La lenta ripartenza dell’economia e degli spostamenti sembra essere sempre più vicina, e uno degli aspetti fondamentali e sicuramente più dibattuti è il ruolo che giocano la ventilazione degli ambienti e gli impianti condizionamento dell’aria nella diffusione del CoVid-19. A fare chiarezza in merito è intervenuto l’AiCARR (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento Refrigerazione) pubblicando una serie di documenti e di protocolli nei quali descrive i corretti comportamenti da seguire per ridurre al minimo il rischio di diffusione del virus. Ma anche come gestire in maniera ottimale gli impianti di climatizzazione nell’immediato futuro.
Su questo tema c’è ancora molta confusione, perché la trasmissione del virus via aerosol non è dimostrata né negata scientificamente. Al momento infatti quello che è sicuro è che il virus sia trasmissibile da persone a persona attraverso tre modalità precise: per contatto diretto con una persona infetta, per inalazione di goccioline liquide prodotte dalla persona infetta e tramite il contatto con superfici contaminate dal virus. Quello che l’AiCARR ritiene importante, e che al momento l’OMS tende a minimizzare, è la possibile diffusione dei virus tramite bio-aerosol, ovvero rimanendo in sospensione nell’aria.
Anche se al momento non c’è alcuna evidenza scientifica circa la trasmissione del virus tramite bio-aerosol, la linea dell’AiCARR è quella della massima sicurezza. Soprattutto in una fase molto confusa come questa, ma in cui la ripresa è dietro l’angolo. Per questo, secondo l’AiCARR, bisogna considerare anche il rischio di contagio da bio-aerosol nella gestione degli impianti di climatizzazione. E in realtà basterebbe molto poco perché, come anche confermato dall’OMS nel 2009, un aumento di portata d’aria esterna di rinnovo riduce il rischio di diffusione del virus.
Il consiglio dell’AiCARR negli ambienti di lavoro è quello di diminuire il livello di occupazione degli spazi per ridurre al minimo la possibilità di contaminazione via aerea. Si passa quindi da 1 persona ogni 7 m2 a 1 persona ogni 25 m2. Il consiglio fondamentale è quello di ventilare il più possibile gli ambienti interni con aria esterna, che normalmente non è contaminata dal virus. Se l’ambiente di lavoro presenta impianti di ventilazione che forniscono aria di rinnovo, il suggerimento è quello di tenerli sempre accesi, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. E di farli poi funzionare alla velocità massima consentita per rimuovere le particelle sospese nell’aria ed evitare che si depongano sulle superfici.
Raccomandazione importante da parte dell’AiCARR è che non sono necessari interventi straordinari di igienizzazione degli impianti, non trovando questo intervento una forte evidenza scientifica. Il consiglio è quello di effettuare normali interventi di manutenzione e igienizzazione, effettuati però in maniera sicure e conforme ai regolamenti. Il personale deve essere altamente qualificato e dotato di idonei Dispositivi di Protezione Individuali (Dpi). Il non utilizzo dei Dpi porterebbe non alla riduzione, ma all’incremento dei rischi.
La ventilazione naturale degli ambienti gioca un ruolo fondamentale nella diffusione del CoVid-19 anche in casa. Quindi aerare gli ambienti interni è una buona norma da iniziare ad adottare già in queste iniziali giornate primaverili. Ma come comportarsi questa estate, quando molti accenderanno i propri impianti di climatizzazione? Secondo l’AiCARR, questi impianti sono anche più efficaci della semplice apertura delle finestre, perché migliorano la qualità dell’aria esterna tramite la filtrazione. La diluizione dell’aria esterna con i filtri ad elevata efficienza riduce la presenza di particolato e di bio-aerosol, contribuendo in tale maniera alla riduzione dei rischi di contagio.
Proprio per questo l’AiCARR suggerisce alcune operazioni per massimizzare l’introduzione di aria esterna negli ambienti. L’aumento di portata d’aria esterna può essere ottenuto aumentando il numero di giri del ventilatore. Nei dispositivi dotati di inverter ciò è possibile aumentando la frequenza di alimentazione, in quelli dotati di cinghia e pulegge aumentando il diametro delle pulegge. Altro aspetto importante è quello di mantenere l’umidità relativa sempre al di sopra del 40%. Un ambiente con bassa umidità rende le mucose secche, riducendone le funzioni di barriera al virus. In inverno quindi è necessario umidificare l’ambiente tramite l’impianto stesso, oppure tramite l’uso di umidificatori a vapore. In estate è difficile che si presenti il problema della bassa umidità relativa. Nel caso è necessario intervenire aumentando la temperatura minima di saturazione, regolando la temperatura di set-point.
Il consiglio per prepararsi a questa estate è quindi quello di realizzare i normali interventi di pulizia degli impianti di climatizzazione, seguendo poi qualche accortezza in più nell’uso degli stessi. Tutti gli interventi, la documentazione e i consigli sono accessibili direttamente sul sito dell’AiCARR.