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Crollo del ponte Morandi: il rischio c’era fin dal 2010

Sono le 11:36, quando il 14 Agosto 2018 a Genova, durante una giornata di pioggia e temporali si assiste al crollo del ponte Morandi. Il cedimento del ponte causerà la morte di 43 persone. Ora a distanza di quasi 5 anni, durante il processo sul crollo del ponte Morandi, Giovanni Mion dichiara la presenza di un difetto originario del ponte. Ed adesso, come si procederà sulla base di questa ammissione?

Le dichiarazioni di Mion sul crollo del ponte Morandi

Gianni Mion, ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex Consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante Atlantia, dichiara ciò durante il processo sul crollo del ponte Morandi:

“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”

La sua dichiarazione fa riferimento alla riunione tenutosi nel 2010, alla quale parteciparono il collegio sindacale di Atalntia, l’Ad di Aspi Giovanni Castellucci, differenti tecnici e dirigenti di Spea, il direttore generale Riccardo Mollo e Gilberto Benetton. Mion ha deciso di dimettersi in seguito alle intercettazioni, in cui rivolgeva forti critiche sulla gestione del crollo del ponte Morandi.

crollo del ponte morandi

Inoltre afferma che non si controllavano adeguatamente le opere urbanistiche, facendo riferimento al crollo nella galleria Bertè A26, che avvenne il 30 dicembre 2019:

“Queste grandi società sono autoreferenziali, perché sono un riferimento per il settore. Si controllavano da sole perché il massimo della competenza era lì. Questo è il problema. C’è stata anche l’assenza del controllo statale. Secondo me (lo Stato) non ha verificato abbastanza”.

Mion asserisce di non aver paura di essere indagato, in quanto è giusto cosi, perché egli ha dichiarato tutto ciò era necessario far sapere. Inoltre, sul fatto che la società potesse pensare solo ai dividendi e non alla manutenzione del ponte, egli sostiene che i bilanci erano accessibili a tutti, quindi non vi era nulla di nascosto. Sempre sui dividendi aggiunge, che tutti coloro i quali stanno lavorando adesso lo fanno per una questione di guadagno al contrario loro.

Oltre a Mion chi è intervenuto durante il processo?

Nel processo per il crollo del ponte Moranti, è intervenuto Roberto Tomasi, attuale amministratore delegato di Autostrade, asserendo che nel 2020 hanno avuto un aumento dei coefficienti di rischio del 200% al fronte del 50% del 2019.

Tomasi ha evidenziato, come al suo arrivo vi è stato un cambio di passo di Aspi:

“Dall’inizio del mio mandato, nel febbraio 2019, come Ad del gruppo Aspi, ho messo tutto il mio impegno per attuare un grande piano di trasformazione aziendale, rinnovando il management e cambiando radicalmente le modalità di monitoraggio e manutenzione della infrastruttura, anche grazie all’adeguamento delle normative che ci ha consentito di rafforzare la nostra azione. Attualmente il piano prosegue a pieno regime su tutta la rete nazionale. Il cambio di passo aziendale è un elemento riconosciuto anche in questa sede. Il livello di degrado della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso da ispezioni di Spea. Nel 2019 si era partiti con la verifica di 33 opere con due società esterne poi si è passati a 66. Ma vedendo la non omogeneità dei punteggi abbiamo esteso i controlli a tutta la rete”

Con l’arrivo di Tomasi, in qualità di amministratore delegato e direttore generale di Aspi, sono aumentati i lavori di manutenzione sulla rete autostradale. L’incremento dell’attività è stato evidenziato con l’ausilio di slide, che evidenziano come si sia passati da 264 a 769 milioni dal 2017 al 2019.

A testimoniare vi è anche Gennarino Tozzi, all’epoca direttore Sviluppo nuove opere di ASPI. Egli durante un incontro del Comitato Completamento Lavori, lesse un documento di Spea sulle condizioni del ponte. Il documento dichiarava che l’opera fosse sotto costante monitoraggio, senza problemi strutturali.

Tozzi ha parlato dell’approccio prevaricatore di Aspi su Spea, citando in particolare Donferri Mitelli e Berti. E si è dichiarato contrario circa il modo in cui venivano internalizzati i dipendenti della controllata.

Come risponde la difesa di Aspi alle dichiarazioni di Mion?

Gli avvocati della difesa del gruppo Autostrade rispondo con una nota alle dichiarazioni di Mion:

“Le difese rappresentano che le dichiarazioni di Mion sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che, all’esito dell’esame, si è dimostrato inattendibile. Per certo, proseguono gli avvocati, «vi è che il signor Mion della riunione “memorabile” non ricordava il giorno, il mese, l’anno, la stagione e neppure i partecipanti e, ad espressa domanda della difesa, ha smentito la consapevolezza di qualsiasi rischio di crollo. Anzi ha confermato che gli uffici tecnici preposti avevano garantito la sicurezza della infrastruttura”.

Cosa ne pensano il comitato vittime del ponte Morandi?

Il comitato vittime del ponte Morandi si domanda, come sia possibile per tutti coloro coinvolti nella tragedia rimanere in silenzio, pur sapendo queste informazioni importanti sul crollo.

Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime del ponte Morandi, commenta che se fosse stata lei al posto di Mion, non avrebbe mai potuto tacere sullo stato delle infrastrutture. Inoltre si augura che qualcuno paghi per l’accaduto.

Come si è concluso il processo?

In seguito alle dichiarazioni di Mion, l’avvocato Giorgio Perroni, che difende l’ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci, ha chiesto la sospensione dell’esame di Mion e di indagarlo. L’esame di Mion è andato avanti ed i giudici si riservano sulla richiesta avanzata da Perroni. Dopo quasi 5 anni dal crollo del ponte Morandi, i familiari delle vittime necessitano di conoscere la verità sui fatti, per avere giustizia.