Vivere sott’acqua, questa persona ha realizzato il suo sogno a 11 metri di profondità
E’ davvero possibile stabilirsi sotto il livello dell’oceano? Un ingegnere spaziale tedesco ci è riuscito per ben 120 giorni, stabilendo un record mondiale
Il tedesco Rudiger Koch ha completamente rivoluzionato la propria vita, trasferendosi da ormai quattro mesi a questa parte direttamente sotto il livello del mare. La sua nuova casa è, infatti, una capsula subacquea che si trova a 11 metri di profondità ed è situata a largo delle coste di Panama, nell’America centrale.
Si tratta di una scelta dettata dalla volontà dell'”abitante sottomarino” di infrangere un record mondiale precedentemente stabilito, al fine di dimostrare come la vita sott’acqua sia effettivamente possibile. Il signor Koch è un ingegnere spaziale di 59 anni e la sua capsula è collegata direttamente in superficie ad un’abitazione costruita sulle acque del Mar dei Caraibi.
Lo stesso Koch ha dichiarato che l’uomo dovrebbe concretamente riflettere sulla possibilità di trasferirsi nell’oceano, dato lo svolgimento di una quotidianità molto più tranquilla e meno frenetica rispetto alla vita urbana, accompagnati costantemente dal rumore delle onde e dai suoni prodotti dai pesci.
L’ingresso nella routine sottomarina del cinquantanovenne è stato possibile grazie ad AFP, agenzia di stampa transalpina, che è andata a fargli visita direttamente all’interno della sua capsula, documentando il modo di vivere e di ovviare a tutte le possibili criticità del caso, nonché riportando tutte le sensazioni scaturite dall’esperienza per Koch.
Com’è trascorrere le giornate all’interno della capsula?
Ma come si compone internamente l’abitazione? Si estende per circa 30 metri quadri e garantisce quasi tutte le necessità essenziali che una casa, per essere definita tale, dovrebbe presentare. Un letto dove riposare, una toilette (sprovvista però di doccia), ventilatori per gestire correttamente la temperatura e il clima torrido che contraddistingue quelle latitudini; e poi televisione, un computer e una cyclette per tenersi in forma e trascorrere il proprio tempo libero. Ultimo ma non per importanza, la capsula è provvista anche di una connessione ad internet, fin sotto le profondità del Mar dei Caraibi. Come questo sia possibile? Attraverso un collegamento satellitare. Sfruttando un procedimento simile, inoltre, la casa riceve energia elettrica mediante pannelli solari posizionati in superficie.
E’ proprio l’ingegnere spaziale ad illustrare una sua giornata tipo: sveglia alle sei, telegiornale per restare costantemente aggiornati sugli avvenimenti della superficie, lavoro, colazione e faccende quotidiane della casa. Come evidenziato anche dal team di AFP, all’interno della capsula, posato su un tavolo, spicca una copia del capolavoro di Jules Verne ‘20.000 leghe sotto i mari‘, titolo indubbiamente non casuale. E quando il signor Koch ha bisogno di qualcosa, come ad esempio di un pasto caldo, cosa succede? Il trasporto degli alimenti nella capsula è garantito da una scala a chiocciola presente nel cilindro metallico a cui è collegata la stessa, esattamente nel punto in cui sorge l’abitazione superficiale di cui parlavamo prima. In questo modo ogni necessità del cinquantanovenne potrà essere soddisfatta. Lo stesso ha dichiarato quanto effettivamente vivere in un ambiente simile non rappresenti una sfida così impraticabile, confessando, però, di dover talvolta tenere a bada la volontà di fare una nuotata nel Mar dei Caraibi.
Il primato mondiale è stato stabilito
Ma l’enorme notizia è finalmente giunta. Dopo quattro mesi l’esperimento si è concluso e nella data del 24 gennaio il signor Koch, rimasto ininterrottamente all’interno della capsula a partire dallo scorso 26 settembre, è tornato in superficie, non prima di aver siglato un nuovo record nell’ambito delle immersioni senza depressurizzazione. Il precedente primato apparteneva a Joseph Dituri, statunitense docente della University of Florida, che ha trascorso 100 giorni all’interno della capsula Jules’Undersea Lodge per approfondire gli effetti che la vita subacquea genera sul nostro corpo.
Koch è uscito dalla capsula, in presenza di Susana Reyes, giudice del Guinness dei Primati che ha certificato la sua permanenza, durata ben 120 giorni, come più prolungata mai avvenuta nella storia. Le prime parole del tedesco hanno evidenziato come si sia trattato di una grande avventura, nel suo complesso molto divertente ma inesplicabile, comprensibile solo se vissuta di persona. La parte più affascinante dell’esperienza è stata proprio il contatto costante con il mare e con i pesci di varie specie, colori e dimensioni, visibili dagli oblò dislocati per la capsula.