, nel 2020, in anticipo rispetto all’iniziale ipotesi 2023 del piano industriale di Am Investco. Saranno utilizzati circa 200 operai nel cantiere di Taranto e 250 negli stabilimenti friulani per la lavorazione dell’acciaio.

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Massimiliano Russo