Emergenza profughi in Ucraina, il nuovo sistema modulare per residenze abitative
Siamo oramai alla soglia del 50esimo giorno di guerra e l’emergenza profughi diventa sempre più critica. Lo studio Balbek Bureau ha ideato un sistema modulare provvisorio per abitazioni; si chiama Re:Ukraine. Le persone che sono rimaste senza alloggio sono milioni e si pensa già a come ripartire dalle cose basilari: abitare.
Gli ucraini sfollati sono circa 1,5 milioni, la situazione è critica
Secondo una stima dell’UNHCR, l’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, il numero di profughi che è fuggito dai propri territori cresce di giorno in giorno, ad ora sono quasi 1,5 milioni e questo numero sarà destinato a crescere.
A Kiev e Kharkiv le due città più importanti del paese si stima che i siti di valore storico colpiti sono oltre 30. I bombardamenti continuano giorno dopo giorno incessanti e gli edifici crollano continuamente, la ricostruzione dovrà essere totale e la memoria storica del patrimonio architettonico rimarrà nell’immaginario di ogni singolo Ucraino.
Momentaneamente la gestione sfollati prevede il collocamento emergenziale ed immediato in alloggi temporanei rifunzionalizzati. Le palestre scolastiche, ampi capannoni e teatri sono i nuovi rifugi/alloggi per chi una casa l’ha persa. Il secondo step è ricollocare la popolazione in sistemazioni meno temporanee in modo tale da poter riprogrammare l’immediato futuro; possibilmente in patria ma nell’eventualità anche all’estero. I ricoveri devono rispettare requisiti di funzionalità, economicità, velocità di allestimento ma soprattutto devono essere dignitosi umanamente e rispettosi delle relazioni familiari esistenti.
Re:Ukraine, materiali autoctoni per l’emergenza profughi
Il sistema costruttivo proposto è molto semplice, assemblabile, veloce da realizzare. La griglia modulare è composta da rettangoli che misurano 3,3 m per 6,55m. Il modulo base è unitario, sulla dimensione minima poi vengono assemblati altri moduli in base all’uso e all’esenzione che si vuole raggiungere per dotare di una capienza dignitosa chi poi dovrà abitarci.
L’idea elaborata da un gruppo di: ingegneri, architetti e designer scelti da Balbek Bureau nei suoi uffici di Kiev ha l’intento di usare materiali e risorse disponibili localmente.
Il materiale principe è il legno, costituisce anche la base per la struttura portante, a telaio per ciascun modulo. L’involucro è composto da pannelli multistrato coibentati con lana minerale. Le parti verticali, dove giacciono le finestre e dove è posizionata la porta di ingresso, sono finite esternamente da fogli di OSB (Oriented Strand Board), mentre la copertura ben impermeabilizzata è formata da una guaina bituminosa. E’ anche importante isolare il tutto dalla terra, infatti il volume poggia su pannelli di polistirene espanso il tutto sorretto da un sistema di fondazioni avvitate nel terreno.
Molto importante è la gestione realizzativa che si adatta perfettamente a questa emergenza profughi; ogni modulo può essere montato ed assemblato in ogni sua componente sul posto e messo in opera da manovalanza non specializzata.
Emergenza profughi, un sistema integrato
La funzionalità base interna dei moduli può essere molteplice. Le diverse soluzioni permettono di utilizzare i moduli in modo flessibile in base alle esigenze, montando sulla griglia base. Il sistema previsto vede allestimenti come moduli residenziali minimi che riescono ad accogliere fino a 3 posti letto con annessi armadi ed un tavolino con sedie.
Il sistema integrato permette l’assemblaggio di moduli singoli o a coppie. Il modulo servizi è composto da una piccola cucina e un bagno con disimpegno che funge da ingresso. Questa soluzione è calzante per nuclei familiari piccoli, composti da due persone ma anche nuclei più numerosi, fino a 5/6 persone massimo. Quando si uniscono più unità si formano i cluster in cui lo schema progettuale prevede l’inserimento di sale comuni per la nuova socialità, spazzi collettivi di condivisione, sia all’aperto sia al chiuso.
Architettura come esempio a servizio della collettività
Gli interventi emergenziali che hanno visto un forte supporto dell’architettura sono stati negli anni molteplici.
Calamità naturali, catastrofi improvvise, eventi bellici sono i casi studio di progetti pensati per le emergenze.
Shigeru Ban, è l’esempio Giapponese. Forse per deformazione e prontezza culturale i giapponesi sembrano più pronti ed attenti a questi aspetti. I modelli di piccole costruzioni formate da cartone e altri materiali di recupero, hanno permesso la realizzazione di unità di accoglienza temporanea in molte delle calamità che hanno colpito il mondo negli anni recenti. Da esempio il terremoto di Kobe (1995). Terremoto in Italia De L’Aquila (2009), realizzando il Paper Emergency Shelter per la United Nations High Commissioner for Refugees.
Anche Ikea Foundation ha sviluppato un rifugio temporaneo insieme a UNHCR per l’accoglienza degli sfollati nelle varie emergenze umanitarie. Nel 2016 il progetto Better Shelter ha vinto il Beazley Design Award.
L’attuale emergenza sanitaria che sembra non fermarsi mai dovuta all’arrivo del Covid-19 ha portato il progetto CURA, elaborato da CRA-Carlo Ratti Associati insieme a Italo Rota. Ideato su base di container commerciali, il sistema prefabbricato di moduli minimi per l’allestimento di ospedali da campo.