Inaugurato il Pearl River Piano Cultural Park, progettato dal Politecnico di Torino
Apre al pubblico il nuovo Pearl River Piano Cultural Park a Guangzhou, in Cina. Da ex stabilimento per la produzione di rinomati pianoforti, diviene ora un hub culturale al servizio della città. Il progetto, soprannominato dai committenti Cantonesi il “Lingotto cinese”, è stato selezionato grazie a un concorso internazionale di architettura vinto nel 2017 e ha permesso di recuperare una fabbrica di pianoforti di 130.000 metri quadri nel cuore della città. Il progetto è presentato dal Politecnico di Torino insieme alla South China University of Technology.
Il progetto del Politecnico di Torino
La proposta vincente del South China-Torino Lab ha coinvolto docenti e ricercatori del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (China Room) e della School of Architecture della South China University of Technology. Il fine ultimo del hub è ospitare start up nei settori della musica e del cinema. Esso contribuirà a realizzare una sede per la promozione della cultura musicale e cinematografica italiana in Cina. La musica rimane comunque il tema centrale dell’intervento destinato a ospitare start up e attività collegate al settore musicale e al cinema. Comprende anche uno spazio nato per la promozione della cultura italiana in Cina, l’Italian Cultural Box. Il suo progetto è stato sviluppato all’interno di un workshop parte del programma 2019 di Torino Design of the City.
Nel gruppo di lavoro docenti e ricercatori provenienti sia dalla Cina che dal Politecnico di Torino. Tra i docenti, Michele Bonino, Giovanni Durbiano, Mauro Berta e Sun Yi Min. I ricercatori sono Edoardo Bruno, Francesco Carota, Valeria Federighi, Filippo Fiandanese, Marta Mancini, Maria Paola Repellino e Guo Xiao.
La natura ‘urbana’ dell’opera
Il progetto ha una forte componente urbana. A conferirla è certamente l’imponente dimensione dell’opera stessa, ma anche la sua forma lunga e snodata. I flussi interni si distribuiscono lungo un grande asse longitudinale interno che collega tutti i livelli collocandosi in posizione baricentrica nell’altezza complessiva dell’edificio. Si ottiene così un doppio risutato.
Da una parte alleggerisce e svuota un piano terra che diventa maggiormente permeabile rispetto all’esterno. Dall’altra rende più facilmente accessibili i livelli superiori. All’esterno diventa anche un ulteriore elemento di riconoscibilità grazie alla trasparenza della facciate.
La sua matrice architettonica resta comunque industriale. Essa è evidente nell’uso dei mattoni in terracotta a vista, che contrastano con altri elementi in bianco dei prospetti. Sintomo della sua origine industriale è però anche la finestratura a nastro che avvolge la struttura o le ampie trasparenze ed i grandi tubi collettori degli impianti che fuoriescono dai volumi appoggiandosi all’involucro.