L’ edilizia è di nuovo in crisi, nonostante l’apertura di tanti cantieri ogni giorno grazie al Superbonus 110%. Questo perché l’aumento vertiginoso della domanda non è stato seguito da una corrispondente risposta da parte dell’industria produttrice delle materie prima. Il costo dei materiali ha così raggiunto picchi mai raggiunti, con alcuni aumenti sconsiderati. Si stima un rincaro medio che varia dal 40 all’80%. Questo fenomeno provocherebbe, paradossalmente, l’interruzione della ripartenza del settore edile.
I molteplici bonus oggi presenti rischiano di avere un effetto boomerang. Infatti l’aumento del costo di realizzazione ridurrebbe l’efficacia dei massimali attualmente previsti. Una pressione forte sul ministero la sta esercitando l’ANCE, che già da tempo denuncia anche le speculazioni economiche delle imprese e dei General Contractor. Sul tavolo del governo la revisione dei costi con un sistema di pagamento a conguaglio in favore delle imprese o attraverso compensazioni.
L’anno 2020 e l’inizio del 2021 sono serviti, a molti tecnici e imprese, per attrezzarsi per entrare in un ambito, quello dell’efficientamento energetico, per alcuni quasi sconosciuto. Questo ha comportato la concentrazione dei lavori in un tempo molto breve, data anche la scadenza del Superbonus 110% fissata a dicembre 2022. Il susseguirsi di aggiornamento, chiarimenti e interpelli, inoltre, non ha di certo facilitato l’apertura veloce dei cantieri. Questo elemento ha scaturito la richiesta contemporanea degli stessi prodotti da tantissimi nuovi cantieri in un periodo temporale molto limitato portando l’Edilizia in crisi. Ciò ha portato all’aumento vertiginoso dei prezzi. L’indagine ASSISTAL sottolinea un rincaro del rame del 40%, dell’acciaio e della ghisa dell’80% e del 20% dei materiali isolanti.
“Questo fenomeno ha per le nostre imprese un duplice effetto negativo: incide pesantemente sull’ esecuzione dei contratti di appalto in essere, determinando spesso la possibilità di rescissione del contratto in caso di mancato adeguamento dei costi da parte dei committenti e compromette gli interventi legati al Superbonus 110%. Infatti, l’aumento abnorme dei prezzi possiamo in parte ricondurlo all’indisponibilità dei materiali sul mercato. Questa stessa indisponibilità è la ragione per cui molte imprese ci segnalano che riscontrano moltissime difficoltà nell’avanzamento dei lavori per la riqualificazione degli edifici“, afferma Angelo Carlini presidente ASSISTAL.
Tale evento ricorda molto il fenomeno delle mascherine e dei gel igienizzanti durante l’inizio della pandemia. Tutti avevano bisogno di tali prodotti in quel periodo ma le aziende che le producevano erano poche e per nulla attrezzate all’aumento incredibile della domanda. Prima che il mercato si assesti c’è bisogno del tempo e di un intervento del governo per calmierare i costi, come avvenuto proprio con le mascherine, altrimenti si rischi di portare l’Edilizia in crisi. La norma è all’esame dei ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture e potrebbe essere inserita nel prossimo decreto legge da presentare presto in Consiglio dei Ministri.
Nell’interrogazione parlamentare sul tema Superbonus, n. 3 02301, ha conferito il ministro dell’economia Franco che ha affermato: “la misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 per le case popolari. Il Governo si è impegnato a inserire nel disegno di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e di sicurezza degli edifici“. Questo vuol dire che sarà la volta buona?