Abbiamo assistito in questi giorni a vere catastrofi naturali nelle nostre città da nord a sud Italia dovute a inondazioni e a straripamenti di fiumi. In Sicilia: dodici morti e un disperso. E numeri non sono dettati dalla fatalità: le due famiglie (nove persone, compresi due bimbi e un adolescente) rimaste intrappolate dentro una villetta di Casteldaccia, una delle aree più cementificate del Palermitano, era stata costruita abusivamente a due passi dal torrente Milicia, non nuovo a esondazioni.
I morti della Sicilia si aggiungono alle altre 18 vittime che il maltempo ha fatto in una settimana in Italia. Ed il bilancio complessivo è di 30 vittime.
L’ingegneria civile in alcuni casi può salvare numerose vite e città. E’ il caso di Verona salvata dalla piena dell’Adige grazie a un’opera che risale al 1937. L’opera idraulica chiamata specificamente canale scolmatore è stata costruita ai tempi del fascismo, precisamente iniziata nel 1937. Si tratta della galleria Adige-Garda che collega il fiume da Mori (Trento) a Torbole sul lato trentino del Garda. Una magnifica galleria, lunga quasi 10 chilometri, in partica uno scolmatore artificiale, il cui scavo iniziò nel 1937 e fu terminato nel 1959, permettendo di mettere in comunicazione il fiume Adige con il lago di Garda. Viene aperta ogni qualvolta l’Adige ha bisogno di ridurre il suo violento impatto su Verona scaricando completamente nel lago di Garda.
La storia della costruzione della galleria è legata ai grandi disastri provocati dall’Adige in piena. Dopo le grandi alluvioni della seconda parte del XIX secolo, l’ultima delle quali nel 1882, emerse in tutta la sua urgenza la necessità di difendere la città di Verona dalle piene del fiume. Riprendendo un’idea già maturata nel Settecento, il magistrato delle acque di Venezia propose di alleggerire la portata di piena dell’Adige mediante la costruzione di una galleria diversiva, per convogliare nel lago di Garda parte della portata eccedente le capacità ricettive dell’alveo del fiume. L’estensione dello specchio lacustre, pari a circa 370 chilometri quadrati, è tale da permettere ingenti volumi di deflusso con modesti aumenti del suo livello.
Durante la seconda guerra mondiale, a partire dall’autunno 1943, la galleria (dalla parte dello sbocco di Torbole) fu usata per la produzione bellica. Nella tarda primavera del 1944 la Caproni, con 1300 operai, iniziò a fornire all’industria bellica tedesca vari pezzi per le Wunderwaffen, le armi segrete del Terzo Reich. La vicenda è raccontata anche in un documentario del 2010 di Mauro Vittorio Quattrina, Tunnel Factories;. Quest’area del lago di Garda nella zona di Torbole assunse quindi, durante le fasi finali del conflitto, che coincisero con la vita della Repubblica Sociale Italiana, una notevole importanza strategica nella produzione di armamenti.
L’imbocco della galleria di circa 10 chilometri è presso la stazione di Mori e lo sbocco poco a sud di Torbole, nel comune di Nago-Torbole, entrambi in Trentino. Ha la funzione di ridurre i livelli idrometrici del fiume Adige a monte del Veronese, scaricando le acque in eccesso nel lago. Per innalzare di 1 centimetro il livello del lago di Garda, la galleria deve scaricarvi circa 3.700. 000 metri cubi d’acqua. La galleria, larga 7 metri di diametro, ha la possibilità di muovere fino a 500 metri cubi al secondo di acqua dall’Adige verso il lago di Garda senza alcun bisogno di azioni meccaniche in quanto viene sfruttato il dislivello naturale di oltre 100 metri presente tra l’ingresso e l’uscita. Le apparecchiature elettromeccaniche a corredo della galleria Adige-Garda sono costituite da griglie, porte stagne e paratoie con relativi quadri di comando e controllo alloggiati in appositi locali. Le paratoie sono posizionate su quattro finestre di immissione; ogni paratoia ha una larghezza di 9,50 metri ed è costituita da due pannelli sovrapposti: 3 metri quello inferiore e 5 quello superiore.
In considerazione degli effetti che la sua apertura comporta sull’ecosistema dei pesci del lago di Garda, la galleria è stata utilizzata raramente, in occasione di importanti piene dell’Adige: 11 volte, compresa quella del 29 ottobre di quest’anno. La competenza esclusiva sull’opera è stata attribuita dallo Stato (come Ministero dei lavori pubblici) al Magistrato alle acque di Venezia soltanto fino all’anno 2000. Dopo il passaggio della gestione dell’opera dallo Stato al “servizio bacini montani” della provincia autonoma di Trento, la protezione civile trentina ha ricevuto l’incarico, d’accordo con le regioni limitrofe, per poter aprire le paratie.
La galleria da quando è passato alla provincia è stata aperta altre tre volte, nel novembre 2000 (in tale occasione le acque del lago di Garda raggiunsero un livello di oltre 240 cm e tracimarono in diversi punti, allagando numerosi paesi lacustri), nel novembre 2002 e infine ieri, quando il fiume a Trento ha superato abbondantemente i 5 metri. Il 1º luglio 2002 è stata firmata una convenzione per l’utilizzo della galleria tra la provincia autonoma di Trento, la regione Veneto, la regione Lombardia, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po e le autorità del bacino del fiume Po e del fiume Adige. La convenzione prevede criteri per l’apertura, l’utilizzo e la chiusura della galleria in base ai vari livelli idrometrici del fiume Adige. All’antica opera idraulica è ora affiancata una gestione tecnologicamente avanzata.