Il solaio ligneo, descrizione e analisi
Il solaio ligneo è stato impiegato quasi sempre nell’architettura storica pre-ottocentesca, fin quando non sono stati introdotti profilati metallici di dimensione significativa. Il solaio in legno naturale varia per materiali e tecnica in ogni regione del nostro paese (e. solaio napoletano e veneziano). Alcune essenze di legno hanno dato la possibilità, grazie alle loro caratteristiche in termini di resistenza ed elasticità, di coprire grandi luci in tempi in cui prevaleva la conoscenza pratica ed erano quasi assenti le formulazioni teoriche.
Ovviamente un’analisi della tecnologia da un punto di vista generico è alquanto difficile, essendo la varietà tecnica quasi infinita. Ma in ogni esempio tecnico che può essere fatto alcuni schemi strutturali e sistemi tecnologici sono molto ricorrenti. Lo studio del solaio ligneo è fondamentale non solo per chi vuole intervenire in edifici storici, ma anche per chi è a conoscenza del legno lamellare o di altri materiali legnosi (super legno, legno cemento, legno armato). Le tipologie di solaio ligneo sono generalmente tre: semplice, composto e complesso o bidirezionale.
Il solaio semplice
Il solaio ligneo di tipo semplice è usato esclusivamente per luci non superiori ai 4-5m. Nell’ossatura principale è costituito da profili o a sezione circolare naturale o a sezione rettangolare. Sono disposti parallelamente tra loro, secondo il lato minore del vano, con interasse variabile tra 40 e 80 cm in base alla luce da coprire. Il collegamento alla muratura laterale avviene per appoggio semplice su rastremazioni o tasche nell’apparato murario. Sull’orditura principale viene posto l’impalcato vero e proprio realizzato con un tavolato in legno che costituisce l’assito chiodato ai travetti, poi completato da un massetto in calcestruzzo (caldana) che ha funzione di irrigidimento, composto da inerti solo a grana fine. Oggi per l’orditura principale possono essere utilizzati elementi in legno lamellare spinottati e l’assisto sostituito da elementi piani in laterizio.
Il solaio composto
L’orditura principale è disposta secondo la luce minore, con un interasse maggiore di 80cm. Superiormente viene disposta una seconda fila di travetti il cui appoggio può avvenire reciprocamente in continuità, ridotto a metà della larghezza della trave principale, o sfalsato, l’appoggio comprende tutta la larghezza della trave. Per ridurre lo spessore complessivo del solaio ligneo si usavano o mensole (gartelli) o correnti (costoni) che venivano chiodati e legati con elementi metallici chiamati moiette. Le travi principali poggiano su un banchinaggio di legno duro o di pietra spinata. Era possibile che, per evitare lo sfilamento, veniva ancorata l’orditura principale con un capochiave, che fungeva anche da tirante per la struttura muraria, costituito da un paletto, chiamato bolzone, o da una piastra. Per aumentare la capacità flessionale del solaio si predispongono dei contraffissi, elementi che lavorano a compressione.
Il Solaio bidirezionale
Nel caso di carenza di alberi ad alto fusto o di vani di luce eccezionale, tra il XIII e il XV secolo è stato introdotto il solaio ligneo complesso. Tale soluzione prevede una suddivisione in campi con travi principali e una seconda orditura di travetti collegati con sistemi a tenone marginale, nel caso di elementi diagonali nel piano, e/o tenone o mortasa. Per alleggerire il carico sugli impalcati le tramezzature erano a volte sospese con un sistema composta da un travetto di base, chiamato bancale, e tiranti vincolati alle murature d’ambito.