Expo Dubai 2020, svelato il portale di entrata in fibra di carbonio
Sono stati presentati al mondo, il 10 Febbraio, i tre portali di accesso all’Expo 2020 Dubai, ad opera di Asif Khan, svelati a meno di 200 giorni dall’apertura. L’evento in programma dal 20 Ottobre 2020 al 10 Aprile 2021, vedrà la presenza di moltissimi padiglioni, fra cui anche quello nostrano (ne abbiamo parlato qui).
Pensati e progettati dall’architetto Asif Khan ed il suo studio, i portali dell’Expo di Dubai sono un adattamento futuristico del tradizionale mashrabiya, un intricato disegno utilizzato in tutta la regione per regolare la luce e il flusso d’aria. Gli straordinari portali sono tessuti interamente da fili di composito ultraleggero in fibra di carbonio, i quali conferiscono un’incredibile resistenza strutturale. Ciò consente alle strutture eteree di raggiungere 21 metri di altezza e 30 metri di lunghezza senza alcun supporto aggiuntivo.
Expo Dubai, la struttura
Asif Khan, autore dell’opera per l’Expo di Dubai, ha riservato alla sua installazione una rivisitazione moderna della tradizionale “mashrabiya”, un particolare e intrecciato design molto utilizzato nell’architettura dei paesi arabi.
L’ingresso è formato da due porte larghe circa undici metri, capaci di aprirsi in diversi modi in base al flusso di persone. Subito dopo un ampio spazio verde pieno di palme e alberi, anche questo progettato da Asif Khan.
Complessivamente l’ingresso ha un’altezza di trenta metri, realizzato con filamenti ultraleggeri in fibra di carbonio che formano enormi colonne messe in posizione con una gru e imbullonate ai ponti.
Le complesse strutture sono state sviluppate in tre anni e sono il primo elemento del progetto di Khan per l’Expo di Dubai, che comprende oltre sei chilometri di aree percorribili in tutto il sito ad essere completamente svelato. Tutto è stato pensato per rendere il reticolo il più sottile possibile e allo stesso tempo in grado di coprire decine di metri e di sostenersi autonomamente. Nonostante le dimensioni, le porte possono essere aperte a spinta da una sola persona, mentre da vicino la struttura denota una forte connotazione aleatoria, tanto da far sembrare che galleggi in aria. I tubi in fibra creano una trama che proietta l’ombra riflessa sul luna park, simboleggiando un’accoglienza artistica, architettonica e di ispirazione locale per gli ospiti.
Chi è Asif Khan
Asif Khan, ideatore del portale dell’Expo 2020, è un architetto e designer pakistano-tanzaniano, noto ultimamente per la partnership con Santon Williams che trasformerà l’ex mercato di Smithfield nella nuova sede del Museum of London. Classe 1979, l’architetto e designer di origini pachistano-tanzaniane sembra in effetti nato per stupire: nel suo giovane ma nutrito curriculum vi è un primo incarico ottenuto, ancora studente, all’Architectural Association di Londra nel 2007. Detiene inoltre il primato di unico architetto vincitore del Cannes Lions Grand Prix for Innovation e il piazzamento da record, lo scorso anno, come finalista fra i 1715 partecipanti al concorso per il Guggenheim Helsinki.
Khan travalica i confini della disciplina, spingendola in territori inaspettati in cui tecnologia, natura e arte si confondono. Come nella linea di arredi Harvest, in cui una comune erba infestante era l’inedita materia prima di sedie, tavoli e lampade. Così come per Cloud, copertura pop-up in nuvole di bolle di sapone ed elio.
Il pubblico delle Olimpiadi di Londra 2012, percorrendo la rampa del Coca-Cola Beatbox Pavilion, poteva letteralmente suonarne la struttura. Ai giochi invernali di Sochi 2014, la monumentale facciata in migliaia di cilindri telescopici del MegaFaces Pavilion riproduceva, come un “Monte Rushmore dell’era digitale”, i volti dei suoi visitatori. Come detto, dopo aver lavorato alla struttura di accesso dell’Expo 2020, ad oggi è impegnato sulla realizzazione del nuovo Museum of London.
Le Mashrabiye
Le mashrabiye sono un sistema di raffrescamento passivo tipico delle zone del Nord Africa e del mondo arabo. All’inizio si chiamavano così gli spazi sporgenti dall’abitazione dotati di aperture con particolari grate lignee in grado di garantire il benessere termo igrometrico interno, sfruttando le caratteristiche fisiche del legno e climatiche del luogo. Ad oggi si dicono mashrabiye le aperture schermate da una grata in legno discreta, utile ed elegante, caratterizzata da una trama più o meno fitta. Le funzioni sono diverse e variano in funzione della densità della trama, dell’altezza dello schermo e del luogo in cui si colloca.
Una Mashrabiya, da archiexpo.com La sua ripresa nel padiglione, da dezeen.com
Grazie all’ordito di elementi di legno, le mashrabiye sono in grado di filtrare la luce e controllare il flusso d’aria, del quale riescono a ridurne la temperatura ed aumentarne l’umidità. Capacità che dipendono dal legno utilizzato che, se non trattato né rivestito, è in grado di assorbire e rilasciare l’acqua, così da regolare l’umidità degli ambienti. Il funzionamento è molto semplice: quando il vento di notte attraversa la grata lignea le cede la sua umidità, che viene trattenuta finché di giorno non vi batte il sole. Con il sole il legno rilascia l’umidità accumulata nelle ore notturne a favore delle condizioni climatiche interne.
La trama proiettata da una Mashrabiya, da inahbitat.com La trama proiettata dal padiglione, da dezeen.com
Le mashrabiye sono un sistema tradizionale tanto semplice quanto efficace per risolvere il problema del raffrescamento passivo, senza ricorrere ad inquinanti sistemi innovativi. Quest’artificio sembrerebbe in contrasto con il tema dell’Expo «Connecting minds, creating the future» (Collegare le menti, creare il futuro) ma il richiamo alla tradizione cela il suo vero messaggio, ovvero guardare oltre, innovare, salvaguardando il pianeta per un futuro migliore.