Il Centro Studi CNI ha pubblicato il consueto rapporto sui laureati in ingegneria. Il rapporto risale al quadriennio terminato nel 2018. Da quanto riportato, si registra un netto incremento dei laureati in ingegneria, tra tutte le branche, che ammonta al 25 per cento totale. A farne le spese è il settore civile e ambientale che sembra destare poco interesse tra i ragazzi che vogliono intraprendere l’arduo percorso dell’ingegneria. La crescita riguarda anche il numero di donne laureate in ingegneria, che hanno rappresentato il 28,4 per cento di tutti i laureati.
In 4 anni, il numero dei laureati in ingegneria è aumentato del 25 per cento, oltre il 15 per cento del totale dei laureati italiani, nel 2018. Il numero di laureati in ingegneria va oltre i 50mila, dei quali quasi 27mila riguardanti i titoli di primo livello e i restanti titoli di secondo livello. Cattive notizie per il settore civile ed ambientale che subisce un forte calo, sintomo del disinteresse degli aspiranti laureati in ingegneria. A gioire di questa classifica è il corso a ciclo unico in Ingegneria edile – architettura che risulta essere il corso con più laureati in assoluto.
È noto da molto tempo che il ramo ingegneria ha avuto notevole crescita grazie alle donne ingegnere. I numeri dicono che le donne preferiscono il settore civile ed ambientale. Nel 2018 si è registrato un incremento del 28,4 per cento nei corsi di laurea in ingegneria. Di questi, il 31,7 per cento sceglie il corso di laurea in ingegneria civile ed ambientale. Inoltre, le donne costituiscono la maggioranza tra i laureati di secondo livello che si dividono tra lauree magistrali e a ciclo unico, tra quest’ultime va per la maggiore ingegneria edile – architettura. Rimane una scelta poco frequentata quella dell’ingegneria elettrica, meccanica, aerospaziale e informatica tra le donne.
I politecnici di Milano e Torino si riconfermano la scelta più seguita dagli aspiranti ingegneri. Secondo quanto riportato dal rapporto, ad influire tale scelta sono diversi fattori: la collocazione geografica ad esempio, che essendo situati nei poli metropolitani più raggiunti dai fuori sede, garantisce una vivibilità più semplice; oltre questo c’è anche, soprattutto, il fattore occupazionale. Infatti, i giovani che intraprendono la strada dell’ingegneria in un politecnico hanno la quasi certezza di trovare lavoro una volta completato il percorso di studi. A rilento invece le università telematiche, forse ancora poco conosciute e poco organizzate.
Ma quali sono gli indirizzi che vanno per la maggiore? Quello industriale è il settore preferito degli studenti. Forse dovuta alla facilità con la quale si può trovare lavoro finito il percorso di studi, oltre la metà dei laureati triennale appartengono al settore dell’ingegneria industriale. In calo, invece, il settore dell’ingegneria civile e ambientale e del settore scienze e tecniche dell’edilizia.
Sebbene il ramo ingegneria venga riconfermata la scelta preferita di giovani studenti, ci sono molti settori che vedono calare le immatricolazioni. Dunque, sono necessari radicali cambiamenti per il settore civile e ambientale. Lo commenta lo stesso Presidente del CNI, Armando Zambrano:
“I dati relativi al numero di laureati in ingegneria 2018 testimoniano il fatto che è molto richiesta la formazione ingegneristica. Il calo di interesse per il settore civile ed ambientale impone una riflessione sul futuro”
Un’idea attuabile sarebbe quella di facilitare il corso di studi, come già dichiarato dal CNI, modificando la durata da 3+2 a periodo quadriennale oppure, meglio ancora, quella di eliminare l’esame abilitante e facilitare il passaggio tra carriera didattica e professionale. Di queste idee se ne sta parlando da fin troppo tempo. Nel frattempo il calo dei laureati in ingegneria civile e ambientale è evidente e il settore va in forte crisi.