La fine del Superbonus, ecco come cambia tutto
La nuova mossa del governo con un’integrazione all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, sul Decreto Legge. il Decreto esplicita il futuro delle cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali. Sono stati inseriti due articoli che sono di vero impatto a tutto il sistema. Si decide che bonus edilizi, superbonus compreso verranno man mano eliminati in sostanza. E’ stato approvato anche il Dl sulla cessione dei crediti dei bonus edilizi.
La decisione del Governo
Il Governo ha di fatto bloccato la cessione dei crediti di tutti i bonus fiscali e superbonus. In pratica per nuovi interventi non è più possibile cedere il credito oppure avere uno sconto in fattura. Nel testo è modificata la disciplina che riguarda cessione dei crediti d’imposta relativi a tutte le spese effettuate al fine di intervenire sul patrimonio edilizio esistente; migliorarne le capacità energetiche; misure antisismiche; facciate; impianti fotovoltaici; colonnine di ricarica; barriere architettoniche e tutte le caratteristiche intrinseche ad esse.
Ancora, approvato il divieto per le pubbliche amministrazioni che vogliano acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi e superbonus. Lo stop ferma quasi tutto; in pratica, ma mira sostanzialmente a mettere un freno deciso a quei fenomeni di sciacallaggio, sperpero di soldi pubblici e truffe che è stato escogitato a discapito di tutti noi contribuenti. Questi acquisti, come ha evidenziato Eurostat, “avrebbero impatto diretto sul debito pubblico”, spiega il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti.
Così si legge nel comunicato ufficiale del CdM: “Dall’entrata in vigore del decreto, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per lo sconto in fattura né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti”.
Nello specifico cosa succede a Bonus e Superbonus
Il governo così intende intervenire sul già troppo tormentato dossier Superbonus. L’obiettivo è doppio, così dichiara il ministro Giancarlo Giorgetti:
“Risolvere il nodo dei crediti”, arrivati ormai a 110 miliardi, e “mettere in sicurezza i conti pubblici”.
Nello specifico sono abrogate le cessioni dei crediti relativi ad alcune categorie:
- interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello; in riguardo di parti comuni degli edifici condominiali, per importi dei lavori pari o superiori a 200.000 euro.
- Interventi di riduzione del rischio sismico realizzati su parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3. I lavori di demolizione e ricostruzione di interi edifici eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare.
- Divieto da parte delle pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta riguardo agli incentivi fiscali maturati con tipologie di intervento analoghe.
La responsabilità solidale dei cessionari
Il nodo della responsabilità solidale dei cessionari è anch’esso motivo di discussione. Il regime della responsabilità solidale si applica nei casi di accertata mancanza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Sono quindi esclusi coloro che sono in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Spiega il ministro, sottolineando come tutto l’intervento si sia reso necessario ad eliminare blocchi e freni agli intermediari finanziari che assorbono crediti; cosi replica:
“per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata” che è finita per costare a 2mila euro a ciascun italiano.
Sottolinea Giorgetti, che i crediti attualmente incagliati vanno urgentemente sbloccati: una grossa montagna da “110 miliardi”, che deve essere gestita. Si rivolge anche un appello alle banche per un’azione di sistema per coprire l’enorme falla creata. Le imprese edili sono sicuramente sotto pressione ma non mancano alcune dichiarazioni che risultano molto rassicuranti: “faremo tutto il possibile”, assicura il Ministro. Il prossimo incontro si terrà lunedì ed è già in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria che non l’hanno presa troppo bene.
Alcune dichiarazioni a caldo di CNA e dell’ANCE
La rabbia di CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) parla Dario Costantini, il presidente, in una intervista a “La Repubblica” :
“Tantissime imprese non usciranno con i furgoni a lavorare”. Il presidente della Confederazione Nazionale dell’Artigianato rivela poi che “non avevamo sentore” di una decisione del genere. “Anche se certo ci aspettavamo delle risposte dal Governo. Avevamo posto queste tematiche, l’allarme sulle 40 mila imprese della filiera in enorme sofferenza a causa di tutte le difficoltà legate alla cessione dei crediti”. Si tratta di “imprese che hanno lavorato in osservanza di una legge dello Stato. Facendo lo sconto in fattura perché era una possibilità prevista dalla normativa vigente. Si sono messe in gioco, hanno pagato i materiali, eseguito i lavori con tutte le difficoltà legate alle norme che in corso d’opera sono cambiate in continuazione, non sono state pagate. Ora rischiano la chiusura”.
Arriva anche la reazione dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), così controbatte il presidente Ance, Federica Brancaccio:
Se davvero sarà confermato il blocco della cessione dei crediti, “migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno del tutto con gravi conseguenze per la famiglie”. Rincara anche la dose: “Senza un segnale immediato da parte del Governo su una soluzione concreta e strutturale per sbloccare i crediti rischiamo una reazione dura da parte di cittadini e imprese disperati. Abbiamo il dovere di dare risposte e di individuare una soluzione. Come Ance ci siamo già fatti carico insieme ad Abi ( Associazione Bancaria Italiana) di individuare un’efficace via d’uscita. Compatibile anche con la recente pronuncia di Eurostat. Dobbiamo intervenire: non c’è più tempo”.
ISI (Ingegneria Sismica Italiana) replica in coro
Andrea Barocci Presidente di ISI commenta il Decreto:
“Oltre all’allarme economico lanciato da Ance, il Decreto legge appena approvato permetterà interventi di adeguamento sismico esclusivamente a coloro che hanno capienza economica”.
“La cancellazione dell’art. 121 del D.L. 34/2020, infatti, vede coinvolte anche le pratiche inerenti al Sismabonus oltre che il Superbonus. Pratiche che auspichiamo tutti siano in grado di espletare per mettere in sicurezza le proprie abitazioni e per far si che anche lo Stato riduca il proprio intervento economico dopo ogni terremoto. La cessione del credito e lo sconto in fattura erano dunque un ottimo strumento per dare la possibilità anche ai meno capienti di intervenire strutturalmente. Consideriamo, infatti, che l’80% del nostro patrimonio edilizio è costituito da edifici dei centri storici e da condomini che ospitano situazioni di disomogeneità economica. A questo punto potrà adeguare il proprio edificio solo chi avrà i soldi per farlo. Vogliamo ricordare che quando il terremoto accade colpisce tutti, quindi lo Stato dovrà nuovamente intervenire per coloro che non hanno la capienza economica per potere usufruire dei bonus. Un cane che si morde la coda. Per intenderci, a grandi linee, a meno che non si abbiano tasse da pagare per circa 20 mila euro annui, le detrazioni fiscali non saranno più vantaggiose”.