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La canapa in edilizia, il futuro deve essere green

Dalla fine degli anni ’90 è iniziata in europa la riscoperta della canapa nel settore agricolo. Ci fu una drastica riduzione della produzione di questa pianta a causa della oggettiva difficoltà di industrializzare il processo di produzione e del “proibizionismo” etico e sociale. Infatti la canapa, comunemente nota come “pianta di marijuana“, è stata resa illegale per le sue proprietà psicoattive dovute alla secrezione di THC, tetraidrocannabiniolo. Però sono state scoperte, negli ultimi anni, le sue ampie applicazioni nel settore medico ed edile.

Della canapa esistono molte varianti, ma tutte raggruppabili in due macro-famiglie: la Cannabis Sativa e la Cannabis Indica. Si distinguono tra loro soprattutto per l’altezza, la tipologia della foglia e dalle caratteristiche fisiche dei prodotti ottenuti. Non cambia nulla in termini di THC perchè ne esistono esemplari privi in entrambe le famiglie di canapa . Il tema riguardante la possibilità di utilizzarlo in campo medico risulta molto spinoso, ma in edilizia ha un’applicazione rivoluzionaria, positiva e polivalente.

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Perché la canapa

La sostenibilità viene valutata in base alla sovrapposizione di più istanze, si parla infatti di  sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale. La canapa permette di ridurre estremamente i costi di produzione e posa in opera strizzando l’occhio anche agli interessi ambientalisti. In fase di coltivazione la pianta necessita pochissima acqua e grazie alla mancanza di proteine al suo interno è quasi assente l’uso di pesticidi e antiparassitari. La sua veloce crescita, quasi totale in 4 mesi, permette un minore dispendio energetico rapportato alla produzione e le sue radici fertilizzano il terreno naturalmente.

Un’altra importante qualità della canapa è che di essa si usa il 90% del prodotto. Dai semi si possono produrre bio-vernici ed oli atossici che migliorano la sicurezza in cantiere riducendo il rischio di malattie polmonari per gli operai. Con la fibra si realizzano tessuti, reti e fibre, il cui impiego è vastissimo. La calce di canapa (clicca qui per un approfondimento), il bio-mattone e pannelli isolanti sono tutti generati dalla fibra. Dal canapulo si ottengono massetti, arredi, blocchi prefabbricati ed elementi strutturali per tamponamenti. La restante parte della pianta, solo il 10% del prodotto, è la cosiddetta paglia, il cui smaltimento è costoso e molto complesso; tutt’oggi risulta uno dei motivi per cui la canapa non è ancora ampiamente utilizzata.

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Il 45% dell’energia prodotta è impiegata nel settore edilizio, il 50% della CO₂ inquinante è emessa durante tutte le fasi dei cicli produttivi, la metà delle risorse sottratte alla natura sono impiegate in edilizia e l’impiego del petrolio è ancora fin troppo esteso. E’ considerata “l’erba che può salvare il pianeta“, evidente è il gioco di parole, poiché sottrae un quantitativo di CO₂ dall’atmosfera enorme, comparato alle altre piante. In più tutti i prodotti realizzati con la canapa sono al 100% compostabili e riciclabili. Bisogna anche aggiungere che i collanti utilizzati per i prodotti a base di canapa si ottengono utilizzando collanti non nocivi, evitando l’uso di prodotti a base di formaldeide.

Da questa pianta, come si è già detto, si producono molti prodotti ma in generale si possono riassumere le qualità principali dei materiali a base di canapa. E’ ricco di silice, che permette di usarlo in combinazione con la calce realizzando bio-calcestruzzi per rinforzi strutturali. Ha un’alta resistenza al fuoco, classe di esposizione 2, senza l’aggiunta di materiali sintetici rendendolo adatto all’utilizzo lungo le vie di fuga in un edificio. Ha un ottima inerzia termica, conferisce un alto valore di sfasamento e smorzamento ai tamponamenti esterni. E’ altamente traspirabile, infatti la calce di canapa è chiamata anche calce traspirante o calce isolante.

Published by
Marcello Raiano