Il 24 Giugno scorso è avvenuto un crollo a Miami in cui un edificio residenziale di 13 piani è collassato su sé stesso in pochi secondi. Nella giornata di ieri il bilancio era di 24 morti e 121 dispersi. Il lavoro dei soccorritori potrebbe fermarsi a breve a causa dell’arrivo dell’uragano Elsa. Le testimonianze raccolte, e i file audio inviati dalle vittime prima del rovinoso crollo, hanno consentito di ricostruire i fatti. Dapprima è crollata l’area sottostante la piscina condominiale, poi tutta la parte centrale dell’edificio. Ciò ha scatenato una reazione a catena facendo rovinosamente cadere il lato destro pochi istanti dopo.
A capo dell’unità di soccorso c’è Golan Vach, colonnello dell’esercito israeliano. Egli sottolinea ad ogni intervista l’unicità di questo disastro, descrivendolo come il più incredibile mai affrontato. Per cercare i dispersi si sta procedendo con l’individuazione delle camere da letto; essendo avvenuto alle 2 del mattino, si presume che la maggior parte dei residenti fossero a casa. Le ipotesi sulle cause del crollo di Miami sono due: la mancata manutenzione dell’edificio e la presenza di difetti di costruzione. Questo evento ricorda molto quello del Ponte Morandi e, come avvenuto in quell’occasione, la redazione di BuildingCuE ha deciso di non farsi trasportare dal consueto sciacallaggio.
Subito dopo l’avvenuto, proprio quando l’incertezza regnava sovrana, le conclusioni affrettate non sono mancate. Nelle ultime ore però è sopraggiunta qualche novità. E’ emerso che nel 2018 fossero stati eseguiti dei rilievi da parte dell’Ing. Ross Prieto, funzionario della città di Surfside di Miami. La perizia tecnica, obbligatoria nello stato della Florida dopo 40 anni dalla realizzazione, affermava che il fabbricato si presentava in condizioni molto buone, quindi non necessitava di interventi di manutenzione straordinaria. Ma dopo due anni, nel 2020, l’amministratore di condominio con una lettera ai residenti sollecitava una ristrutturazione. Le condizioni erano gravemente peggiorate, necessitando interventi di consolidamento con una spesa di 15 milioni di dollari (12 milioni di euro).
Un’altra ipotesi, probabilmente concomitante, evidenzia che come causa del crollo di Miami ci possano essere numerosi difetti di costruzione. Gli ingegneri che partecipano all’analisi del relitto hanno rilevato un numero inferiore di staffe in tutti i pilastri dell’edificio rispetto agli elaborati di progetto, collocate anche nella posizione sbagliata. Per affermare ciò gli ingegneri che partecipano ai rilievi hanno confrontato i pilastri della parte non crollata dell’edificio con quelli presenti nelle macerie. Le indagini però si prolungheranno per altri mesi. Gli ingegneri hanno richiesto di eseguire sopralluoghi con saggi più approfonditi, cosa impossibile da fare durante la ricerca dei dispersi. E’ possibile che alcuni ferri d’armatura presenti nel relitto siano mancanti poiché tranciati durante l’evento.
La mancanza di acciaio nell’armatura strutturale dell’edificio di sicuro non è l’unica causa scatenante del crollo di Miami. Quasi tutti gli edifici dello stato della Florida con quarant’anni di età hanno subito interventi di consolidamento, in alcuni casi anche molto invasivi. La mancata manutenzione e i difetti si sono aggiunti ai danni causati dell’ambiente circostante. Infatti il complesso residenziale si trovava nell’area costiera di Surfside, con conseguente corrosione dovuta da Cloruri.